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VACCINI. Lettera aperta di un medico al paziente

By 13 Dicembre 2019Dicembre 19th, 2019Salute
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Professore Enrico Ferrazzi

Caro Paziente,

ti scrivo da medico, da scienziato e da padre per porti qualche domanda e riflettere insieme, cogliendo lo spirito che condivido del portale Ama Nutri Cresci. E’ una lettera accorata, ma non di pancia. Con i miei collaboratori da tempo parliamo di come e cosa fare per difendere scienza e conoscenza. Mi sono deciso a scendere in campo dopo le minacce (ennesime) di morte al Professore (pro vax – che senso ha poi tale “etichetta”?) Roberto Burioni, dopo settimane di reazioni scomposte alla condivisione sulla nostra pagina Facebook di appelli alla vaccinazione per ridurre attraverso la vaccinazione i rischi dei bambini immunodepressi.
Dove vogliamo arrivare? Che futuro vogliamo per i nostri figli? Siamo sicuri in futuro non ci vergogneremo?
Il sapere medico-scientifico e la malattia si scontrano con le emozioni e le paure umane più profonde. Sapere e parlare di malattia significa sapere e parlare di  vita, ma anche di morte … e vincere la morte è un impulso primordiale.
Proprio per la dimensione del tema trattato, da sempre tutti vogliono sapere e parlare di medicina e salute. Da sempre quindi si rincorrono miti e dicerie.
Levi Strauss è stato forse il più famoso antropologo nella storia umana. Nei suoi studi citava come in alcune tribù del centro Africa per ottenere vita e salute si credeva si dovesse mangiare il fegato del nemico ucciso o sacrificare il figlio primogenito del capo. Ma non solo in Africa erano frequenti dicerie simili. Si pensi in Europa e all’uccisione degli “untori” della peste nera o la caccia alle streghe del 1600, che nella sola diocesi di Como costò il rogo aoltre 100 “streghe” in circa ottant’anni.
L’untore è perciò un modo attraverso cui chi non sa cerca di spiegarsi e razionalizzare ciò che non si capisce e non si accetta: il male, la malattia e la morte.
Dobbiamo constatare come siano in Italia e nei Paesi sviluppati scomparse alcune malattie virali a trasmissione diretta (vaiolo, poliomielite etc.): nessuno vede più per strada volti butterati dal vaiolo di giovani ragazze, quindicenni destinati a zoppicare tutta la vita e a non muovere gli arti superiori per la poliomielite, o i bimbi morti morti da encefalite da morbillo. Le polmoniti da virus influenzale H1N1 le vediamo noi medici nelle gestanti ricoverate in rianimazione e riusciamo a non farle morire; all’inizio del secolo scorso sarebbero morte, come morirono venti milioni di persone nel 1914 per la cosiddetta “influenza spagnola”.
Chi è allora oggi l’untore dal momento che per fortuna molte malattie sono scomparse grazie alle innovazioni mediche e scientifiche? L’untore oggi è l’ignoranza.
Ecco che allora gli untori diventano le forze oscure che tramano per produrre vaccini da far pagare ai cittadini. Nelle nostre scuole si studia Virgilio, qualcosa di scienza, ma non si sa o non si riesce a ricordare finita la scuola cosa sia un virus; non si ricordano i morti della “spagnola”; non si sa perchè i virus del pollame e delle grandi fattorie di maiali dove vivono 100, 200 mila polli immuno-depressi (causa antibiotici) o 60-80 mila maiali, possono essere contaminati da virus nativi di uccelli migratori e mischiare a caso la loro virulenza e da li colpire gli essere umani. Non ci ricordiamo come nel 1986 una intera caserma di marines negli USA vide la morte di 486 soldati, il 94% delle reclute, la caserma fu circonda  da un anello di sicurezza per far morire i virus con gli uomini infettati.
Oggi non si possono “fisicamente” bruciare i dottori, né lapidare i ricercatori, ma stiamo assistendo a una gogna mediatica simile alla caccia alle streghe, frutto di ignoranza e strumentalizzazione. L’ignoranza della caccia alle streghe di Salem, l’ignoranze che portò a bruciare con le streghe del comasco i loro rimedi naturali, l’ignoranza della caccia all’untore durante la peste  del 1600, si riproducono oggi attraverso l’assoluta ignoranza di cosa sono i vaccini, il sistema mondiale di controllo delle epidemia virali, la rete scientifica e quindi di competizione e controllo. L’ignoranza  porta ad una rete di notizie prive di ogni fondamento e da  qui di odio,  sull’odio che solo il non sapere il non capire alimentato da chi cerca facili “likes”. Sull’odio una politica incapace di dare risposte costruisci un facile e folle consenso, che sta dicendo alle persone puoi costruire un ponte, anche se non sei un ingegnere per il semplice merito di esserci passato sopra; puoi guidare un aereo, perché ci hai viaggiato, puoi prescrivere un farmaco perché ne hai letto su Facebook.
Un conto è la trasparenza, la possibilità di controllo, le class action dove le istituzioni perseguono interessi contrari al loro ruolo, altro è la oclocrazia in cui tutti pensano di sapere tutto. Come dice chiaramente Piero Angela “la scienza non è democratica”. La salute e la malattia di milioni di bambini e di noi tutti non possono essere oggetto di chiacchiere da bar come quelle che riceviamo sul nostro sito e leggiamo molti altri.
L’abuso della medicina è un grave danno per la salute pubblica. L’Italia purtroppo si distingue per essere il principale Paese che abusa di antibiotici, nella clinica umana, a ma anche nell’allevamento. Questo non ha nulla a che vedere con i vaccini che rimangono ad oltre un secolo dalla loro introduzione uno dei più grandi sogni realizzati dalla scienza medica.
Perché quindi siamo così attenti a ridurre il numero di vaccini e poi ci imbottiamo di antibiotici, anche contro le indicazioni del medico? 
La cura per l’umanità è tanto semplice quanto complessa da realizzare. Un mondo più istruito – in cui l’istruzione è severa e autorevole – è un mondo in grado di generare un futuro di sviluppo e non banalmente di andare avanti. Come hanno scritto su questa pagine Nicla Vassallo e Sabino Frassà “l’orgoglio di essere ignoranti è il canto del cigno dell’occidente, inteso come cultura fondata sulla democrazia partecipativaperchè rinunciare alla conoscenza significa sminuire l’idea stessa di essere umano“.
Allora perché non studiamo tutti un po’ di più?
Enrico Maria Ferrazzi,
Professore di Ostetricia e Ginecologia Università degli Studi di Milano,
Primario di Ostetricia e Ginecologia Clinica Mangiagalli di Milano,
Presidente Fondazione Cure Onlus