Il 19 gennaio il Campus Reti di Busto Arsizio ospita la mostra “Eroi?” del X premio Cramum a cura di Sabino Maria Frassà. Fino al 30 maggio sarà possibile ammirare le opere dei 10 artisti finalisti al fianco di quelle di Francesca Piovesan, “Artista Maestra dell’anno” fuori concorso, che vinse il premio nel 2015.
In occasione dell’inaugurazione sarà anche selezionato il/la vincitore/vincitrice del Premio tra gli artisti finalisti: Enrico Antonello, Mattia Barbieri, Giulio Boccardi, Gisella Chaudry, Edson Luli, Simone Mazzoleni, Monica Mazzone, Guido Mitidieri, Caterina Roppo, Betty Salluce.
“Eroi?” è stata concepita come una riflessione corale per immagini sul ruolo e sulla definizione dell’eroe nella cultura contemporanea, ovvero su come l’essere umano si stia rappresentando e raccontando anche attraverso l’arte. La risposta è così data dalla somma delle interpretazioni date al tema dagli 11 artisti in mostra.
Come spiega il curatore Frassà: “Per capire chi sia l’eroe oggi è fondamentale analizzare l’arte e la cultura del nostro tempo. Sin dall’origine dell’umanità, l’esistenza dell’eroe è funzione della comunicazione e divulgazione, senza le quali esso non esiste. Lontani dall’ottimismo e dal boom degli anni ‘50 e ‘60, le nuove generazioni di artisti si muovono tra un forte individualismo e una diffusa crisi, non solo valoriale. Difficile la vita dell’artista contemporaneo: se ogni singolo essere umano è misura di tutte le cose, l’artista “professionista” non può che rappresentare se stesso o proiezioni di sé e chiedere al cliente – collezionista – di condividere e acquistare tale concezione. Dal momento che piacere per ciò che si è, è miraggio per i più, l’artista vive in continua lotta tra l’essere autenticamente se stesso e l’essere capito-acquistato. Trattare la rappresentazione dell’eroe ha quindi oggi a che fare con questa sublimazione-celebrazione di sé stessi da parte degli artisti. È perciò l’artista contemporaneo l’eroe che affronta i nuovi draghi e orchi del XXI secolo, ovvero terrorismo, estremismo, guerra, cambiamento climatico, precarietà, miseria e la condanna alla vecchiaia? Irrealistico pensare che un artista abbia tali aspirazioni e capacità messianiche. Più facile e probabile è che ricorra ad una eterogenea e variegata esigenza di trascendenza, quando non anche a un approccio agnostico o ateo. Se non si rifugia nel legittimo nichilismo della “bieca” decorazione, l’artista con questo fa i conti. E quindi l’eroe della contemporaneità coincide sempre più spesso con la narrazione di chi “sopravvive” piuttosto che di chi si sacrifica.