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Fulvio Morella vince il “Alfredo d’Andrade Prize in defense of Cultural Heritages Values 2023”

By CRAMUM, Cultura

Fulvio Morella, valtellinese classe 1971,  vince il Premio alla Carriera Alfredo d’Andrade 2023 per la sua arte minimale, inclusiva e multisensoriale.  Dal 2015 l’”Alfredo d’Andrade Prize in defense of Cultural Heritages Values” viene conferito ogni anno a prominenti esponenti della cultura italiana in memoria dell’archeologo Khaled al-Asaad, che sacrificò la propria vita per difendere dall’ISIS i tesori archeologici di Palmira. L’”artista del braille”, come è spesso chiamato, riceverà il prestigioso riconoscimento il 7 novembre a Torino presso Il Circolo dei lettori a Palazzo Graneri della Roccia Aalle ore 9:30.

Maria Aprile, Presidente dell’Associazione europea “Alfredo D’Andrade”, spiega il perché dell’assegnazione del Premio a Fulvio Morella: “Come tanti istituzioni ovunque nel mondo – da Cramum, alla Biennale del Libro di Milano, a Gaggenau, all’Istituto dei ciechi di Milano e Roma, al Musée Louis Braille di Parigi – abbiamo sinceramente apprezzato la visione olistica dell’arte promossa da Fulvio Morella secondo cui ognuno di noi «è nello stesso momento limite e infinito». I nostri limiti possono essere superati attraverso la rivoluzione della condivisione, anche nell’arte: le opere del maestro per essere comprese devono essere viste, toccate e vissute dal pubblico che, solo unendo i propri limiti, giungerà a comprenderne il senso finale. In bilico tra concettuale e ironico rebus, l’arte di Morella ha dimostrato che l’inclusività e la multisensorialità possono essere sinonimi di arte, bellezza e armonia. Riconoscendo l’unicità e l’importanza sociale oltre che artistica di tale ricerca, siamo lieti di assegnare a Fulvio Morella il nostro Premio alla Carriera Alfredo d’Andrade 2023”.

L’”Alfredo d’Andrade Prize in defense of Cultural Heritages Values” – noto più comunemente come Premio alla Carriera Alfredo d’Andrade – nasce nel 2015 in memoria di Khaled al-Asaad, un archeologo, scrittore siriano, che sacrificò la propria vita in difesa del polo archeologico di Palmira, riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1980.

Da allora il Premio è stato assegnato quale tributo alla carriera di artisti, architetti e intellettuali che hanno contribuito allo sviluppo culturale e sociale dell’Italia. Il premio è stato conferito negli anni a: Pinin Brambilla Barcilon (Architetto), Andrea Bruno (Architetto), Michele De Lucchi (Architetto), Aimaro Oreglia d’Isola (Architetto), Paolo Matthiae (Archeologo), Franco Mazzucchelli (Artista), Enrica Pagella (Museologa) e Giulio Paolini (Artista).

 

Biografia di Fulvio Morella

Fulvio Morella è nato a Grosio nel 1971. E’ noto per esser l’artista che ha portato la tornitura del legno nell’arte contemporanea. Il suo gesto artistico fonde l’arte con il design e l’inclusione sociale. Le sue opere, a prima vista astratte, sono sempre riflessioni sulla limitata percezione della realtà, che si può superare in modo corale, partecipativo e collaborativo. Tale approccio ha raggiunto l’apice con il grande progetto Blind Wood, accostato da molti a una forma di “neo-futurismo” con cui l’artista ha fatto diventare l’alfabeto braille una vera forma d’arte. Ognuno di noi come dice sempre l’artista “è nello stesso momento limitato e infinito”. I nostri limiti possono essere superati solo da un rivoluzionario approccio fatto di condivisione: così le sue opere per essere comprese devono essere viste, toccate e vissute dal pubblico, che solo unendo i propri limiti, capirà il senso finale delle opere. In bilico tra arte concettuale e ironico rebus la sua arte ha dimostrato che l’inclusività e la multisensorialità possono essere sinonimi di arte, bellezza ed armonia. Ed è forse tale elemento che ha portato all’artista così tanto interesse di stampa, collezionismo e pubblico. E ora questo premio.

Clessidra, amaranto vetro e braille, Fulvio Morella, 2022. Collezione privata.

Il legno è sempre il punto di partenza della sua ricerca artistica, ma non è mai oggetto di mero manierismo. Negli anni ha così accostato a questo materiale di elezione la pietra, i metalli e i tessuti. La creatività non ha per l’artista né forme né confini prestabiliti. L’arte di Fulvio Morella è così la conseguenza di una continua ricerca sulla materia – non solo lignea – e sull’interazione tra la materia e i nostri sensi – non solo la vista. Se le forme geometriche, le curve prive di eccessi e di fronzoli sono i segni distintivi del suo percorso visivo, la ricerca di significato e di comprensione piena della realtà è il comun denominatore di tutte le opere.

L’artista è stato protagonista di numerose mostre, tra cui quattro mostre personali tra Roma e Milano. Selezionato da Cramum quale progetto speciale per il biennio 2023-2024, è presente in numerose collezioni pubbliche e private tra cui quella del Museo Nazionale Francese del Braille “Musée Louis Braille”. Il 18 ottobre gli viene conferito il Premio alla Carriera Alfredo d’Andrade 2023.

ArtAgenda, Vibrazioni di Letizia Cariello al Gaggenau di Milano

By CRAMUM, Eventi
Giovedì 9 novembre apre al Gaggenau DesignElementi di Milano VIBRAZIONI, mostra personale dedicata a Letizia Cariello (LETIA) a cura di Sabino Maria Frassà. Fino al 2 febbraio in mostra una sintesi del pensiero dell’artista che da sempre ci racconta come siamo tutti intimamente interconnessi e come soltanto l’amore e la condivisione universale possano permettere all’essere umano di raggiungere l’armonia.
Nelle sue opere d’arte è forte l’elemento trascendente: dai ‘Calendari’ ai ‘Gates’ il risultato è sempre il sincretismo di elementi individuali. Così lettere, numeri, ricami, chiodi, pietra e gesti si fondono e vibrano con potenza perché fanno parte di una visione circolare in cui non ci sono limiti o direzioni predefinite. Tutto è una possibilità infinita e l’arte di Letizia Cariello (LETIA) ci aiuta a percepirlo e ad allinearci a tale vibrazione, di cui siamo intimamente parte.

Visite su appuntamento: infocramum@gmail.comgaggenau@designelementi.it
lunedì-venerdì ore 10:00 – 18:30 (ultimo ingresso)
Gaggenau DesignElementi Hub
Corso Magenta 2 (cortile interno, citofono 33), Milano

ArtFocus. Il ritmo del colore di Stefano Cescon

By CRAMUM, Cultura

RITMO. La musica del colore

Testo critico di Sabino Maria Frassà alla mostra RITMO di Stefano Cescon a Palazzo Morando di Milano, aperta dal 12 settembre 2023 al 19 novembre 2023

Stefano Cescon RITMO installation view ©Francesca Piovesan, Courtesy Artista, Cramum, Palazzo Morando

Stefano Cescon, dopo aver impiegato gli ultimi anni a indagare l’essenza materica più profonda dei colori, indaga oggi il senso della composizione e dell’armonia nell’arte. Compito del pittore sarebbe da sempre quello di comporre insieme la materia “colore” al fine di creare qualcosa di nuovo, in grado di esprimere sia il genio che l’anima più profonda di chi lo concepisce.

Questa indagine ha portato l’artista a realizzare un corpo di opere che, sebbene simili per tecnica e realizzazione, differiscono fortemente da quelle precedenti, caratterizzate da colori fluidi, sfumati con passaggi di tono “ovattati”. Forte è la ricerca di una propria unica armonia, fatta di singole note nette di colore e di stratificazione materica, in fondo unico e vero stilema dell’artista. La sua arte si fa sempre più insieme dinamico, quasi combattuto, di processo e controllo sugli elementi che la compongono. Se in passato l’obiettivo era giungere all’essenza del colore, colto nella sua tridimensionalità e intima purezza, oggi l’artista vuole di più. Vuole prendere il controllo sul processo e dimostrare di dominare e determinare il suo “nuovo” colore. Desidera far risuonare la propria voce unica.

Quello a cui assistiamo è probabilmente un pendolo di un artista che fin dagli studi giovanili lo ha visto combattere, diviso tra venerazione per il colore in sé e per i maestri della pittura. In questi nuovi lavori l’artista cerca di mantenere insieme i colori e la composizione, ovvero di unire la successione degli elementi con la loro coesistenza e lo fa attraverso quello che definisce come “ritmo” alla base della sua armonia. Queste nuove opere evocano fortemente il parallelismo con la musica, neppure troppo celato dall’artista. Ma, mentre nella musica la sovrapposizione/stratificazione tra i suoni che si susseguono non è infinita nel tempo, non potendo quasi mai durare per tutto il brano, le arti visive permettono che la melodia e l’armonia vivano insieme e determinino un qualcos’altro di nuovo e ulteriore.

Stefano Cescon RITMO installation view ©Giulia Nelli, Courtesy Artista, Cramum, Palazzo Morando

La successione ritmica dei colori-pensieri avviene nell’arte di Cescon attraverso la loro stratificazione orizzontale. Ogni colore non è semplicemente una nota della nuova melodia, ma rappresenta un pensiero dell’artista, che va a comporre alla fine dell’opera una riflessione sulla dimensione “tempo”, viscerale e trasversale a tutta la sua ricerca artistica. Il processo messo in atto rappresenta il tentativo di far dialogare gradienti cromatici con un’idea di scansione temporale. Quindi, ogni opera è il tentativo di dare forma a un istante infinito, non statico ma fluido, frutto di un processo co-generativo in cui tutto è soggetto e sintesi del tempo. Questa pratica fisica e meta-pittorica assume per l’artista i connotati tipici di un rito quotidiano, quasi un mantra attraverso il quale riflettere, sedimentare, sovrapporre e stratificare i propri pensieri.

La coincidenza tra tecnica e processo gnoseologico ha spinto l’artista a concentrarsi lungamente sul perfezionamento della tecnica di stratificazione dei colori. Mentre nelle prime opere (fino al 2021) ciò avveniva quasi al buio, l’impiego di casseforme di vetro temperato consente all’artista un controllo inedito: la verifica e correzione dell’esito di ogni singola stratificazione di colore.

Ma in base a che cosa l’artista decide che il ritmo di colori è corretto o meno? Le sue opere sono infatti frutto di una tecnica unica nel suo genere, senza precedenti, che non afferisce a regole, schemi o ad “accordi” precostituiti di colore. Ammirando i nuovi lavori in mostra, si comprende come il fine ultimo sia la ricerca di armonia intesa come la successione ritmica dei colori secondo un proprio schema intimo, unico e irripetibile. Le opere “ritmiche” di Cescon non sono universali, non costituiscono più lo sforzo di ricercare e cogliere l’ancestrale matericità dei colori. Quello a cui assistiamo è la rivelazione della voce di Stefano Cescon in tutta la sua potenza, il suo mettersi alla prova e confronto con i maestri della pittura, con l’idea stessa di pittore nella contemporaneità attraverso l’interpretazione della materia del colore. Udiamo perciò la sua melodia, il suo “timbro”, frutto di una personale e infinita stratificazione di esperienze personali e professionali.

Stefano Cescon, HB Oltremare 2023 (Opera piccola) installation view ©Francesca Piovesan

In questa “nuova” voce possiamo leggere una storia fatta della formazione pittorica, della scuola veneta – e quindi della pittura informale e analitica – ma anche la fatica del percorso che l’ha portato a rifiutare l’accademismo a favore dell’affermazione della propria forte personalità scultorea nella pittura. Stefano Cescon ha così maturato un’armonia costruita su un profondo percorso di consapevolezza, dove la parte irrazionale si unisce con quella razionale, o meglio lotta per coesistere con essa. In fondo siamo tutti un grumo irrequieto di materia in divenire e queste opere non possono che richiamare alla mente de parole del grande e primo Maestro della musica nella pittura, Vasilij Vasil’evič Kandinskij: “la dissonanza pittorica e musicale di oggi non è altro che la consonanza di domani”.

Inoltre, l’artista stesso, parlando delle sue opere ritmiche, così ponderate e meditate, evoca l’esistenza di ancestrali accordi di colori, che suggerirebbero l’esistenza di un’armonia visiva archetipale propria dell’intero genere umano. Al pittore spetterebbe il compito di liberare quella che Kandinskij definiva “l’anima viva dei colori” nell’atto di emettere un “richiamo musicale”. Il maestro russo, come oggi Cescon, spiegava di sentire ed esser guidato dal “chiacchiericcio sommesso dei colori che si mescolavano; era un’esperienza simile a quella che si sarebbe potuta fare nella misteriosa cucina di un alchimista.” Siamo perciò certi che nei prossimi anni il pendolo dell’arte di Cescon continuerà a muoversi: dal suo attuale “ritmo timbrico”, così intimo e coincidente con la sua voce, maturerà ancora alla ricerca del ritmo universale del colore.

Stefano Cescon RITMO installation view ©Giulia Nelli, Installation view Courtesy Artista, Cramum, Palazzo Morando

 

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SCHEDA MOSTRA

Stefano Cescon
RITMO
a cura di Sabino Maria Frassà

Inaugurazione martedì 12 settembre ore 18:00

Aperta fino al 19 novembre 2023

Palazzo Morando | Costume Moda Immagine

via Sant’Andrea 6, 20121 Milano

venerdì-domenica, 9:30 – 17.30 (ultimo ingresso 17) ingresso gratuito

Stefano Cescon, Ritmo, HB Oltre Mare, installation view bis©Giulia Nelli

Marta Abbott frigo Gaggenau

ArtAgenda, Moon Garden di Marta Abbott al Gaggenau di Roma

By CRAMUM, Eventi

Aperta fino al 22 dicembre la mostra personale di Marta Abbott “Moon Garden” curata da Sabino Maria Frassà all’interno del Gaggenau DesignElementi di Roma. Gli elementi del noto brand tedesco diventano custodi del giardino notturno disegnato dagli inchiostri, a tratti alchemici, creati dalla nota artista ceco-americana, arrivata seconda alla 9° edizione del Premio Cramum. Impronte di fiori, bacche e metalli danno vita a una nuova scrittura visiva in bilico tra astrazione, poesia e sogno. Il collegamento tra inchiostro e scrittura è quasi ancestrale: sin dai tempi degli scribi sumeri, che nell’antica Mesopotamia mescolavano carbone o fuliggine con la gomma arabica per incidere le tavolette di argilla, questa miscela liquida è stata infatti utilizzata come mezzo per comunicare e trasmettere le informazioni.

 

Moon Garden, Marta Abbott al Gaggenau DesignElementi di Rom

L’artista ceco-americana Marta Abbott si inserisce in questa tradizione millenaria per portare l’inchiostro nell’arte contemporanea in chiave innovativa, combinandolo con la fotografia off-camera (ovvero senza impiego della macchina fotografica). Proprio per tale ragione l’artista è stata selezionata per la nuova mostra ospitata da Gaggenau, azienda che ha fatto del saper scrivere il futuro rielaborando il passato uno dei principali elementi del proprio successo. Le opere in mostra in Moon Garde rappresentano il culmine di una ricerca artistica materico-concettuale unica nel suo genere: l’artista utilizza infatti l’inchiostro, elemento essenziale della scrittura, ricavato da piante e chiodi arrugginiti, in un processo creativo volutamente in bilico tra astrazione e poesia visiva. Una tecnica millenaria viene perciò impiegata per dare nuova forma al pensiero, ovvero al futuro.

“Moon Garden”

mostra personale di Marta Abbott a cura di Sabino Maria Frassà

Dal 2 ottobre al 22 dicembre 2023

lunedì-venerdì ore 10:30 – 13:00 / 15:30 – 19:00

Gaggenau DesignElementi

Lungotevere de’ Cenci 4, Roma

Visite aperte al pubblico solo su appuntamento previo contatto e-mail o telefonico.

E-mail: gaggenau.roma@designelementi.it

T. +39 06 39743229, +39 371 1733120

Il 19 gennaio Cramum presenta la mostra “Eroi?” al Campus Reti

By CRAMUM, Eventi

I “frammenti” di Francesca Piovesan al fianco delle opere dei 10 artisti finalisti della decima edizione del Premio Cramum.

Tra un mese, il 19 gennaio Cramum presenta al Campus Reti di Busto Arsizio la grande mostra collettiva “Eroi?”, che rimarrà aperta fino al 30 maggio. La mostra, curata da Sabino Maria Frassà, rappresenta la fase conclusiva della decima edizione del Premio Cramum a favore dei migliori artisti under 40 in Italia. Per tale ragione in mostra al fianco dei “frammenti” di Francesca Piovesan – artista fuori concorso – sarà possibile ammirare le opere dei 10 artisti finalisti del Premio: Enrico Antonello, Mattia Barbieri, Giulio Boccardi, Gisella Chaudry, Edson Luli, Simone Mazzoleni, Monica Mazzone, Guido Mitidieri, Caterina Roppo, Betty Salluce.

“Eroi?” è stata concepita come una riflessione corale sul ruolo e sulla definizione dell’eroe nella cultura contemporanea, ovvero su come l’essere umano si stia rappresentando e raccontando anche attraverso l’arte. La mostra è ospitata e co-promossa da Campus Reti cuore della Reti SpA, B Corp del settore dell’IT Consulting e società benefit quotata su Euronext Growth Milan, L’inaugurazione, aperta al pubblico (su prenotazione), si terrà venerdì 19 gennaio, alle ore 18:00 al Campus Reti (ingresso da Via Giuseppe Mazzini, 11, 21052 Busto Arsizio).

 

Per accreditarsi all’inaugurazione del 19 gennaio: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-serata-di-premiazione-della-x-edizione-del-premio-cramum-769719239967?aff=oddtdtcreator

Per maggiori info: https://reti.it/visita-campus-reti/

 

ArtFocus. STRAVEDERE insieme a Fulvio Morella

By CRAMUM, Cultura

STRAVEDERE INSIEME A FULVIO MORELLA

Testo critico di Sabino Maria Frassà a StraVedo***

Opere di Fulvio Morella; allestimento multisensoriale di Laura Calderoni   

7-8 agosto all’Istituto S. Alessio – Margherita di Savoia di Roma. ALTRE PIAZZE – Festival delle terrazze.

StraVedo Ali di Gabbiano visitatore Fulvio Morella Roma 2023 ©sabino maria frassà

Il progetto espositivo StraVedo all’Istituto dei Ciechi Sant’Alessio – Margherita di Savoia di Roma sembra completare il percorso fisico e mentale, oltre che artistico, di Fulvio Morella. Il 21 febbraio 2022 in occasione della XV Giornata Nazionale del Braille la sua mostra personale FIAT LUX fu protagonista all’Istituto dei Ciechi di Milano con alcune opere tratte dal grande progetto BlindWood, concepito dall’artista per dare forma a un’arte universale nel senso e nella fruizione. Oggi a Roma per StraVedo l’artista ripropone sotto una nuova “luce” alcune tra le sue opere più emblematiche – Ali di Gabbiano, Medicina, Goccia d’acqua e Sipario di Stelle – collocate all’interno di un percorso esperienziale progettato da Laura Calderoni.

L’aspetto performativo ed esperienziale è del resto un elemento caratteristico del modo olistico in cui Morella concepisce l’arte: per tale ragione l’artista – o le sue opere – sono sempre veicolo di domande. Ne consegue che il far riflettere e prendere coscienza è l’aspetto determinante, il fine di ogni manufatto artistico. Interrogarsi sulla percezione tattile della realtà significa mettersi in discussione: esprimere un giudizio legato al tatto non è qualcosa di scontato, mentre lo è con tutti gli altri sensi: dal gusto, al profumo, alla vista, al suono, in brevi istanti sappiamo dire se una cosa ci piace oppure no. Con il tatto non siamo abituati a farlo. Siamo di fronte a una perdita percettiva, che non può che limitare la conoscenza del mondo che ci circonda, un mondo che non è virtuale ma materico; un mondo che noi “presuntuosamente” crediamo di vedere nella sua complessità grazie soprattutto alla vista.

Laura Calderoni ha progettato il percorso, in cui sono inserite le opere, impiegando semplici lenzuoli, dispositivi semplici, ma poetici. I lenzuoli ci riportano alla memoria l’uso primario delle terrazze, spazi comuni dove stendere il bucato, ma qui i lenzuoli vengono utilizzati per costruire un percorso multisensoriale da scoprire con il tatto il suono e l’olfatto. Le opere di Morella sono racchiuse in piccole “stanze” realizzate con i lenzuoli mossi dal vento, per cui ancora più forte è il tema del vedo-non vedo.

StraVedo Medicina Fulvio Morella Roma 2023 ©sabino maria frassà

La prima opera che si “scopre” in una di queste “stanze” è forse quella più nota di Morella, Ali di Gabbiano. Si tratta di un inno alla fatica e all’impegno che bisogna sostenere per essere liberi. La sezione della parte lignea è stata infatti costruita per essere proporzionale (1 a 3) all’apertura alare reale del gabbiano ed è completata dalla scritta in braille “imparare a volare”. L’opera Medicina porta invece a riflettere su come anche alcuni gesti fondamentali, come ad esempio distinguere e assumere correttamente i farmaci, siano molto complessi per una persona ipovedente, allorché non venga fustellata la confezione dei farmaci con scritte in braille. Tale “rivoluzione” venne introdotta per la prima volta in Italia negli anni ’90 grazie all’impegno di un farmacista che combatté nel suo piccolo per rendere liberi tutti di curarsi. Infine, l’opera “Goccia d’acqua” cerca di raccontare in modo tattile la bellezza visiva dei tipici cerchi concentrici che si formano come conseguenza della propagazione delle onde nei liquidi.

Per essere capite, le opere di Morella devono essere sempre toccate da tutti – non solo dalle persone cieche o ipovedenti.  Del resto, tipico di ogni progetto dell’artista è quello di non permettere ad alcun spettatore una comprensione totale delle opere: neppure le persone ipovedenti possono comprendere pienamente le opere di Morella! Se è vero che le stesse “greche” in braille sulle opere hanno una valenza estetica oltre che di contenuto, bisogna ricordarsi che ciò che è scritto (in braille) non è una spiegazione dell’opera, quanto suggestioni o approfondimenti che riguardano ciò che è rappresentato.

StraVedo Goccia Fulvio Morella Roma 2023 ©sabino maria frassà

Se nessuno può capire/sapere tutto, chi può essere libero? Come possiamo “liberarci”?

A Roma Fulvio Morella (ri)propone un’ultima grande opera tessile, che sembra essere la risposta. Si tratta di “Sipario di stelle” (opera esposta già da Gaggenau DesginElementi di Roma) che costituisce il punto di arrivo, ma allo stesso tempo una nuova partenza per la sua ricerca artistica. Su un pregiato tessuto nero (Lelièvre Paris) sono ricamate decine di stelle, la cui disposizione non è casuale, ma va a formare una clessidra. Non solo, ogni stella ha sostituito un punto alla base dell’alfabeto in braille, così che l’opera racchiude una citazione di Nietzsche: “L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!”. L’artista, ispirato e mosso dalla passione per il futurismo, ha completato in questo modo la trasformazione del braille in un elemento iconico ed estetico e ci porta a scoprire in un morbidissimo cielo stellato nascosti e seducenti messaggi in braille. Anche quest’opera finisce così con l’essere un chiaro invito ad andare oltre l’apparenza. Ma come farlo?

A ben vedere, tutte le opere di Morella risultano essere una sorta di rebus, che possono essere risolti solo “coralmente”. Tutti noi siamo limitati in qualcosa. L’artista ci chiede perciò di unire le forze, ovvero i nostri limiti, per cercare di interpretare insieme la ricchezza della realtà circostante. Nessuno da solo può farcela. La risposta per essere liberi risiede in quell’“imparare a volare insieme”, protagonista di un’altra famosa opera (non in mostra).

Tale approccio inclusivo e immersivo non rinnega mai l’armonia visiva, semplicemente arricchisce la “bellezza” di più dimensioni e significati. La bellezza è in ultima istanza per Morella il suo modo di “stravedere” la realtà, di donare agli altri un seme per un nuovo approccio di empatia e rispetto autentico per chi si ha di fronte: le opere sono studiate, realizzate e rifinite in modo maniacale. Nulla è mai lasciato al caso, perché bisogna prendersi “cura” degli altri, anche del tempo che ti dedicano. La bellezza è a 360° anche nel movimento interiore che vorrebbe stimolare. Persino le custodie – preziose valigie in legno su misura – finiscono per far parte del progetto dell’artista, dell’inesorabile viaggio che ciascuno di noi conduce e che l’arte non può che rappresentare e raccontare.

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StraVedo è inserito in ALTRE PIAZZE – Festival delle terrazze organizzato da Open City Roma, in collaborazione con: S. Alessio – Margherita di Savoia, Fondazione Scelsi, Min. dell’Istruzione e del Merito – Ufficio Regionale per il Lazio “IC Via delle Carine, FAO, Sovrintendenza Capitolina, Istituto Svizzero, Ass. TorPiùBella, Monte Mario Osservatorio Astronomico, Accademia di Spagna, Legambiente, Libera, ANAB.  

Il progetto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024” curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE.

Sipario di Stelle e Ali di Gabbian. StraVedo Fulvio Morella all’Istituto dei Ciechi Sant’Alessio di Roma, 2023

10° Bando Cramum per l’arte in Italia. Aperto fino al 30 giugno.

By CRAMUM, Eventi

SCARICA IL BANDO DI “EROI?” X PREMIO CRAMUM

 

Il Premio Cramum per l’arte in Italia celebra i 10 anni con un’edizione speciale ricca di nuove collaborazioni alla volta di un modello di reale responsabilità sociale grazie a un ruolo sempre più forte dei soggetti privati. Gli artisti sono invitati a riflettere sul significato di essere eroi, ovvero sull’evoluzione della rappresentazione dell’essere umano nella società contemporanea.

“In un contesto di risorse pubbliche sempre più contingentate a fronte di sempre maggiori cogenti sfide, il soggetto privato in tutte le sue forme è chiamato a giocare un inedito ruolo, a fare la differenza anche nell’arte” introduce il direttore del Premio Cramum, Sabino Maria Frassà, che aggiunge “il mio ringraziamento va perciò oltre che a tutti i giurati – collezionisti e giornalisti – alla Reti SpA, al Mercato Centrale, all’Associazione Marmisti della Regione Lombardia e all’ Istituto Confucio Università degli Studi di Milano per aver reso possibile questa edizione così speciale. Scopo del Premio Cramum, giunto alla sua decima edizione, sarà quello di analizzare attraverso l’arte contemporanea l’essenza stessa dell’essere umano, il suo essere in fin dei conti un “eroe sopravvissuto“. Ciò apre il premio Cramum a riflettere sulla (auto) rappresentazione stessa dell’essere umano nell’arte con e in tutte le sue forme ed espressioni. Siamo felici perciò che ad accompagnare i giovani finalisti in tale ambizioso compito saranno non solo aziende e istituzioni d’eccellenza, ma anche l’arte di Francesca Piovesan, nominata Artista Maestro dell’Anno e ambasciatrice stessa del Premio, da lei vinto nel 2015. L’artista ha quindi realizzato la copertina del Premio rielaborando la propria opera “Mezzobusto 02112021”.

COSA CAMBIA?
La finale del Premio Cramum sarà ospitata a gennaio 2024 all’interno della mostra “Eroi?” a Busto Arsizio presso il Campus di Reti SpA, società leader nella consulenza IT e sede della prestigiosa collezione d’arte del fondatore dell’azienda Bruno Paneghini e di sua moglie Ilenia. Bruno Paneghini, oggi Presidente della Reti SpA, introduce la collaborazione con il Premio Cramum spiegando che “Sono convinto che il bello, di cui l’arte è massima espressione, sia un elemento fondamentale per lo sviluppo sostenibile tanto del lavoro quanto della società in ogni suo aspetto. Perciò non posso che essere orgoglioso che Reti SpA possa accogliere la X Edizione del Premio Cramum, progetto che ho seguito da semplice spettatore prima di entrare in Giuria insieme a mia moglie nella precedente edizione. La mostra finale sarà ospitata all’interno del Campus Reti nato nel 2017 quale spazio eclettico e polifunzionale, progettato seguendo i più innovativi criteri di building automation. Il Premio Cramum e la sua visione sempre più volta all’essere un talent program sposano pienamente l’animo stesso del Campus che intendo innanzi tutto quale strumento per individuare, sostenere e preparare l’eccellenza in ogni sua forma attraverso un percorso di mutua e continua crescita.”
Fuori concorso e in mostra ci sarà un unico artista, l’Artista Maestro dell’anno“. Il direttivo del Premio Cramum ha selezionato Francesca Piovesan quale Artista Maestro dell’anno “per il forte e originale contributo allo sviluppo di una matura analisi della rappresentazione del corpo umano nell’arte contemporanea“. Le opere di Francesca Piovesan dialogheranno con i finalisti (under 40), selezionati attraverso il bando (scarica il bando).I PREMI
Grazie alla Reti SpA, al vincitore/vincitrice spetterà oltre al cubo in marmo, simbolo del premio, un budget di 2500 euro per realizzare una propria mostra personale al Mercato Centrale Milano, che si conferma partner strategico del Premio Cramum, dopo aver ospitato la precedente mostra della finale nel 2022. Elisabetta Giusta, responsabile dei progetti culturali per Mercato Centrale, commenta così la nuova forma di collaborazione: “Come Mercato Centrale condividiamo la sostanza del Premio Cramum, non solo nella promozione del contenuto artistico, ma anche in quanto piattaforma per dare spazio alle idee delle nuove generazioni con il supporto dei grandi navigati, che si ritrova al Mercato nella selezione degli artigiani del cibo. L’evoluzione della nostra collaborazione che ci porterà ad ospitare la mostra personale del prossimo vincitore, è la naturale trasformazione di un rapporto che è nato virtuoso con fondamenti, visioni e obiettivi comuni”.
Alla fine della mostra sarà assegnato anche il Premio Speciale Reti for Art pari a un massimo di 2500 euro per l’acquisizione da parte di Bruno e Ilenia Paneghini di un’opera dei finalisti che entrerà a far parte in modo permanente della loro Collezione presso la Reti SpA. L’opera verrà selezionata dalle “persone che vivono e lavorano nello spazio”.

LA GIURIA
La giuria che valuterà gli artisti finalisti si apre sempre di più ai collezionisti, che affiancano vecchi e nuovi nomi del giornalismo di settore e di cultori della materia: Marzia Apice, Valentina Ardia, Elsa Barbieri, Loredana Barillaro, Giuseppe Casarotto, Jacqueline Ceresoli, Carolina Conforti, Paola Coppola, Camilla Delpero, Riccardo Fausone, Raffaella Ferrari, Antonio Frassà, Rosella Ghezzi, Pier Luigi Gibelli, Gian Luca Granziera, Maddalena Labricciosa, Veronica Lempi, Andrea Margaritelli, Ilaria Mauri, Marco Miglio, Annapaola Negri-Clementi, Arianna Panarella, Ilenia e Bruno Paneghini, Federico Pazzagli, Francois-Laurent Renet, Giulia Ronchi, Elisabetta Roncati, Alessandro Scarano, Carolina Trabattoni, Massimiliano Tonelli, Valeria Vaselli, Maurizio Zanella, Emanuela Zanon.
A questi giurati si aggiungono Francesca Piovesan e cinque “Maestri Amici”, artisti di chiara fama, che da anni sostengono e sono vicini al premio Cramum: Letizia Cariello, Alberto Di Fabio, H.H. Lim, Franco Mazzucchelli, Fulvio Morella.
Come da tradizione il direttore del Premio Cramum, Sabino Maria Frassà, presiederà la giuria senza possibilità di voto, salvo caso di parità.

Immagine: Copertina della X Edizione del Premio Cramum realizzata a partire dall’opera (fuori concorso) di Francesca Piovesan “Mezzobusto 02112021, serie Aniconico,  impronte di corpo, nastro adesivo, nitrato d’argento, carta 74×74 cm, 2021.

 

A Palazzo Morando Cramum presenta SILENZIO CONDIVISO, mostra personale di Giulia Nelli

By CRAMUM, Eventi

A Palazzo Morando | Costume Moda Immagine apre oggi e rimarrà aperta fino al 30 luglio la mostra Silenzio Condiviso di Giulia Nelli, vincitrice nel 2022 della nona edizione del Premio Cramum. L’esposizione, curata da Sabino Maria Frassà, si inserisce nel solco della collaborazione tra lo Studio Museo Francesco Messina, temporaneamente chiuso per restauro, e il progetto non-profit Cramum attorno ai temi della scultura contemporanea. Come spiega il curatore “Il lavoro di Giulia Nelli risulta essere il ricamo del suo pensiero nello spazio: lieve, garbato, ma anche marcato, a tratti contorto e impetuoso, che sempre si staglia sullo sfondo. le ipnotiche opere tessili dell’artista risultano essere una nitida rappresentazione della complessità e incontrollabilità del nostro vivere sociale. Giulia Nelli dà così forma a strutture reticolari a prima vista imperfette, quasi fossero plasmate su vecchie forme e lontani ricordi; tracce di ciò che è stato, piuttosto che luoghi del presente. ” Come spiega l’artista “Mi faccio vuoto. Nell’arte come nella vita non ci deve essere dominio né controllo sull’altro. Per condividere se stessi con gli altri non c’è perciò bisogno di imporsi, quanto di imparare ad ascoltare”.

Silenzio Condiviso è così ospitato nell’Ala nuova di Palazzo Morando, un museo che, accanto alla collezione di dipinti, sculture e stampe e alle sale di rappresentanza settecentesche, espone a rotazione lo straordinario patrimonio di costume e moda del Comune di Milano. Le opere di Giulia Nelli in mostra si pongono in dialogo non solo con lo spazio, ma anche con le collezioni: l’artista ha infatti scelto le calze di nylon come mezzo espressivo per dare vita a reticolati organici che, da sempre, caratterizzano la sua arte. Nei tre ambienti della mostra, opere site-specific si alternano ad altre ipnotiche opere tessili per comporre ambienti immersivi e di riflessione silenziosa, in cui il visitatore è chiamato a entrare e a spingere lo sguardo oltre i vuoti, partendo proprio dal pieno della materia.

A una società dell’immagine veloce e fugace, Giulia Nelli contrappone la propria riflessione e la necessità di rallentare, per capire meglio noi stessi e chi ci sta intorno. I suoi reticolati organici altro non sono che brandelli di infiniti ricordi che ci portiamo appresso e condividiamo con le altre persone: impalpabili, disordinati e quasi caotici rappresentanti dei nostri sbagli e delle nostre fragilità.

Giulia Nelli

SILENZIO CONDIVISO

a cura di Sabino Maria Frassà

Palazzo Morando | Costume Moda Immagine

28 giugno – 30 luglio 2023

“Oculus” di Fulvio Morella entra nella Collezione del Musée Louis Braille

By CRAMUM, Cultura
Dopo il Museo Braille di Milano, un altro lavoro di Fulvio Morella entra in un’importante istituzione internazionale: l’Opera prima Oculus fa infatti da oggi parte della collezione del Musée Louis Braille di Francia. L’opera in carta oro zecchino e braille, dedicata al Pantheon di Roma, è stata da noi promossa e presentata in anteprima nello spazio Gaggenau di Roma ad aprile quale testimonianza di un’arte che sa e può essere inclusiva e multisensoriale, senza rinunciare all’armonia estetica e compositiva.
Fulvio Morella con il suo macro-progetto artistico Blind Wood è stato scelto da Cramum quale progetto speciale per il triennio 2022-2024. Sono nate così le mostre Pars Construens (Gaggenau Milano), Fiat Lux (Istituto dei ciechi di Milano), Romanitas (Gaggenau Roma) e StraVedo (Istituto Sant’Alessio di Roma).
In merito all’opera appena entrata nella collezione dell’importante museo francese, si tratta di Oculus, un’opera dedicata al Pantheon di Roma, luogo simbolo spesso ritratto dall’artista. Ciò che rende unico questo monumento è proprio l’oculus di 9 metri posto al centro della volta: non solo è l’unica fonte di luce, ma costituisce anche un accurato calendario e strumento astronomico: nelle diverse stagioni, i raggi del sole raggiungono specifiche porzioni dell’edificio, tracciando gli equinozi e i solstizi. Inoltre, la volta riproduce un sistema eliocentrico dove il sole è costituito proprio dall’oculus centrale. Il motivo a cassettoni, disposti secondo cinque cerchi concentrici, rappresenta i pianeti allora conosciuti e visibili (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno). L’artista spiega l’origine di “OCULUS” con queste parole: “Il mondo che ci circonda è straordinariamente complesso e per conoscerlo bisogna immergersi in esso. Anche nei momenti più bui dobbiamo ricordarci che l’essere umano tante volte è stato in grado di mostrare tutto il proprio genio nel vedere oltre alle apparenze. L’oculus del Pantheon è una finestra verso l’infinito ed è per me oggi metafora della possibilità e necessità di vedere oltre i nostri occhi, di essere al di là e a prescindere dai nostri limiti”.

 

Gli occhi chiusi dormono? Fulvio Morella in mostra a Roma da Gaggenau con OCULUS.

By CRAMUM, Cultura

Dal 14 maggio OCULUS si aggiunge al percorso espositivo della mostra personale di Fulvio Morella “ROMANITAS” aperta fino al 31 luglio al Gaggenau DesignElementi di Roma a cura di Sabino Maria Frassà.

Gaggenau e Cramum portano così l’arte nelle case dei più grandi cultori del bello, promuovendo per la prima volta la realizzazione di un pregiato multiplo d’artista “OCULUS”. Si tratta della prima calcografia a tiratura limitatissima e non in vendita realizzata da Fulvio Morella in oro zecchino e braille. L’opera omaggia Roma e il genio umano espresso nel Pantheon. Come sempre accade nell’arte di Morella, anche OCULUS è arricchito e “completato” da una scritta in braille (tradotta in francese, inglese e italiano) che recita “Non sempre gli occhi chiusi dormono, non sempre gli occhi aperti vedono”. Da sempre interessato al saper fare, l’artista ha scelto di raccontare anche il “dietro le quinte” di questo ambizioso progetto, mettendo in mostra al fianco dell’opera definitiva le matrici in magnesio e le opere preparatorie dal 2021 a oggi.

La storia dell’opera OCULUS di Fulvio Morella in mostra al Gaggenau di Roma

“OCULUS” andrà così a costituire un ulteriore tassello nella riflessione dell’artista sul futuro dell’esistenza umana, a cavallo tra la visionaria filosofia di Friedrich Nietzsche e i valori esemplari dell’Antica Roma. Come spiega Sabino Maria Frassà, curatore della mostra: “Fulvio Morella è riuscito a realizzare un’opera che integra la vista con il tatto per raccontare l’ineguagliabile Pantheon, il monumento che da millenni mette in contatto l’essere umano con il cielo. L’artista, in modo coerente alla sua visione dell’eterno ritorno, reinterpretando i rilievi del massimo architetto Andrea Palladio, rende così omaggio al genio umano che nella Città Eterna ha trovato la sua massima espressione. Allo stesso modo, l’inserto in oro introdotto nella versione definitiva di OCULUS, rende ogni multiplo unico e rimanda alla luce interiore, al vero sapere vedere, protagonista di tante opere dell’artista che ha fatto dell’inclusione e della multisensorialità la sua vera cifra stilistica”.

L’artista spiega l’origine di “OCULUS” con queste parole: “Il mondo che ci circonda è straordinariamente complesso e per conoscerlo bisogna immergersi in esso. Anche nei momenti più bui dobbiamo ricordarci che l’essere umano tante volte è stato in grado di mostrare tutto il proprio genio nel vedere oltre alle apparenze. L’oculus del Pantheon è una finestra verso l’infinito ed è per me oggi metafora della possibilità e necessità di vedere oltre i nostri occhi, di essere al di là e a prescindere dai nostri limiti”.

Il Pantheon è un luogo simbolo che torna spesso nell’arte di Morella, che già gli aveva dedicato la prima delle opere del ciclo “Blind Wood”. Ciò che rende unico questo monumento è proprio l’oculus di 9 metri posto al centro della volta: non solo è l’unica fonte di luce, ma costituisce anche un accurato calendario e strumento astronomico: nelle diverse stagioni, i raggi del sole raggiungono specifiche porzioni dell’edificio, tracciando gli equinozi e i solstizi. Inoltre, la volta riproduce un sistema eliocentrico dove il sole è costituito proprio dall’oculus centrale. Il motivo a cassettoni, disposti secondo cinque cerchi concentrici, rappresenta i pianeti allora conosciuti e visibili (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno).

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Romanitas

mostra personale di Fulvio Morella a cura di Sabino Maria Frassà

Dal 21 febbraio al 31 luglio 2023
lunedì-venerdì ore 10:30 – 13:00 / 15:30 – 19:00

Gaggenau DesignElementi

Lungotevere de’ Cenci 4, Roma

Visite aperte al pubblico solo su appuntamento previo contatto e-mail o telefonico.

E-mail: gaggenau.roma@designelementi.it

T. +39 06 39743229, +39 371 1733120

 

Informazioni sulla mostra: infocramum@gmail.com

 

Crediti immagini: ©Francesca Piovesan, Courtesy l’artista, Cramum, Gaggenau