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Nominati i Finalisti dell’8^ Edizione del Premio Cramum

By CRAMUM

Milano 28 maggio 2021.
Cramum annuncia i nomi dei 12 finalisti (provenienti da Italia, Belgio, Cina e Germania) dell’8^ edizione del Premio Cramum per l’arte contemporanea in Italia: Elisa Alberti (Germania-Italia), Maurizio Cariati, Stefano Cescon, Chiara Cordeschi, Matteo Di Ciommo, Jingge Dong (Cina), Clarissa Falco, Stefano Ferrari, Maxim Frank (Belgio), Miriam Montani, il duo Andrea Sbra Perego & Federica Patera, Federica Zianni.

Il vincitore/La vincitrice sarà nominato/a il 7 settembre a Villa Mirabello di Milano in occasione della DesignWeek e dell’apertura della mostra “(La) natura (è) morta?” a cura di Sabino Maria Frassà. Le opere dei finalisti saranno esposte al fianco di quelle di 12 artisti di fama e fuori concorso: il duo Bloom&me (Carolina Trabattoni e Valeria Vaselli), Ludovico Bomben, Letizia Cariello, Gianluca Capozzi, Michele De Lucchi, David LaChapelle, Alberto Emiliano Durante, Ingar Krauss, Fulvio Morella, Paola Pezzi, Elena Salmistraro, Carla Tolomeo.
Il premio e la mostra sono resi possibili dalla collaborazione con Fondazione Mirabello Onlus, Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano, Associazione Marmisti della Regione Lombardia, Marini Marmi Srl, Studio Museo Francesco Messina, The Art Talk e Ama Nutri Cresci.

Il Direttore Artistico, Sabino Maria Frassà, constato il record di iscrizioni e l’elevata qualità dei progetti proposti, ha voluto nominare, come da bando, anche 10 “Artisti in Evidenza”. Gli “Artisti in Evidenza” si sono distinti per l’innovatività formale e sostanziale del progetto artistico proposto e le loro opere, anche se non in mostra,  saranno pubblicate nel libro del Premio Cramum 2021. I 10 “Artisti in Evidenza Cramum 2021” sono: Mauro Baio, Alessia Cortese, Gaetano Frigo, Alberto Peterle, Cristina Porro, Tommaso Sandri, Giulia Seri, Nicolò Serra, Lucrezia Zaffarano, Daniele Zoico.

Per la prima volta sede del Premio e della mostra sarà la splendida Villa Mirabello di Milano che sarà aperta per la prima volta al pubblico milanese dopo il restauro in occasione della mostra.

Il Comitato Scientifico, cuore della giuria del Premio Cramum, decreterà il vincitore/la vincitrice il giorno dell’inaugurazione 7 settembre 2021. Oltre agli artisti fuori concorso fanno parte del Comitato noti galleristi, giornalisti, collezionisti e intellettuali: Valentina Ardia, Loredana Barillaro, Giulia Biafore, Paolo Bonacina, Ettore Buganza, Cristiana Campanini, Valeria Cerabolini, Jacqueline Ceresoli, Carolina Conforti, Stefano Contini, Camilla Delpero, Riccardo Fausone, Chiara Ferella Falda, Raffaella Ferrari, Antonio Frassà, Maria Fratelli, Giovanni Gazzaneo, Rosella Ghezzi, Pier Luigi Gibelli, Giulia Guzzini, Giuseppe Iannaccone, Alice Ioffrida, Gian Luigi Lenti, Angela Madesani, Achille Mauri, Fiorella Minervino, Fabio Muggia,  Annapaola Negri-Clementi, Antonella Palladino, Rischa Paterlini, Francesca Pini, Giovanni Pelloso, Ilenia e Bruno Paneghini,  Alessandra Quattordio, Fulvia Ramogida, Iolanda Ratti,  Alessandro Remia, Elisabetta Roncati, Livia Savorelli, Massimiliano Tonelli, Patrizia Varone, Nicla Vassallo, Giorgio Zanchetti, Emanuela Zanon.


Foto Copertina: Cubo simbolo del Premio Cramum realizzato in Nuvolato di Grè dalla Marini Marmi Srl
Foto: Villa Mirabello di Milano

Libro Cramum Cucurucucu

FRANCO BATTIATO A BAGHDAD CANTÒ PER CHI LA PENSAVA DIVERSAMENTE DA LUI

By CRAMUM, Cultura

Ricordiamo il Maestro Franco Battiato che ieri ci ha lasciati condividendo il testo di Alba Solaro pubblicato nel 2019 all’interno del libro Cramum “Cuccurucucu”. Alba Solaro racconta viaggio fatto insieme a Battiato nel 1992 a Bagdad in occasione del celebre contento donato alla popolazione irachena alla fine della 1° Guerra del Golfo.


FRANCO BATTIATO A BAGHDAD CANTÒ PER CHI LA PENSAVA DIVERSAMENTE DA LUI

Alba Solaro in “Cuccurucucu”, libro a cura di Sabino Maria Frassà, edito Cramum, 2019

Dalle finestre dell’hotel Al-Rashid di Baghdad si vedevano le palme. Franco Battiato si incantava a guardarle. «La prima mattina che ho aperto la finestra della mia stanza, è stata un’emozione fortissima. Palme grandi che sembravano essersi passate il testimone per mille anni: il sogno di una civiltà antichissima, finalmente intorno a me». Erano sopravvissute anche ai bombardamenti: neanche due anni prima proprio da quelle finestre gli inviati di guerra trasmettevano le immagini di Desert Storm, le scie verde fosforescente dei missili nella notte, come in un video game. La notizia di un concerto di Franco Battiato a Baghdad era arrivata poche settimane prima, inattesa e irrinunciabile. Battiato che va a cantare per Saddam Hussein? Ovviamente no, era lì perché «non c’è niente che impedisca a una persona di aiutare anche chi la pensa in modo diverso». Così, una mattina di inizio dicembre del 1992 siamo atterrati tutti ad Amman, in Giordania, per quella singolare missione umanitaria. Non c’era altro modo di raggiungere l’Iraq, l’embargo che aveva isolato il paese dopo la prima guerra del Golfo, era esattamente il motivo per cui eravamo lì. Toccava affrontare la lunga traversata dell’autostrada che dalla capitale giordana va fino al cuore della Mesopotamia, una lunga striscia di asfalto e intorno solo deserto. Siamo partiti all’alba distribuiti in una lunga carovana di taxi con a bordo Battiato, i suoi musicisti, il maestro Giusto Pio, Antonio Ballista, i discografici, gli addetti stampa e poi cameraman, giornalisti, fotografi, interpreti, i volontari di Un ponte per Baghdad che portavano container pieni di medicine e latte in polvere per gli ospedali iracheni. I successi neomelodici mediorientali che le radio dei taxi diffondevano implacabili rendevano il viaggio interminabile; arrivare nel caos di Baghdad, traffico, polvere, densità umana, era stato un sollievo. La città non aveva che poche cicatrici rimaste dalla guerra, cosa che ci aveva colpito. Eravamo andati in giro per il centro, guidati attraverso le vie del bazar, a fare shopping di antichi tappeti da preghiera e monili coi lapislazzuli; Battiato chiacchierava con i mercanti, curioso di tutto. Nelle strade, nelle hall dei teatri e dei palazzi governativi campeggiavano i ritratti del raìs Saddam Hussein in divisa, con la kefiah, in abiti civili, serio, sorridente: ho ancora in qualche cassetto i selfie che ci facemmo con le macchinette usa e getta portate da casa. Battiato era emozionato e felice. A tavola raccontava di aver detto subito sì quando lo avevano chiamato dall’ambasciata irachena per quel concerto, «io che non dico mai subito di sì a nulla». E invece. Cos’era stato? C’era un filo che correva invisibile, suggestivo, il profondo rispetto per la vita umana e la profonda empatia e compassione, etimologicamente inteso come “condivisione del dolore”. E poi Mesopotamia è di pochissimi anni prima, incisa nell’89; un’elegia al nostro transito terrestre, le voglie, le gioie, i piaceri e i dispiaceri, “tutte le impressioni che ho avuto in questa vita” e che sono destinati a dissolversi, mentre la “valle tra i due fiumi della Mesopotamia / che vide alle sue rive Isacco di Ninive” è sempre là; come le alte palme sotto le finestre dell’hotel Al-Rashid. Battiato l’aveva cantanta, quell’elegia, seduto sui tappeti al centro del palco dell’austero Teatro Nazionale di Baghdad, attorniato dall’Orchestra Sinfonica Nazionale irachena, col vice primo ministro Tareq Aziz fra il pubblico. Aveva fatto anche un brano dal Gilgamesh, la sua opera ispirata alla mitologia assiro-babilonese; e una versione in arabo de L’ombra della luce, con un consulente iracheno e uno palestinese per la pronuncia (il pomeriggio alle prove era stato disciplinato ma a un certo punto era sbottato «e lasciatemi anche sbagliare»). Era venuto fino a Baghdad, ci diceva, perché voleva vedere coi suoi occhi, dei media non si fidava. Essere strumentalizzato dal regime non lo preoccupava: «Mi dicevano: stai andando all’inferno. Io rispondevo: perché, qui da noi è il paradiso?».

La commozione più grande fu l’incontro con gli orchestrali iracheni; Battiato gli aveva portato spartiti, ance, corde per i violini, un piccolo gesto per rompere il senso di isolamento. L’embargo non blocca mai soltanto il traffico delle merci, questo avevamo visto coi nostri occhi; blocca anche la circolazione delle idee, della cultura, della musica, di tanti beni immateriali e non per questo meno essenziali: «Se non arrivano libri, non c’ è possibilità di continuare a studiare; e se la cultura, le notizie non arrivano è difficile che un regime si possa contrastare». Per mandare i nostri articoli usammo il telex che c’era negli uffici dell’hotel. L’ultima sera, prima di partire, Battiato ragionava su quello che avevamo vissuto. «La scelta finale di un individuo», mi aveva detto, «è tra violenza e apparente passività. Se vengono a casa mia con un mitra e dicono questa non è più casa tua, posso fuggire in montagna a combattere oppure cercare un altro luogo dove ricominciare. Oggi come oggi io opto per la seconda possibilità. Ma sia ben chiaro: il rifiuto della violenza non è necessariamente codardia. Anzi per me è una categoria dello spirito che si ritrova in tutti grandi mistici della storia come il persiano Al Junayd che morì proprio qui a Baghdad nel 950 e che disse una cosa per me di sconvolgente intelligenza: “L’acqua prende il colore del suo contenitore”. Chi vive nella trascendenza ha una concezione fluida dell’essere, dove per la violenza non c’è posto. È come un fiume che quando trova un masso semplicemente devia il suo corso».

In copertina un’opera di Andreas Senoner

Cramum partecipa alla DesignWeek di settembre con la mostra “(LA) NATURA (E’) MORTA?” e le opere inedite di Fulvio Morella e Bloom&me

By CRAMUM

Cramum partecipa alla DesignWeek 2021 di Milano con la mostra internazionale “(LA) NATURA (E’) MORTA?” a cura di Sabino Maria Frassà. La mostra apre il 7 settembre presso la prestigiosa Villa Mirabello, aperta per l’occasione al pubblico dopo il restauro. 

L’erbario apparente, Bloom&me per Cramum, 2021

La mostra è il momento conclusivo dell’ottava edizione premio Cramum che si caratterizza da sempre per affiancare ai giovani artisti finalisti – nominati tra meno di un mese – artisti di fama internazionaleQuest’anno la mostra si pregia così dell’adesione di 12 artisti in mostra fuori concorso: il duo Bloom&me, Ludovico Bomben, Letizia Cariello, Gianluca Capozzi, Michele De Lucchi, David LaChapelle, Alberto Emiliano Durante, Ingar Krauss, Fulvio Morella, Paola Pezzi, Elena Salmistraro, Carla Tolomeo.

Tra le opere in mostra anche i due progetti artistici inediti di Bloom&Me e di Fulvio Morella incentrati sul tentativo di celebrare, catturare e conservare attraverso l’arte l’effimera bellezza della natura.


Bloom&me
 risponde alla domanda “La natura è morta?” posta dalla mostra con un ciclo di 8 opere intitolato “L’erbario apparente“, pensato come progetto site-specific per Villa Mirabello. Il duo formato da Carolina Trabattoni e Valeria Vaselli lavora su un mix di fotografia e disegno a china, e realizza una sorta di erbario in cui la natura è morta solo apparentemente. Come spiega il curatore della mostra Frassà “L’erbario ha origini antichissime; era un modo non solo per conservare le piante e i fiori, ma anche per catalogarli e confrontarli come un vero e proprio strumento di conoscenza. Il duo Bloom&Me reinterpreta l’erbario quale strumento di memoria oltre che di conoscenza. Nella memoria il reale si confonde e si fissa con la parte emozionale di ciascuno di noi; allo stesso modo le piante rappresentate “crescono” e si trasformano al di là di ciò che erano veramente. Con il loro sofisticato linguaggio le artiste cristallizzano la bellezza e l’armonia della natura nel suo splendore vitale in divenire. Tale forza è enfatizzata dallo sguardo fotografico di Carolina che ritrae i fiori sempre dal basso verso l’alto a celebrarne la grandiosità. Se grazie al suo sguardo la natura prende nuova forma, dal segno sottile (su entrambi i lati della carta) di Valeria si genera un intenso gioco di luci, ombre e rimandi caleidoscopici. In bilico tra il Magico mondo di Alice e quello di Lilliput, accompagnati dal vento sempre ritratto e fil-rouge del ciclo di opere, lo spettatore non può che perdersi in questo sogno a occhi aperti”.

Stone Wood, Fulvio Morella per Cramum, 2021

Fulvio Morella è l’artista noto per esser riuscito a portare la tornitura del legno nell’arte contemporanea. In occasione della mostra “(LA) NATURA (E’) MORTA?” presenta l’inedito progetto Stone Wood: l’artista realizza per la prima volta sculture totemiche in frassino olivato che racchiudono inserti in pietra ollare della Valmalenco (Valtellina). Il curatore Frassà spiega come “secondo Fulvio Morella la natura è il più grande artista di sempre e l’essere umano non può che ispirarsi, imitare e tendere alla bellezza “naturale”. Proprio la riflessione sul significato più profondo di armonia e bellezza è una delle costanti dell’arte di Morella: se la natura spontaneamente è foriera di bellezza, l’essere umano per tendere a tale risultato deve mettere in atto uno sforzo titanico.  Dietro alle forme minimali ed essenziali che contraddistinguono il suo lavoro, si nasconde perciò una costante e infaticabile ricerca tecnico-materica. Il peso di tale ricerca non traspare però mai nelle opere, che rifuggono qualsiasi orpello, di cui del resto la natura non ha bisogno. Con Stone Wood l’artista rende omaggio e riflette sulla potente bellezza dell’acqua: la forza genitrice del suo scorrere è rappresentata attraverso l’accostamento del legno alla pietra tornita. Queste opere diventano così il luogo di incontro tra natura ed essere umano che finiscono con lo scrivere insieme – con venature e intagli – un racconto che parla di meditazione, silenzio e trascendenza“..

100 anni di Chanel N5 … anche nell’arte contemporanea.

By CRAMUM, Cultura

Domani, 5 maggio 2021, si celebrano due anniversari molto significativi per la Francia.  Il 5 maggio 1821 moriva in esilio Napoleone Bonaparte. Un secolo esatto dopo nasceva invece a Parigi il profumo simbolo stesso della Francia, Chanel N5. Un profumo che rivoluzionò l’idea stessa della donna, essenziale senza fronzoli, in grado di unire praticità ed eleganza. Valori espressi anche nell’ormai iconico packaging squadrato del profumo (solo il tappo del profumo passerà dall’esssere rotondo a essere anch’esso squadrato). Negli anni da simbolo rivoluzionario di emancipazione femminile questo profumo è passato sempre di più ad essere simbolo POP di un consumismo borghese e spesso anche aspirazionale.

 

L’arte contemporanea, che si nutre di simboli e icone, ha ampiamente impiegato e rielaborato Chanel N.5 nei modi più diversi. Dalì, molto legato alla designer francese, dedicò forse la prima opera a questo profumo. Di Gabrielle Chanel addirittura l’artista disse “L’originalità di Chanel era l’opposto di quella mia. Da sempre, io esprimo spudoratamente il mio pensiero, mentre lei, senza nascondersi, non lo mostra, ma lo veste… Il suo corpo e la sua anima sono i migliori abiti della terra”. Anche il grande artista Andy Warhol celebrò nel 1985 questo profumo con la sua opera “Ads: Chanel” in cui la bottiglia è illustrata utilizzando colori minimali, solo per accentuare i contorni della bottiglia e l’etichetta.

Di sapore inverso e quindi quale critica al consumismo si colloca invece una delle più note opere dell’artista cinese Wang Guangyi “Great Criticism: Chanel” dipinta nel 2001. L’opera è un dittico dipinto a olio, raffiguranti due coppie identiche di figure sorridenti in giallo. Queste figure di rivoluzionari, che si rifanno alla propaganda della Rivoluzione Culturale in Cina (1966-1976), tengono in mano una copia del Libro Rosso con le citazioni di Mao. Il testo Chanel campeggia invece al centro superiore contro uno sfondo a strisce rosso-bianco, e il No 5 (del celebre profumo) appare in basso a sinistra. Il dipinto è riconducibile alla serie di opere Grande critica in cui Wang Guangy giustappone le immagini dalla rivoluzione culturale e pubblicità occidentale. Con quest’opera l’artista indaga la ricerca di identità cinese di fronte al passaggio da Comunismo a società di mercato. Wang utilizza i simboli del consumismo occidentali per mettere in discussione i valori su cui si regge la società cinese contemporanea.

Sabino Maria Frassà, 4 maggio 2021

L’artista americana Duluth Olson celebra i lavoratori essenziali della Pandemia

By CRAMUM

In occasione della seconda festa del lavoro passata in Pandemia, abbiamo deciso di raccontare il lavoro dell’artista statunitense Duluth Carolyn Olson.

Dopo l’inizio della pandemia ha iniziato una serie di ritratti chiamata “Essential Workers – COVID-19 Virus.” L’artista ritrae il lavoro nei posti di lavoro che sono diventati rischiosi, critici, ma essenziali per continuare a vivere: dalla consegna della posta, ai negozi di alimentari, agli autisti di autobus, operatori alimentari e molti altri. Questi ritratti sono universali e non mimetici. Attraverso l’uso di colori forti e saturi le figure ritratte diventano quasi eroiche, anche se un velo di malinconia e alienazione aleggia in tutte le opere. L’artista americana ha quindi voluto con queste opere rendere omaggio a tutti quei lavoratori che ci hanno permesso e ci permettono ogni giorno di continuare a vivere una vita il più possibile “normale”. Allo stesso tempo le opere ritraggono un’umanità che continua a vivere, resiste e riesce ad adattarsi.

C Olson – Take Out Restaurant Kitchen ESP, 1/11/21

Sabino Maria Frassà, 1° maggio 2021

8° BANDO CRAMUM – (LA) NATURA (E’) MORTA?

By CRAMUM

L’8° BANDO CRAMUM SI E’ CHIUSO – ENTRO IL 30 MAGGIO SARANNO COMUNICATI I FINALISTI

L’8° bando Cramum per giovani artisti under 40 si chiude il 6 aprile 2021 (invio materiale entro mercoledì 7 alle ore 12.00). In questa pagina è pubblicata l’ultima versione del bando, che incorpora l’ampliamento della giuria. Ai fini del premio è valida la sottoscrizione di qualsiasi versione (precedente) del bando pubblicata in quanto non sono state apportate modifiche alle condizioni del bando, ma solo ai nomi della giuria.

La mostra finale si terrà a Milano dal 3 settembre e le opere degli artisti finalisti saranno esposte al fianco di quelle di artisti fuori concorso di fama internazionale. Ad oggi confermati: Ludovico Bomben (vincitore premio Cramum precedente edizione); Bloom&me, Letizia Carriello, Gianluca Capozzi, Michele De Lucchi, David LaChapelle, Alberto Emiliano Durante, Ingar Krauss, Fulvio Morella, Paola Pezzi, Elena Salmistraro, Carla Tolomeo.

SCARICA IL BANDO -> QUI

Il bando risulta esaustivo e collaudato negli anni, ma, qualora dalla lettura del bando emergessero dubbi, si prega di inviare un’email a infocramum@gmail.com

Rispondiamo con questo post alle frequenti domande che ci stanno arrivando:
  1. NON E’ PREVISTA PROROGA ALLA CHIUSURA DEL BANDO. Come sempre, per venire incontro ai candidati, si lascia la possibilità di inviare la propria candidatura entro le 12:00 del giorno seguente, ovvero entro le 12:00 di mercoledì 7 aprile (fuso orario di Roma).
  2. INVIO MATERIALE: sono consentiti anche wetransfer e dropbox
  3. PAGAMENTO – FA FEDE LA DATA DEL PAGAMENTO, NON LA SUA VALUTA, quindi anche potete pagare fino all’ultimo. In ogni caso la quota premio non viene restituita a chi non viene selezionato
  4. RISPONDIAMO A TUTTE LE CANDIDATURE ENTRO 48 ORE, SE NON RICEVETE RISPOSTA, CONTATTATECI A INFOCRAMUM@GMAIL.COM

Banksy mette all’asta l’opera “Game Changer” per sostenere la battaglia contro il COVID-19

By CRAMUM, Salute

Lo street artist Banksy conferma il suo impegno per il sociale mettendo all’asta per beneficienza una l’opera “Game Changer”. L’opera era salita alla ribalta in quanto dopo esser stata donata a un ospedale, era stata anche oggetto di un clamoroso tentativo di furto (settembre 2020).

Mentre una riproduzione dell’opera rimarrà nell’ospedale originario, i proventi della vendita (base d’asta 2,5 milioni di euro) saranno destinati a favore degli ospedali inglesi in prima linea per combattre la Pandemia da Covid-19. L’immagine, di un metro per un metro, verrà esposta nella sede della casa d’aste Christie’s a Londra dall’8 al 15 marzo per essere venduta il 23 marzo. Il quadro “offre un’immagine di speranza”, ha commentato Katharine Arnold di Christie’s: “Game Changer è un omaggio universale a tutti coloro che combattono in tutto il mondo in prima linea contro questa crisi”.

‘Game Changer’ – Photo by Andrew Matthews/PA Images via Getty Images

“The World is in our Hands”. Cramum celebra con un video la Giornata Mondiale del Braille

By CRAMUM, Cultura
Cramum celebra oggi la Giornata Mondiale del Braille con il video “The World is in our Hands”.
Lo spot è stato ideato da Sabino Maria Frassà e lancia il messaggio propositivo che le mani rimangono fondamentali anche al tempo della società dell’immagine.
Cramum ha perciò selezionato quattro artisti di fama internazionale – Davide Tranchina, Ingar Krauss, Fulvio Morella e Franco Mazzucchelli – che hanno fatto della manualità e della tecnica il loro punto di forza.
Colonna sonora del video è stata perciò selezionata la nota I’d Like to Teach the World to Sing (In Perfect Harmony), diventata celebre attraverso lo spot della Coca-Cola degli anni ’70.

Michele De Lucchi tra gli artisti fuori concorso dell’ottava edizione del Premio Cramum

By CRAMUM

Anche l’architetto Michele De Lucchi sarà tra gli artisti fuori concorso – in mostra e in giuria –  dell’ottava edizione del Premio Cramum. La nuova edizione del premio meneghino per l’arte contemporanea indagherà il legame tra uomo e natura e sarà ospitata a Villa Mirabello di Milano a partire dal 3 settembre 2021.
Il direttore artistico del Premio Sabino Maria Frassà completa con De Lucchi la squadra di artisti di fama internazionale che sosterrà i giovani artisti finalisti selezionati attraverso un bando che si chiude il 6 aprile 2021. Oltre a De Lucchi il direttore aveva già raccolto le adesioni di altri noti artisti:  Bloom&me, Ludovico Bomben, Letizia Cariello, Gianluca Capozzi, David LaChapelle, Alberto Emiliano Durante, Ingar Krauss, Fulvio Morella, Paola Pezzi, Elena Salmistraro e Carla Tolomeo.

Sabino Maria Frassà accoglie l’adesione dell’architetto Michele De Lucchi ricordando che “il Maestro è stato tra i protagonisti delle correnti di avanguardia nell’architettura e nel design sin dagli anni Settanta. Ha disegnato oggetti per le più conosciute aziende italiane ed europee. Ha realizzato progetti architettonici in Italia e nel mondo, che spaziano dagli edifici industriali ai centri culturali. Pertanto è un onore averlo nella nostra squadra e il suo contributo e la sua visione sul futuro incentrata sul senso di comunità sarà una grande possibilità di riflessione per tutti. Del resto l’importanza delle relazioni umane è alla base anche di AMDL CIRCLE, lo studio multidisciplinare fondato da De Lucchi nel 2018 rinomato per l’approccio umanistico alla progettazione“.

Il Comitato scientifico del premio è composto non solo dagli artisti fuori concorso ma anche da collezionisti, giornalisti, critici e cultori dell’arte di fama internazionale: Valentina Ardia, Loredana Barillaro, Giulia Biafore, Paolo Bonacina, Ettore Buganza, Cristiana Campanini, Valeria Cerabolini, Jacqueline Ceresoli, Carolina Conforti, Stefano Contini, Camilla Delpero, Riccardo Fausone, Chiara Ferella Falda, Raffaella Ferrari, Antonio Frassà, Maria Fratelli, Giovanni Gazzaneo, Giulia Guzzini, Rosella Ghezzi, Pier Luigi Gibelli, Giuseppe Iannaccone, Alice Ioffrida, Gian Luigi Lenti, Angela Madesani, Achille Mauri, Fiorella Minervino, Fabio Muggia, Annapaola Negri-Clementi, Antonella Palladino, Rischa Paterlini, Francesca Pini, Giovanni Pelloso, Ilenia e Bruno Paneghini, Alessandra Quattordio, Fulvia Ramogida, Iolanda Ratti, Alessandro Remia, Elisabetta Roncati, Livia Savorelli, Massimiliano Tonelli, Patrizia Varone,Nicla Vassallo, Giorgio Zanchetti, Emanuela Zanon.

Si ricorda che il bando per la selezione dei finalisti del premio Cramum rimarrà invece aperto fino al 6 aprile.
Scarica qui il bando -> QUI
 
In copertina, Michele De Lucchi, Ph Giovanni Gastel , 2014

Il premio Cramum cresce. Al via la collaborazione con l’Associazione Marmisti della Regione Lombardia

By CRAMUM

Dopo la fortunata collaborazione con la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano (2014-2019) Cramum e l’Associazione Marmisti della Regione Lombardia hanno stretto una collaborazione per la produzione del cubo di marmo, simbolo del Premio Cramum giunto alla sua ottava edizione e ideato per sostenere i migliori giovani artisti in Italia.
Ogni anno i marmisti lombardi doneranno il “cubo cramum” realizzato con una pietra diversa del territorio. Perciò il 3 settembre 2021 a Villa Mirabello di Milano al vincitore/vincitrice dell’ottava edizione del Premio verrà donato il cubo realizzato dalla Marini Marmi Srl con la pietra esclusiva Nuvolato di Gré.
Il direttore del Premio Cramum, Sabino Maria Frassà, commenta così questa nuova collaborazione: “Il Premio Cramum è felice di accogliere il generoso gesto di Associazione Marmisti Lombardia e ringrazia particolarmente il Presidente Giulio Marini che con la propria cava dà il via a questa partnership che siamo sicuri potrà durare negli anni, contribuendo a veicolare ed essere ambasciatore dei marmi lombardi, eccellenza che tutto il Mondo ci invidia. Il Premio Cramum conferma così la sua vocazione a favore dell’importanza della corporate social responsibility nell’arte”.
Giulio Marini, titolare della Marini Marmi Srl e Presidente dell’Associazione Marmisti Lombardia, spiega come “in un momento così complesso siamo felici che anche l’arte non si fermi e che si continui a sostenere, come fa Cramum, i giovani artisti, il futuro. Riguardo alla pietra con cui quest’anno verrà realizzato il cubo simbolo del premio si tratta della pietra madre del Ceppo di Gré, denominata commercialmente Nuvolato di Gré. Si tratta di una breccia dolomitica con grana finissima di colore grigio con sfumature chiare e scure. È una roccia molto antica di oltre 200 milioni di anni, che, data la sua peculiare resistenza, è indicata per l’uso sia esterno sia interno. Per anni è rimasta nascosta nelle nostre montagne e siamo felici ora di riportarla alla luce e di farla conoscere anche insieme al Premio Cramum”.

Il bando per la selezione dei finalisti del premio Cramum è rivolto ad artisti under 40 e rimarrà invece aperto fino al 6 aprile.
Scarica qui il bando -> QUI