Dal 24 al 26 novembre l’arte contemporanea arriva nella Capitale con Roma Arte in Nuvola. Per l’occasione l’editore svizzero The Art Talk e Cramum hanno stretto ancora una volta una collaborazione e portano in fiera otto opere di artisti al centro della scena dell’arte italiana: Marta Abbott, Fulvio Morella e Stefano Cescon. I direttori di entrambe le istituzioni – Sabino Maria Frassà, Carolina Conforti & Francois L.Renet- hanno così voluto mettere in mostra esempi di come la materia possa diventare poesia e strumento di riflessione: dagli inchiostri “intimi” di Abbott, all’indagine sul colore di Cescon alle opere tattili e inclusive di Morella.
Per maggiori informazioni: https://www.arttalkmagazine.com/ https://www.thearttalk.com/
Andiamo a scoprire di più sugli artisti.
Stefano Cescon ha realizzato un corpo di quadri scultura in cera e lapislazzuli per portare avanti la propria riflessione materica sul futuro della pittura a partire da uno dei colori più preziosi e alla base della storia dell’arte: il blu oltremare, estratto dai lapislazzuli. Un pigmento notoriamente raro e prezioso, il cui nome deriva dal fatto che in tempi antichi il colore si ricavasse dai lapislazzuli che giungevano in Europa dai porti del vicino Oriente, in particolare dalle cave afghane del Badakhshan, territori conosciuti in epoca medievale come “Oltremare”.
La ricerca artistica di Fulvio Morella è incentrata sul tatto. L’artista ricorda spesso che “con le mani non solo fai, ma conosci il Mondo”. La svolta nella sua carriera avviene dopo che una nota Istituzione veneziana durante una visita gli impedisce di toccare una scultura collocata all’aperto. Da questo episodio scaturisce una profonda riflessione sulla parzialità con cui riusciamo a conoscere il mondo esterno attraverso il solo uso degli occhi. Lo studio della relazione tra vista e realtà porta l’artista ad approfondire lo studio del braille, un linguaggio inventato 200 anni fa da Louis Braille – rimasto cieco da bambino – che permette ancora oggi alle persone ipovedenti di scrivere, oltre che di leggere.
L’artista ceco-americana Marta Abbott, protagonista sempre a Roma anche della personale Moon Garden da Gaggenau, è nota per i quadri “disegnati” con inchiostri, a tratti alchemici, creati dall’artista stessa. Impronte di fiori, bacche e metalli danno vita a una nuova scrittura visiva in bilico tra astrazione, poesia e sogno. Come spiega il curatore della mostra “Il collegamento tra inchiostro e scrittura è quasi ancestrale: sin dai tempi degli scribi sumeri, che nell’antica Mesopotamia mescolavano carbone o fuliggine con la gomma arabica per incidere le tavolette di argilla, questa miscela liquida è stata infatti utilizzata come mezzo per comunicare e trasmettere le informazioni”.