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I 700 anni dalla morte di Dante e il Covid nell’opera BATEA di Fulvio Morella

By CRAMUM, Cultura

Il 14 settembre ricorrono i 700 anni della scomparsa del sommo Poeta Dante Alighieri. Cramum celebra questa ricorrenza raccontando in anteprima l’opera inedita “Batea” di Fulvio Morella, a breve in mostra al Gaggenau DesignElementi di Milano. Strano a dirsi, ma il lockdown e la Divina Commedia di Dante hanno infatti ispirato il noto artista-designer nella realizzazione di un’opera in legno e alluminio, di cui è disponibile solo un’immagine in anteprima.
Batea è lo strumento (piatto) impiegato lungo i corsi d’acqua dai ricercatori d’oro. Le particolari scanalature di questo strumento permettono di separare le pagliuzze d’oro dalla pirite, nota anche come “finto oro”.
L’artista durante l’ultimo lockdown, riflettendo sul tema per lui centrale della libertà, ha accostato i rimandi – di forma e contenuto – di questo strumento alla rappresentazione dei gironi infernali danteschi. In particolar modo l’attenzione dell’artista è ricaduta sulla nota pergamena del Botticelli “Voragine infernale” (1481-1495) oggi conservata alla Biblioteca Apostolica Vaticana.

Batea, opera di Fulvio Morella ispirata all’inferno dantesco

Da questa intuizione nasce la nuova opera di Morella “Batea” che attualizza la Divina Commedia ai tempi del Covid19. L’artista riflette che: “la pandemia e l’allontanamento forzato dagli altri e dalle nostre abitudini ci hanno mostrato chiaramente come in fondo siamo tutti persi in gironi infernali alla ricerca e rincorsa di ciò che non abbiamo. La conseguenza è che spesso non riusciamo a distinguere ciò che vale – l’oro – da ciò che solamente luccica – la pirite”.
Ma ecco che Morella ci offre, come sempre nella sua arte, anche una via d’uscita, una speranza, completando l’opera con la scritta “E quindi uscimmo a riveder le stelle”

STEFANO CESCON vince l’ottava edizione del premio Cramum per l’arte in Italia con le sue opere in cera d’api e paraffina.

By CRAMUM

Il 7 settembre 2021 a Villa Mirabello di Milano in occasione dell’apertura della mostra internazionale “(LA) NATURA (E’) MORTA?” Stefano Cescon è stato proclamato il vincitore della ottava edizione del Premio Cramum per l’arte in Italia. Secondo e terzo classificato sono risultati essere rispettivamente: Elisa Alberti e Miriam Montani.

Il direttore del Premio Sabino Maria Frassà commenta così la vittoria: ” Stefano Cescon ha vinto per la sua capacità riconosciuta di unire un acuto approccio al colore con una tecnica innovativa che nutre una profonda riflessione sull’ambivalenza natura e modernità che permea il nostro vivere contemporaneo”.Nato a Pordenone nel 1989, Stefano Cescon. Dopo aver conseguito il diploma con lode in Decorazione presso l’Accademia di Venezia concentra la sua ricerca artistica introno a un percorso atto a scoprire le potenzialità espressive della cera d’api.
L’artista spiega così l’opera che gli è valsa il titolo di vincitore dell’ottavo premio Cramum: “La serie Honey Boxes nasce dall’esigenza di proporre un modo per far dialogare la pratica quotidiana della pittura e l’esperienza estetica virtuale che ogni giorno ognuno di noi sperimenta all’interno delle vetrine social. Nella mia ricerca utilizzo paraffina (miscela artificiale derivata dal petrolio) cera d’api e pigmenti. L’equilibrio tra aspetti antitetici, naturale e artificiale, umano e meta-umano, diventa quindi la mia personale strada per un dialogo virtuoso tra le parti, non solo nell’arte”

La vittoria dà all’artista accesso a un percorso di mostre e pubblicazioni che si concluderà dopo due anni con la personale al Museo Francesco Messina di Milano. Al vincitore anche il cubo, simbolo del premio, quest’anno realizzato dalla Marini Marmi in Nuvolato di Gré e il pregiato vino moscato della Cantina Giacinto Gallina.

Gli altri finalisti del premio erano: Elisa Alberti, Maurizio Cariati, Matteo Di Ciommo, Jingge Dong, Clarissa Falco, Stefano Ferrari, Maxim Frank, Miriam Montani, il duo Andrea Sbra Perego & Federica Patera, Federica Zianni.
La commissione che ha decretato il vincitore era composta dai 12 artisti di fama internazionale in mostra e fuori concorso: il duo Bloom&me (Carolina Trabattoni e Valeria Vaselli), Ludovico Bomben, Letizia Cariello, Gianluca Capozzi, Michele De Lucchi, David LaChapelle, Alberto Emiliano Durante, Ingar Krauss, Fulvio Morella, Paola Pezzi, Elena Salmistraro, Carla Tolomeo.

Oltre agli artisti ha votato il prestigioso comitato scientifico composto da noti galleristi, giornalisti, collezionisti e intellettuali: Valentina Ardia, Loredana Barillaro, Giulia Biafore, Paolo Bonacina, Ettore Buganza, Cristiana Campanini, Valeria Cerabolini, Jacqueline Ceresoli, Carolina Conforti, Stefano Contini, Camilla Delpero, Riccardo Fausone, Chiara Ferella Falda, Raffaella Ferrari, Antonio Frassà, Maria Fratelli, Giovanni Gazzaneo, Rosella Ghezzi, Federico Giannini, Pier Luigi Gibelli, Giulia Guzzini, Giuseppe Iannaccone, Alice Ioffrida, Gian Luigi Lenti, Angela Madesani, Achille Mauri, Fiorella Minervino, Fabio Muggia,  Annapaola Negri-Clementi, Antonella Palladino, Rischa Paterlini, Francesca Pini, Giovanni Pelloso, Ilenia e Bruno Paneghini,  Alessandra Quattordio, Fulvia Ramogida, Iolanda Ratti,  Alessandro Remia, Elisabetta Roncati, Livia Savorelli, Massimiliano Tonelli, Patrizia Varone, Nicla Vassallo, Giorgio Zanchetti, Emanuela Zanon.

Il premio e la mostra sono resi possibili dalla collaborazione con Fondazione Mirabello Onlus, Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano, Associazione Marmisti della Regione Lombardia, Marini Marmi Srl, Studio Museo Francesco Messina, The Art Talk e Ama Nutri Cresci.

Per la DesignWeek Villa Mirabello ospita l’ottava edizione del Giorno Cramum per l’arte in Italia

By CRAMUM

Per la DesignWeek il 7 settembre 2021 a Villa Mirabello di Milano si tiene l’ottava edizione del “Giorno Cramum per l’arte in Italia”. In occasione dell’apertura della mostra internazionale “(LA) NATURA (E’) MORTA?”, curata da Sabino Maria Frassà, verrà anche proclamato l’artista vincitore dell’8° edizione del Premio Cramum e presentato il libro Cramum 2021 “Quale egoismo per un futuro migliore”.

Libro cramum 2021 con le opere di Michele De Lucchi e Fulvio Morella

In mostra fino al 12 settembre al fianco dei giovani finalisti anche 12 artisti di fama internazionale: il duo Bloom&me (Carolina Trabattoni e Valeria Vaselli), Ludovico Bomben, Letizia Cariello, Gianluca Capozzi, Michele De Lucchi, David LaChapelle, Alberto Emiliano Durante, Ingar Krauss, Fulvio Morella, Paola Pezzi, Elena Salmistraro, Carla Tolomeo.
Gli artisti finalisti in mostra e in gara sono: Elisa Alberti, Maurizio Cariati, Stefano Cescon, Matteo Di Ciommo, Jingge Dong, Clarissa Falco, Stefano Ferrari, Maxim Frank, Miriam Montani, il duo Andrea Sbra Perego & Federica Patera, Federica Zianni.   La mostra rimarrà aperta per la DesignWeek di Milano come segue: 8, 9, 10, 11 settembre dalle 12:00 alle 18:00 e domenica 12 settembre dalle 13:00 alle 16:00.

Chi vincerà l’8° edizione del Premio Cramum avrà accesso a un percorso di mostre e pubblicazioni che si concluderà dopo due anni con la personale al Museo Francesco Messina di Milano. Chi vincerà riceverà anche il cubo, simbolo del premio, quest’anno realizzato dalla Marini Marmi in Nuvolato di Gré.

A suggellare questa edizione del “Giorno CRAMUM per l’arte in Italia” anche la presentazione del libro “(LA) NATURA (E’) MORTA? – Quale egoismo per un futuro possibile”. Il volume è un racconto visivo che attualizza e porta avanti una presa di consapevolezza sul sempre più complesso rapporto tra noi e gli altri, tra noi e la natura.  Il curatore del volume, Sabino Maria Frassà, ha invitato Eugenio Borgna, Raffaella Ferrari e Nicla Vassallo insieme a trentaquattro artisti a cercare di dare una risposta alla domanda del titolo. Il presente volume ospita le opere di: Elisa Alberti, Mauro Baio, Bloom&me, Ludovico Bomben, Maurizio Cariati, Letizia Cariello, Gianluca Capozzi, Stefano Cescon, Chiara Cordeschi, Alessia Cortese, Michele De Lucchi, Matteo Di Ciommo, Jingge Dong, Alberto Emiliano Durante, Clarissa Falco, Stefano Ferrari, Maxim Frank, Gaetano Frigo, Ingar Krauss, David LaChapelle, Fulvio Morella, Miriam Montani, Alberto Peterle, Paola Pezzi, Cristina Porro, Elena Salmistraro, Tommaso Sandri, Andrea Sbra Perego & Federica Patera, Giulia Seri, Nicolò Serra, Carla Tolomeo, Lucrezia Zaffarano, Federica Zianni, Daniele Zoico.

Down along the River, Letizia Cariello

Questa edizione è resa possibile grazie a: Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano, Ama Nutri Cresci, Cantina Giacinto Gallina, Marini Marmi, Associazione Marmisti Lombardia, Fondazione Villa Mirabello Onlus.
Un particolare ringraziamento va alla giuria e al Comitato Scientifico, composta oltre che dagli artisti fuori concorso anche da noti galleristi, giornalisti, collezionisti e intellettuali: Valentina Ardia, Loredana Barillaro, Giulia Biafore, Paolo Bonacina, Ettore Buganza, Cristiana Campanini, Valeria Cerabolini, Jacqueline Ceresoli, Carolina Conforti, Stefano Contini, Camilla Delpero, Riccardo Fausone, Chiara Ferella Falda, Raffaella Ferrari, Antonio Frassà, Maria Fratelli, Giovanni Gazzaneo, Rosella Ghezzi, Pier Luigi Gibelli, Giulia Guzzini, Giuseppe Iannaccone, Alice Ioffrida, Gian Luigi Lenti, Angela Madesani, Achille Mauri, Fiorella Minervino, Fabio Muggia,  Annapaola Negri-Clementi, Antonella Palladino, Rischa Paterlini, Francesca Pini, Giovanni Pelloso, Ilenia e Bruno Paneghini,  Alessandra Quattordio, Fulvia Ramogida, Iolanda Ratti,  Alessandro Remia, Elisabetta Roncati, Livia Savorelli, Massimiliano Tonelli, Patrizia Varone, Nicla Vassallo, Giorgio Zanchetti, Emanuela Zanon.


Immagine di copertina a sinistra Rosaspina di Ingar Krauss 2016; Immagine a destra Primate di Elena Salmistraro (courtesy Bosa)

On Air is the new artistic book by Cramum and Gaggenau

By CRAMUM

“The secret to succeed in being contemporary is to feed on the past in order to live and build a better future. The future cannot be built of a sudden, it must be built in and from the past”

 

A detail of the artistic book “On Air”

A detail of the book “On Air” with Davide Tranchina’s works

“On Air” is the title of the new limited edition artistic book released by Cramum and Gaggenau. This book is not for sale, as it is meant to be a gift for collectors and top clients. Sabino Maria Frassà, author of the book, collected documents and images of the artistic project that exhibited at the Gaggenau Milanese showroom the works by Julia Bornfeld, Lorenzo Marini, Elena Modorati and Davide Tranchina.

The book tries to understand what is “contemporary” today. Frassà introduces the theme by recalling that “the term contemporary does not simply refer to today’s form of art and culture. It does not only mean “of our age”. The real meaning of contemporary is the expression of the human intellect (both precious and rare) which can be universal and updated in every age. Socrates, Giotto, Caravaggio, Mozart, Hegel, Fontana, Borgeois, Bauman and Bob Dylan are still contemporary because they have determined their time. They are not followers but influencers as we say today”.

A detail of the book “On Air” with Elena Modorati’s works

The author adds that: “the secret to succeed in being contemporary is to feed on the past in order to live and build a better future. The future cannot be built of a sudden, it must be built in and from the past”.

Francesca Piovesan worked at the photographic documentation of all the exhibition and the graphic project was realised by Berto Poli. As with the other books, the choice of font chosen for the titles takes up that used by Gaggenau in the past; the texts and images reflect the material research of the different artistic projects presented. Finally the precious elements of cartotecnica and the limited edition – 337 copies as well as the years of the brand – are not typical of a design catalogue, but make this publication a collector’s artist book.

For further information write to infocramum@gmail.com

Julia Bornefeld nel libro On Air

“ON AIR” è il terzo libro d’artista Cramum – Gaggenau

By CRAMUM

<<Il segreto per riuscire a essere contemporanei è nutrirsi del passato per vivere e costruire un futuro migliore. Il futuro non nasce all’improvviso, ma va costruito “nel” e “a partire dal” passato.>>

E’ uscito ON AIR il terzo libro d’artista a tiratura limitata, non in vendita e frutto della collaborazione tra Cramum e Gaggenau. Il volume, curato da Sabino Maria Frassà, documenta il progetto artistico che ha portato nel 2020 e 2021 le opere di Julia Bornfeld, Lorenzo Marini, Elena Modorati e Davide Tranchina all’interno dello showroom meneghino Gaggenau DesignElementi Hub.

Con immagini e testi critici questo volume cerca di far riflettere sul significato di “contemporaneo” oggi. Sabino Maria Frassà introduce il tema ricordando che “con la parola “contemporaneo” non si intende la semplice forma assunta oggi dall’arte e dalla cultura. “Contemporaneo” non è sinonimo di “coevo”. A ben vedere ciò che possiamo veramente definire come “contemporaneo” è la manifestazione dell’intelletto umano – tanto preziosa quanto rara – che riesce a risultare universale, attuale in ogni tempo: Socrate, Giotto, Caravaggio, Mozart, Hegel, Fontana, Borgeois, Bauman e Bob Dylan sono ancora oggi “contemporanei” perché non sono stati figli del proprio tempo, ma l’hanno determinato”.

Davide Tranchina nel libro On Air

Elena Modorati nel libro On Air

E aggiunge: <<Oggi diremmo che non sono follower, ma influencer. Il segreto per riuscire a essere contemporanei è nutrirsi del passato per vivere e costruire un futuro migliore. Il futuro non nasce all’improvviso, ma va costruito “nel” e “a partire dal” passato>>.

A livello formale la documentazione fotografica è merito dell’artista Francesca Piovesan e il progetto grafico è di Berto Poli. Come per gli anni precedenti il font scelto per i titoli riprende quello utilizzato da Gaggenau in passato; i testi e le immagini riflettono la ricerca materica dei diversi progetti artistici presentati; i pregiati elementi di cartotecnica e la tiratura limitata – 337 esemplari così come gli anni del brand – non sono propri di un catalogo di design, ma rendono a tutti gli effetti questa pubblicazione un libro d’artista da collezione.

Per maggiori informazioni su come avere copia del libro, scrivere a infocramum@gmail.com

 

Il migliore moscato italiano – Giacinto Gallina – partner dell’ VIII edizione del Premio Cramum

By CRAMUM

La Giacinto Gallina, tra le più rinomate cantine di moscato in Italia, conferma il sostegno al Premio Cramum, aderendo anche all’8° edizione che si terrà a Villa Mirabello di Milano dal 7 settembre. Al vincitore del Premio Cramum oltre al percorso di mostre, al Cubo simbolo del premio (quest’anno prodotto e donato dalla Marini Marmi) anche le famose bottiglie di moscato.

Fin dalla fine dell’800 i Gallina sono vitivinicoltori apprezzati sia in Italia che all’estero. In America, come in tutto il nord Italia, arrivano già botti di vino esportate da Carlo, nonno di Giacinto. Carlo, con piglio imprenditoriale, non si dedica solo all’azienda di famiglia; fonda, con un piccolo numero di produttori, la Cantina Sociale e la Cassa Rurale, delle quali sarà poi Presidente. Nel 1903 nasce Angelo, che con un fratello gemello è l’ultimo nato di Carlo. Questi, erede della casa paterna, continua l’attività del padre. Dopo aver sposato Caterina nel 1929, si dedica per più di sei lustri alla vita amministrativa del paese. Le scelte aziendali lo porteranno alla produzione ed alla vendita del vino all’ingrosso, cambiando sì il rapporto con il consumatore, ma lasciando inalterato l’amore per la sua terra ed i suoi frutti. Dal matrimonio con Caterina nascono due figlie e per ultimo Giacinto. Questi, dopo il servizio militare, decide di continuare a lavorare in azienda.

Anna Forno Gallina

A 26 anni si sposa con Anna, vulcanica calossese che, oltre a dedicarsi anche lei alla pubblica amministrazione ed al settore socio-assistenziali, porta con il marito una dinamica ventata imprenditoriale ed una non comune lungimiranza nelle scelte aziendali. Si riprende la vendita al dettaglio dei vini prodotti, prima in damigiana ai privati e successivamente in bottiglia, poi si apre l’agriturismo, con la possibilità di arrivare direttamente al consumatore abbinando i vini ai piatti tipici della zona, si dà annualmente una borsa di studio alla miglior tesi di laurea su Cesare Pavese in occasione della“Due giorni pavesiana”, arrivando infine al progetto dell’ ”adozione dei filari”, tutte occasioni dove il cliente può arrivare ad un contatto fisico e culturale con la terra ed i suoi vini. Anna e Giacinto hanno due figli: Pierangelo, pur essendo sempre presente e coinvolto nelle scelte di famiglia, ha scelto di lavorare fuori dall’azienda, mentre Luisella, credendo nelle propria terra, ha deciso di continuare a fare quello che da più generazioni è nel patrimonio genetico dei Gallina: il vino, apprezzato ora non solo in Italia, ma anche all’estero.

 

 

Allo Studio Museo Francesco Messina Andreas Senoner racconta la ricerca del “senso perduto”

By CRAMUM

Fino al 29 agosto allo Studio Museo Francesco Messina Cramum presenta “Transitory Bodies”, prima mostra personale di Andreas Senoner a Milano. Il percorso espositivo, curato da Sabino Maria Frassà, mette in mostra venti opere dell’artista altoatesino noto per le sue sculture in legno e che ha fatto dell’immobilismo arcaico e severo il cardine della sua ricerca artistica. Il curatore introduce la mostra spiegando che Andreas Senoner dà forma alla fragilità e alla solitudine umana attraverso frammenti di corpi trafitti da spine o ricoperti da piume e licheni. L’essere umano è così ritratto sospeso e in attesa di un cambiamento e di una rinascita che sembrano non arrivare mai.Condividiamo qui di seguito il testo critico, firmato dal curatore, che accompagna la mostra.

ANDREAS SENONER ALLA RICERCA DEL SENSO PERDUTO – Sabino Maria Frassà

Eugenio Montale scriveva che “ciò che manca, | e che ci torce il cuore e qui m’attarda | tra gli alberi ad attenderti, è un perduto senso”. Andreas Senoner sembra proseguire il pensiero del poeta attraverso le sue opere sospese, immobili, al di là del tempo ed enigmaticamente avvolte in un alone di mistero. Arturo Martini, altro grande maestro molto amato dall’artista altoatesino, rifuggiva dall’immobilismo con torsioni e sguardi al cielo, Andreas Senoner invece fa dell’immobilismo arcaico e severo il cardine della sua ricerca artistica. Del resto, le sue opere si concentrano sull’analisi dell’essere umano inteso non come corpo ma come espressione di interiorità. I corpi di Andreas Senoner sono così considerati dall’artista quali meri involucri transitori di un’anima laicamente intesa ed impegnata in un processo di crescita o meglio di metamorfosi continua verso una imprecisata e inafferrabile forma finale: come fossero bozzoli tali corpi sono spesso ricoperti di piume e licheni a simboleggiare una transizione in atto non completata. L’attesa del cambiamento è resa anche dallo sguardo dei personaggi di Andreas Senoner che hanno gli occhi chiusi o aperti e fissi nel vuoto. Le opere di Andreas Senoner non appaiono mai bucoliche, quanto piuttosto sono un’evidente metafora e raffigurazione della solitudine dell’essere umano, ingabbiato in un corpo il cui continuo divenire è sempre più disallineato con l’evoluzione psichica interiore. Se lo sguardo canoviano risultava estasiato ed etereo, la classicità richiamata da Senoner è una classicità sospesa tra romanticismo e nichilismo: i suoi personaggi sono eroi senza speranza che attendono di diventare farfalle ma che vengono trafitti prima che tale trasformazione si compia.

Lontana dalla plasticità bucolica di Apollo e Dafne di Bernini la natura nelle opere più recenti di Senoner appare sempre meno rifugio e assurge al ruolo di irta corazza. Del resto dal 2019 le opere dell’artista appaiono sempre più inquiete: la natura in cui Dafne si rifugiò – scomparendo in essa e che sembra aver ispirato le prime opere – si trasforma oggi in disadorni rami e infinite spine che trafiggono e si fondono con la pelle. Anche nella natura è perciò impossibile trovare un ultimo rifugio e rinascere; troppe le ferite interiori causate da un mondo esterno sempre più aggressivo e oppositivo. Lo stesso artista spiega come le spine siano il simbolo della necessità dell’uomo di difendersi fino all’estrema conseguenza di tenere lontano da sé ogni cosa: “in natura le spine servono a proteggere, a isolare il corpo della pianta da attacchi esterni. Rappresentano perciò un involucro, una protezione estrema dal mondo esterno”. Abbandonati i corpi-involucri di piume e licheni, la leggerezza e la speranza del volo sembra oggi del tutto persa. Non è quindi un caso che l’opera scelta per rappresentare il completamento di tale percorso sia “Fear”, un’opera in cui con un ambiguo gesto di una mano trafitta da spine l’artista trasmette dubbi, incertezze e paura. Dopo decenni anni di vita e formazione trascorsi tra Firenze, gli Stati Uniti e la Spagna, Andreas Senoner tende sempre più a un forte ermetismo e una conseguente letterale scarnificazione progressiva dei personaggi ritratti.

Le opere più recenti – forse le più e compiute ed emancipate dalla tradizione della Val Gardena – mostrano un inesorabile abbandono della rappresentazione della figura intera per concentrarsi su singole parti di corpo. Ormai lontano dai maestri del legno – Aron Demetz e Willy Verginer – prende corpo un’inedita quanto originale e opportuna analisi del frammento quale metafora stessa dell’esistenza. È lo stesso Senoner a spiegare che “la storia umana è fatta di frammenti, nell’archeologia per esempio si studiano le culture antiche attraverso le tracce e i frammenti rinvenuti. Nel frammento si ritrovano storie, azioni passate e simboli che hanno un impatto molto forte anche a livello di immaginario collettivo. Lavorare sui frammenti è lavorare intimamente al Tutto”. L’artista non può che focalizzare la propria attenzione sulla ricerca di quel senso più profondo e “vero”, per cui è sente l’urgenza di abbandonare ogni orpello: addio, perciò, alle belle ciocche di capelli di augustea memoria, all’alterità canoviana e alla liricità di Martini, così marcata nelle opere dei primi anni. Il nuovo Andreas Senoner modella la propria inquietudine attraverso una ritrovata poetica ermetica, che ben si adatta al complesso momento storico che viviamo. Per l’artista diventa importante rappresentare le viscere dell’interiorità, ritratte attraverso la bellezza del legno mangiato dai tarli o attraverso un’inedita e acuta stratificazione materica. L’arte non è perciò più l’impossibile mimesi della natura e della figura umana quanto, come diceva Salvatore Quasimodo, lo strumento per “rifare l’uomo” operando da “dentro”.

“Troppo | straziato è il bosco umano, troppo sorda | quella voce perenne, troppo ansioso | lo squarcio che si sbiocca sui nevati | gioghi di Lunigiana. La tua forma | passò di qui, si riposò sul riano | tra le nasse atterrate, poi si sciolse | come un sospiro” (Personae separatae, Eugenio Montale, 1943)

Riapre il MEIS di Ferrara con la mostra “Mazal Tov! Il matrimonio ebraico!” e le opere di Flora Deborah e Sigalit Landau

By CRAMUM

Aperta al pubblico fino al 5 settembre 2021 la mostra “Mazal Tov! Il matrimonio ebraico!” al MEIS di Ferrara. Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano riapre al pubblico con un percorso espositivo che racconta uno dei riti più antichi e affascinanti dell’ebraismo anche attraverso opere d’arte contemporanea, tra cui spicca quella di Flora Deborah, già finalista del Premio Cramum 2015. Florah Deborah, francese di nascita e milanese di adozione, rielabora e fa comprendere al visitatore il mikveh, il bagno rituale in apposite vasche piene di acqua piovana o sorgiva che compiono le donne alla vigilia del matrimonio. La sua opera “Una per Tutte, Tutte per Una” è stata realizzata appositamente per la mostra ed è collocata in dialogo con l’installazione “Salt Crystal Bridal Gown” realizzata dalla nota artista Sigalit Landau in collaborazione con il fotografo Yotam From. L’opera segue il processo di cristallizzazione di un abito nero immerso nel Mar Morto ed è ispirato all’opera “Il Dibbuk” di S. Ansky, la storia di una giovane sposa posseduta da uno spirito.

“Una per Tutte, Tutte per Una”, Flora Deborah. ©Francesco Mancin e Bruno Leggieri

La mostra presenta così in modo originale e mai banale il matrimonio ebraico di ieri, oggi, domani. Il matrimonio ebraico si nutre di precetti e riti del passato, è l’emblema della continuità, affonda le sue radici nella Bibbia; eppure convive con un presente vibrante, dialoga con la cultura nella quale è immerso, segna la nascita di una nuova famiglia. “Mazal Tov!” racconta proprio questo equilibrio tra antico e moderno, accostando preziosi documenti ad opere di arte contemporanea. Al centro ci sono decine di storie; frammenti di discorsi amorosi lunghi secoli e fissati per sempre attraverso oggetti; atti; scatti. Curata da Sharon Reichel e Amedeo Spagnoletto e allestita dall’Architetto Giulia Gallerani, l’esposizione ha il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Ferrara, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica di Ferrara ed è stata realizzata grazie al sostegno del Ministero dell’Istruzione, dell’Istituto di Storia Contemporanea-Isco di Ferrara e del Liceo “Antonio Roiti” e al contributo di DiMedia, Gruppo Hera, Fondazione Bottari Lattes e Fondazione Ebraica Marchese Cav. Guglielmo De Lévy.

Salt Crystal Bridal Gown III, Sigalit Landau in collaborazione con Yotam From, 2014.

“Dopo mesi di chiusura forzata a causa dell’emergenza sanitaria – spiega Dario Disegni, Presidente del MEIS – abbiamo deciso di inaugurare la riapertura del MEIS con una mostra gioiosa, un vero e proprio ‘invito a nozze’. Il matrimonio è una pietra miliare per l’ebraismo, simboleggia la continuità dei riti e delle tradizioni ed è contrassegnato da una cerimonia vitale e ricca di significati. Abbiamo scelto di esplorare un tema che, sono certo, soddisferà la curiosità di moltissimi visitatori”.

Aggiunge il Direttore Amedeo Spagnoletto: “Abbiamo voluto offrire ai visitatori una mostra che facesse bene al cuore. Il matrimonio rappresenta uno dei più profondi atti di amore e di fiducia nei confronti del futuro e porta con sé un messaggio di speranza universale, un balsamo per i tempi complessi che ci troviamo a vivere. ‘Mazal Tov!’ è una esposizione che racchiude in sé il passato e il presente, riti millenari e pratiche moderne e, pur nella sua specificità, riuscirà a coinvolgere chiunque verrà a visitarla”.

Sabino Maria Frassà per CRAMUM


Orari e prezzi

MEIS – Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah

Via Piangipane, 81, 44121 Ferrara FE

Mar-Dom: dalle 10.00 alle 18.00

Il prezzo del biglietto sarà di 7 euro (5 euro per chi ha diritto alla riduzione) e comprenderà anche la possibilità di visitare il percorso permanente “Ebrei, una storia italiana”; la mostra multimediale “1938: l’umanità negata” e il video “Con gli occhi degli ebrei italiani”.


Immagine di copertina: “Una per Tutte, Tutte per Una”, dettaglio dell’opera di Flora Deborah in mostra.

Art Focus – La scultura secondo Alberto Di Fabio è risvegliarsi nella materia

By CRAMUM

Commento critico di Sabino Maria Frassà in occasione della presentazione della video-installazione “The Awakening – Alberto DiFabio” realizzata da Alberto Di Fabio in collaborazione con Marco Waldis e Mattia Andres Lombardo e aperta al pubblico dal 15 al 17 giugno a Roma.

Ritratto di Alberto Di Fabio. ©Berto Poli, Courtesy Gaggenau e Cramum

Alberto Di Fabio scultore è meno noto anche se lo studio delle sue opere tridimensionali risulta interessante non solo a livello filologico. L’artista, universalmente noto per i suoi dipinti che tendono e spingono lo spettatore alla trascendenza, realizza da anni materici assemblaggi di elementi naturali raccolti soprattutto sulle spiagge o in campagna. Sono opere enigmatiche, difficili da comprendere e codificare, quasi irriconoscibili. Eppure sono un elemento del tutto coerente con la poetica e il percorso artistico e umano dell’artista.

Recentemente il cortometraggio “The Awakening”  (regia di Marco Waldis su soggetto di Mattia Andres Lombardo) ci ha permesso di scoprire meglio il nesso tra queste due “anime” artistiche, che a prima vista sembrano addirittura collidere. La natura e ciò che ci circonda sono colti dall’artista nella loro intrinseca e al contempo trascendente essenza: del resto la materia è l’inevitabile punto di partenza per intraprendere un percorso di estasi ed elevazione. Nel corto le opere, piccole forme tridimensionali concrete e naturali, vengono riprese e mostrate all’interno della natura e/o di spazi abbandonati dall’essere umano. L’essere umano non c’è più e non c’è mai stato in tutto il lavoro di Di Fabio perché l’artista cerca da sempre di muoversi al di là della cogente esperienza umana.

In questi assemblaggi materici l’artista non toglie nulla; preferisce montare e combinare ciò che trova nella natura, perché, se ci riflettiamo attentamente, la natura non crea togliendo, ma trasformando la materia. Quello di Di Fabio è così un primitivismo radicale, che combina il ready made duchampiano con l’approccio costruttivista delle sculture di Pablo Picasso e l’esistenzialismo di Kenneth Armitage. Per tale ragione preferisco parlare di opere e assemblaggi tridimensionali piuttosto che di sculture. La parola “scultura” ha nella propria etimologia l’idea di plasmare per sottrazione, un elemento che, come detto, è invece del tutto avulso dalla poetica dell’artista. Alberto Di Fabio si ispira alla natura e invece di togliere, aggiunge e combina. Il fine dell’artista è quello di restituire e risvegliare il senso della materia che noi non percepiamo o non riusciamo più a percepire, distratti da ciò che ci circonda dal nostro rumoroso esistere.
“The Awakening – Alberto Di Fabio” (la video installazione realizzata dall’artista nel suo Studio insieme a Marco Waldis e Mattia Andres Lombardo) abbraccia e palesa ancora meglio lo spirito dell’artista mostrandoci la trasformazione della materia in mantra. Ci viene così restituito un mondo cambiato, che riabilita un’umanità che sembra aver perso il ricordo di una natura pura e incontaminata quale era la condizione originaria del nostro pianeta. Riscopriamo come ricorda l’artista “entità che rappresentano la memoria di quest’armonia, che impotenti diventano purtroppo meri spettatori di un mondo in cambiamento”.
La prossima proiezione, all’interno dello studio di Alberto Di Fabio, dà vita a una caleidoscopica installazione artistica, che mostra tutta l’umanità e il senso più profondo dell’arte di Alberto Di Fabio: è un’opera nell’opera, in cui anche i confini della paternità artistica, ossessione del mondo dell’arte contemporanea attuale, scompaiono per lasciare spazio al fluido creativo più puro e scevro da ogni interesse commerciale.
A noi non rimane che essere trasportati e sollevati ancora una volta nella magica trascendenza di Alberto. Buon Viaggio con e oltre la materia.

A Los Angeles una mostra celebra le “lettere liberate” di Lorenzo Marini

By CRAMUM

All’ Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles viene ospitata dal 3 Giugno al 29 Agosto 2021 la mostra ALPHATYPE 21 di Lorenzo Marini. Dopo le importanti mostra curate da Sabino Maria Frassà a Venezia (Fondazione Bevilacqua La Masa) e a Milano (Gaggenau hub) Los Angeles ospita una mostra che celebra il percorso artistico del fondatore della corrente “TypeArt”, liberando definitivamente le lettere. Come sottolinea il curatore Peter Frank “L’arte per Lorenzo Marini è un percorso di catarsi volto a trovare la “Parola”. L’arte per Lorenzo rappresenta quindi quel senso, quella parola, che ha riempito e riempie ogni giorno il “silenzio” della vita quotidiana”.

Lorenzo Marini commenta così il suo legame con Los Angeles e l’importanza di questa mostra:“Los Angeles è l’unica città in cui posso parlare del mio percorso artistico sentendomi perfettamente a casa. Qui il colore , l’energia vibrante, l’apertura mentale e la ricerca dell’innovazione fanno par te della vita quotidiana. In questi anni sono riuscito a ricomporre il dialogo tra forma e contenuto affrontando il cartoon, l’advertising e il silenzio del bianco. Il punto d’arrivo l’ho ritrovato unendo l’amore per il futurismo allo studio della calligrafia orientale. Per me le lettere sono nate libere e come gli uomini sono creature sociali ma anche individuali. È tempo di celebrare la bellezza della geometria che le compone e lasciare il gregge della tipologia alfabetica. Non sono necessarie solo per leggere o per scrivere, ma anche per alimentare la fantasia”.

Le 14 opere in mostra ripercorrono il percorso iniziato con il manifesto per la liberazione delle lettere. Saranno presenti due “Alphatype” e due “Snowtype”. Al centro dello spazio espositivo l’artista ha creato una installazione dinamica omaggiando le fontane italiane, dove lo zampillo dell’acqua viene sostituito da quello delle lettere.