1 donna su 10 soffre di ovaio policistico,
l’ovaio policistico è tra le prime 3 cause di infertilità,
metà delle donne con ovaio policistico è obesa o sovrappeso (leggi l’articolo sull’Obesità e la fertilità)
Sembra esserci un potenziale beneficio della supplemantazione di vitamina D in donne affette da ovaio policistico, non ancora però convalidato da definitivi studi scientifici. Button Text
[pullquote2 align=”right” textColor=”#000000″]Certezze: un adeguato stile di vita, eventualmente associato a terapie farmacologiche, migliora le manifestazioni cliniche e l’outcome riproduttivo nelle pazienti con PCOS.
Falsi miti: Avere la PCOS non significa avere cisti ovariche. Avere la PCOS non equivale all’impossibilità assoluta di avere figli. Anche le donne magre possono essere affette da PCOS, infatti non solo le pazienti obese hanno problemi di resistenza all’insulina
Ricerca: È auspicabile l’individuazione di marker che possano definire per ogni paziente il rischio metabolico e/o cardiovascolare al fine di poter attuare opportune strategie di prevenzione anche a lungo termine.[/pullquote2]
Per ama nutri cresci la squadra della Professoressa Apa del Policlinico Gemelli di Roma risponde a queste domande:
1. CHE COSA E’ LA SINDROME DELL’OVAIO POLICISTICO?
2. QUALI SONO LE CAUSE?
3. COME SI FA DIAGNOSI?
4. COME SI CURA?
5. QUALI RISCHI SI CORRONO?
1. CHE COSA E’ LA SINDROME DELL’OVAIO POLICISTICO (PCOS)?
La PCOS colpisce una larga fetta della popolazione: alcuni studi ipotizzano addirittura che ne soffra 1 donna su 10. E’ la più frequente patologia endocrina tra le donne in età riproduttiva, è caratterizzata dalla variabile associazione di irregolarità mestruali – dall’oligoamenorrea fino all’amenorrea – e segni clinici, quali acne, irsutismo, alopecia, associati o meno ad aumentati livelli circolanti di ormoni maschili (iperandrogenismo). Una condizione di resistenza all’insulina, con o senza obesità, è di frequente riscontro in queste pazienti. La PCOS rappresenta attualmente la principale causa di sterilità anovulatoria.
2. QUALI SONO LE CAUSE?
Le precise cause della PCOS non sono note. Le ovaie di queste pazienti producono un’aumentata quantità di ormoni maschili che, oltre a spiegare l’iperandrogenismo clinico e laboratoristico, blocca lo sviluppo ciclico dei follicoli e la successiva ovulazione, con conseguenti irregolarità mestruali e anovulatorietà. Questo è il principale motivo dell’associazione tra PCOS e infertilità.
3. COME SI FA DIAGNOSI?
Per la diagnosi di PCOS sono necessari almeno due dei tre seguenti criteri :
1) Storia di irregolarità mestruali
2) Segni clinici e / o biochimici di iperandrogenismo
3) Aspetto ecografico di ovaie policistiche (presenza di numerosi piccoli follicoli disposti nella periferia dell’ovaio).
Tutte le pazienti affette da PCOS dovrebbero essere inoltre sottoposte a test specifici per l’individuazione di un’eventuale condizione di insulinoresistenza/iperinsulinemia.
4. COME SI CURA?
Dalla PCOS non si guarisce. Tuttavia, l’adozione di uno stile di vita sano (dieta equilibrata, attività fisica regolare) e il calo ponderale (in caso di sovrappeso/obesità) si accompagnano in molti casi a ripristino di cicli regolari con ovulazione. Quest’ultimo obiettivo può in altre pazienti essere raggiunto con l’ausilio di sostanze insulinosensibilizzanti (metformina/inositolo). In casi di persistenza di anovulatorietà, l’eventuale ricerca di una gravidanza può richiedere specifiche terapie di stimolazione ormonale (ovvero stimolazione dell’ovulazione). Invece in donne che non ricercano una gravidanza un utile presidio terapeutico è rappresentato dalla pillola, soprattutto quelle con azione antiandrogenica, efficaci nel ridurre i disturbi da irregolarità mestruali ed iperandrogenismo.
5. QUALI RISCHI SI CORRONO?
Le pazienti con PCOS sembrano maggiormente esposte al rischio di sviluppare malattie metaboliche, come il diabete, e cardiovascolari. In gravidanza si ha un aumentato rischio di abortività, diabete gestazionale, preeclampsia e altre complicanze ostetriche. Da ciò si evince la necessità di un corretto inquadramento diagnostico multidisciplinare e di un adeguato approccio terapeutico al fine di minimizzare rischi e complicanze anche a lungo termine.
“(CD4(+)CD28(null) T lymphocyte frequency, a new marker of cardiovascular risk: relationship with polycystic ovary syndrome phenotypes.” Moro et al. Fertil Steril 2012
“Long-term metformin treatment is able to reduce the prevalence of metabolic syndrome and its hepatic involvement in young hyperinsulinaemic overweight patients with polycystic ovarian syndrome.”Gangale et al. Clin Endocrinol 2011
Articolo di Rosanna Apa e Carola Palla, Alessandra Familiari, Elisa Scarinci, Anna Tropea
Revisione – Cetin, Frassà, Viganò