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Fake news nell’arte. La Metafisica di Giorgio de Chirico è stata ispirata dall’epidemia spagnola?

By 5 Giugno 2020Giugno 27th, 2020CRAMUM
Anche nel campo dell’arte si diffondono fake news, complice la velocità che riduce i tempi di controllo delle informazioni e l’uso massiccio di web e social.

Giorgio de Chirico, Les plaisirs du poète, 1912

Tale fenomeno è stato ancor più accentuato dall’isolamento derivante dall’emergenza da coronavirus, che ha spinto molti più utenti a trascorrere il proprio tempo su internet.

Vogliamo quindi far chiarezza su una fake-news che sta trovando riscontro online: Giorgio de Chirico nel dipingere e teorizzare la Pittura Metafisica si è ispirato alle piazze di Roma deserte a causa del distanziamento “sociale” imposto dall’epidemia da coronavirus tra il 1918 e 1920? La risposta è no.

L’equivoco nasce perché i dipinti metafisici mostrano spazi vuoti e la cosiddetta “distanza di sicurezza” tra le persone ritratte. I dipinti metafisici di Giorgio de Chirico in realtà testimoniano quell’ansia diffusasi in tutta europa a partire dall’inizio del XX secolo con la fine della cosiddetta Belle Époque: il mondo era destinato a subire grandi stravolgimenti e de Chirico interpreta tale inquietudine dipingendo ciò che non si può vedere con gli occhi e raffigurando spazi onirici con acuti contrasti di luce e ombra, che risultano misteriosi se non anche a volte minacciosi.

Giorgio de Chirico, L’enigma dell’ora”, 1911.

Non siamo e non si può essere d’accordo con la teoria che veda la Spagnola come fonte di ispirazione, espressa anche dalla nota giornalista londinese Catharine Arnold che dichiara su The Eurobserver per il semplice motivo che la Metafisica di de Chirico nasce 8 anni prima del diffondersi della pandemia: il primo dipinto di tale corrente è “L’enigma di un pomeriggio d’autunno” del 1910 (immagine di copertina) seguito da “L’enigma dell’ora nel 1911”. Inoltre lo stesso Giorgio de Chirico scrisse del dipinto e della Metafisica già nel 1912, che fu poi ripreso da Guillaume Apollinaire sulla rivista “L’Intransigeant” nel 1913 in cui parla dei luoghi e delle piazze vuote dipinte dall’artista italiano.  

Sabino Maria Frassà per Cramum