“Oculus” di Fulvio Morella entra nella Collezione del Musée Louis Braille
Dopo il Museo Braille di Milano, un altro lavoro di Fulvio Morella entra in un’importante istituzione internazionale: l’Opera prima Oculus fa infatti da oggi parte della collezione del Musée Louis Braille di Francia. L’opera in carta oro zecchino e braille, dedicata al Pantheon di Roma, è stata da noi promossa e presentata in anteprima nello spazio Gaggenau di Roma ad aprile quale testimonianza di un’arte che sa e può essere inclusiva e multisensoriale, senza rinunciare all’armonia estetica e compositiva.
Fulvio Morella con il suo macro-progetto artistico Blind Wood è stato scelto da Cramum quale progetto speciale per il triennio 2022-2024. Sono nate così le mostre Pars Construens (Gaggenau Milano), Fiat Lux (Istituto dei ciechi di Milano), Romanitas (Gaggenau Roma) e StraVedo (Istituto Sant’Alessio di Roma).
In merito all’opera appena entrata nella collezione dell’importante museo francese, si tratta di Oculus, un’opera dedicata al Pantheon di Roma, luogo simbolo spesso ritratto dall’artista. Ciò che rende unico questo monumento è proprio l’oculus di 9 metri posto al centro della volta: non solo è l’unica fonte di luce, ma costituisce anche un accurato calendario e strumento astronomico: nelle diverse stagioni, i raggi del sole raggiungono specifiche porzioni dell’edificio, tracciando gli equinozi e i solstizi. Inoltre, la volta riproduce un sistema eliocentrico dove il sole è costituito proprio dall’oculus centrale. Il motivo a cassettoni, disposti secondo cinque cerchi concentrici, rappresenta i pianeti allora conosciuti e visibili (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno). L’artista spiega l’origine di “OCULUS” con queste parole: “Il mondo che ci circonda è straordinariamente complesso e per conoscerlo bisogna immergersi in esso. Anche nei momenti più bui dobbiamo ricordarci che l’essere umano tante volte è stato in grado di mostrare tutto il proprio genio nel vedere oltre alle apparenze. L’oculus del Pantheon è una finestra verso l’infinito ed è per me oggi metafora della possibilità e necessità di vedere oltre i nostri occhi, di essere al di là e a prescindere dai nostri limiti”.