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Umani, umanità e muscoli ai tempi del Coronavirus

By 2 Maggio 2020Giugno 27th, 2020Cultura

“Chi ha maturato una cultura – che non equivale ad esser intellettuale – si ritrova oggi però più libero di chi possiede solo muscoli o di chi aspira alla forma, perché può riempirsi la giornata della “giusta” noia e di cultura. Agli altri e alle altre quella frustrazione e ansia di inseguire le notizie sul Coronavirus da un telegiornale a un programma in una pericolosa e ansiogena spirale depressiva.” Nicla Vassallo e Sabino Maria Frassà

(Dedicato a tutti quei lavoratori – non solo medici – che, ogni giorno e notte, mettono a rischio la propria vita, dedicando se stessi e se stesse a salvare e a prendersi cura di pazienti che soffrono e di un’umanità in quarantena)

27 marzo 2020 – dalla Quarantena,
Nel costante allarme prodotto dal Coronavirus, non si può che rilevare una crescita esponenziale anche di quei tratti, i peggiori (ignoranza, supponenza, slealtà, infedeltà, ipocrisia, vanità, e via dicendo) che in noi sempre vivono sotto traccia nei periodi “tranquilli” e “normali” dell’esistenza comunitaria. Ora, invece, abbiamo il “coraggio” di palesarci in forme di egoismo senza precedenti né pudori, che lo Stato combatte con inevitabili leggi da Leviatano.

Italiani umani? Sì, per fortuna in diversi casi. In altri, italiani brava gente? Dov’è la solidarietà che in questi giorni si dovrebbe svelare in senso civico? Evaporata nelle lunghe code per accedere ai supermercati, in cui se si supera qualcuno/a ci si considera furbi nonché fortunati? Evaporata nelle multe per chi – giovani e anziani – non rispetta la quarantena e spinge lo Stato a pensare a modelli futuristici e dispotici di Orwelliana memoria?

Nella difficoltà la nostra identità personale (la nostra psiche col nostro corpo) emerge senza controllo e in modo squilibrato, rispetto a quanto dovrebbe: emerge così la “forma” su un contenuto razionale sempre più sopito e contratto. Il culto della “forma” si rintraccia anche nelle espressioni più banali. Nella nostra quotidianità, pensando a chi ha quella forma – sia un atleta o un attore – non diciamo, per esempio, “è tutto muscoli e senza cervello”, per pura constatazione, senza provare alcuna invidia. Tuttavia quando diciamo “quell’atleta è un mostro” non attribuiamo al termine “mostro” una connotazione negativa. Parallelamente è triste constatare come un’inedita attenzione alla forma fisica abbia messo in pericolo la collettività: ci siamo riscoperti tutti atleti, tutti podisti pur di non rispettare quel “io resto a casa”.

Ma forse dedicare ogni attenzione ai propri muscoli, alla propria Forma, trascurando il proprio cervello, non è sempre una precisa scelta. Se provieni da una famiglia o da un contesto sociale, in diversi sensi “povero”, è raro il caso in cui, quella stessa famiglia ti spinga a studiare allo scopo di diventare un serio intellettuale. E la nostra società italiana non si è dimostrata in fondo povera in questi ultimi anni, pre coronavirus?

Fatte le debite eccezioni, perché le generalizzazioni son spesso pericolose e ingiuste, proviamo allora a riflettere sulla figura dell’atleta o del “vip” al tempo del Coronavirus: atleti, attori e presentatori. Non solo tutti i personaggi “famosi” guadagnano ben di più degli intellettuali, ma hanno anche un alto livello di riconoscimento sociale: hanno un cospicuo numero di follower, e su questi ultimi, un innegabile, e per tale ragione ben remunerato, ascendente e impatto. Inoltre chi ha i muscoli o la forma fisica rimane anche oggi un privilegiato, nonostante l’orrendo Coronavirus. Non solo, il suddetto successo economico dei muscoli permette di potersi rinchiudersi in zone protette, dimora di lusso, ove è più facile spendere il proprio tempo. I soldi continuano a fare, oggi più che mai, la differenza, nonostante il coronavirus sia un virus molto “democratico”. Ma ai tanti fan sfegatati di queste “forme” non rimane che restare rinchiusi nelle loro abitazioni, augurandosi di evitare il contagio, ma pure annoiandosi, in un’attesa, fenomeno in tal caso raccapricciante, della scomparsa del virus, non per il bene di tutti, bensì per il ritorno – in campo, pista o palcoscenico – dell’amato eroico moderno Maciste.

“Povero” Maciste: non è un personaggio di qualche mitologia antica, greca o romana, bensì un personaggio cinematografico, dotato di un’eccezionale muscolatura e forza, oltre che di un’invidiabile bontà. Maciste rappresenta l’unione agognata di forma e contenuto. Le sue inusuali e rare qualità anche dei migliori dei nostri Maciste non riescono, neanche, con ogni possibile volontà, a “battere” il Coronavirus. Muscoli e bontà non sono affatto sufficienti a creare il vaccino che ci dovrebbe condurre fuori dal vicolo cieco in cui ci siamo ritrovati. Questi Maciste e il mondo sottostante, che fatica a rinunciare non allo sport, ma al business, certo non aiutano a combattere l’egoismo, spronando il senso civico. Il Coronavirus lo si combatte o lo si dovrebbe combattere con la ricerca scientifica e con la cultura/comunicazione sobria, professionale e autorevole. Tuttavia, l’autorevolezza e la cultura da anni non vanno per la maggiore nemmeno nei conti pubblici italiani.

Forse è questa la vera “punizione” portata dal Coronavirus, in versione Savonarola della “Forma” e dei muscoli. Serrati in casa, dopo aver svolto i nostri doveri lavorativi (chiamati “smart working”, sebbene non si comprenda cosa posseggano di “smart”) sperimentiamo un’invadente noia. Chi ha maturato una cultura – che non equivale ad esser intellettuale – si ritrova oggi però più libero di chi possiede solo muscoli o di chi aspira alla forma, perché può riempirsi la giornata della “giusta” noia e di cultura. Agli altri e alle altre quella frustrazione e ansia di inseguire le notizie sul Coronavirus da un telegiornale a un programma in una pericolosa e ansiogena spirale depressiva.
Ci ricorderemo dell’importanza della cultura e del contenuto finita l’emergenza del coronavirus o torneremo a rincorrere muscoli e Forma? 

Da un’idea di Nicla Vassallo, Nicla Vassallo e Sabino Maria Frassà