Skip to main content

Gherardo Colombo: “LA MIA DIGNITA’ E’ IL LIMITE AL TUO DIRITTO DI ESPRESSIONE … ANCHE SE SEI UN POLITICO”

By 25 Maggio 2019Luglio 3rd, 2019Cultura
[fblike][margin10]

Gherardo Colombo
photo: © BASSON CANNARSA

Gherardo Colombo aderisce alla Campagna di sensibilizzazione “LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE NON E’ UNO SCHERZO“, ideata da Sabino Maria Frassà e Nicla Vassallo per il think-tank “ama nutri cresci” al fine di stimolare una piena consapevolezza e comprensione del diritto di espressione, sovente frainteso.

La riflessione di Gherardo Colombo incentrata sul diritto a ricevere informazioni corrette e verificate, giunge dopo le riflessioni:

LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE NON E’ UN MONOLOGO di Sabino Maria Frassà e Nicla Vassallo

UN MEDICO NON PUO’ DIRE TUTTO CIO’ CHE PENSA – di Enrico Ferrazzi

[margin10]


“LA MIA DIGNITA’ E’ IL LIMITE AL TUO DIRITTO DI ESPRESSIONE … ANCHE SE SEI UN POLITICO”

Gherardo Colombo per la Campagna “LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE NON E’ UNO SCHERZO” di Ama Nutri Cresci

[pullquote2 align=”left”]Gherardo Colombo si è laureato in giurisprudenza nel 1969, è entrato in magistratura nel 1974 dove ha svolto le funzioni di giudice e di sostituto procuratore. Si è occupato prevalentemente di crimini dei colletti bianchi. Nel 2007 si è dimesso e ora si dedica soprattutto al dialogo con gli studenti sui temi delle regole e della Costituzione. E’ presidente della casa editrice Garzanti.
[/pullquote2]

Ogni diritto comporta responsabilità da parte di chi lo esercita. Anche l’esercizio della libertà di espressione, sancito e tutelato da diverse fonti del diritto italiano e internazionale, non è illimitato e incondizionato.

Avrei il diritto di dire il falso?
Avrei il diritto definire “mostro” un omicida, magari soltanto presunto?
Avrei diritto di riferire fatti che ledono la reputazione altrui, riportandoli come certi, senza aver prima verificato le fonti?

Se leggiamo attentamente la Costituzione, scopriamo che la risposta è no. L’articolo 21 della nostra Carta da un lato sancisce la libertà di espressione e dall’altro ne fa intendere i limiti. Se i primi e più “noti” due commi sanciscono il diritto <<Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure>>, quelli successivi fanno intendere chiaramente che esiste una cornice entro la quale il diritto può essere esercitato. E’ così prevista persino la possibilità di procedere a sequestri, per atto motivato dell’autorità giudiziaria. Il principio che vi sta dietro è di carattere generale e consiste nella circostanza che qualsiasi diritto, e quindi anche la libertà di parola, va utilizzato responsabilmente.

La nostra Costituzione è costruita intorno alla constatazione della pari dignità degli esseri umani (articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”), e alla conseguente esclusione di qualsiasi tipo di discriminazione (“e sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua…”), finalizzata alla possibilità di piena realizzazione della persona. Anche l’esercizio del diritto di esprimere il proprio pensiero non può degradare la dignità della persona. Pertanto la reputazione non è tutelata soltanto quando altri diritti prevalgano (per esempio il diritto di cronaca) e gli strumenti usati non siano di per sé infamanti. Ovviamente non è permesso dire il falso e manipolare i fatti, per rispetto non soltanto della dignità di colui al quale si riferisce la notizia, ma anche di quella dei destinatari della notizia: tutti noi abbiamo il diritto di non ricevere notizie false o non controllate.

Anche i denti storti raccontano chi sei, H.H. LIM, mixed media on panel, 70cm x 50 cm, 2015 – Courtesy by Zoo Zone Art Forum

Anche il diritto di esprimere una critica, pure tutelato dall’articolo 21 della Costituzione, non può essere esercitato incondizionatamente, perché non può consistere in pure congetture e possibile occasione di dileggio o di mistificazione, caratteristiche che ancora una volta confliggerebbero con la dignità della persona cui la critica è rivolta (e anche di coloro che ne prendono conoscenza).

Ma cosa succede allora se un politico dice il falso?

Fuori dall’esercizio delle sue funzioni qualsiasi membro del Parlamento deve attenersi alle stesse regole che riguardano tutti gli altri cittadini. Solo quando esercita il suo mandato non può essere chiamato a rispondere dei voti dati e delle opinioni espresse, perché ne sia garantita l’indipendenza nei confronti degli altri poteri, istituzionali (il potere esecutivo e il potere giudiziario) o meno che siano (articolo 68 della Costituzione). Il che non vuol dire che i cittadini siano disarmati rispetto alle dichiarazioni false: il rimedio sta nel dibattito parlamentare (e perciò nella possibilità di smascherare il falso da parte degli altri membri del parlamento), nella funzione critica dei media, e nella possibilità, che ciascun cittadino personalmente ha, nel non votare più chi abbia detto il falso svolgendo il suo mandato.

Gherardo Colombo – Milano, 24 giugno 2017

Revisione editoriale di Sabino Maria Frassà