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<<Il trend è pochi figli e tardi, sfidando l’orologio biologico. E’ vero che rinviare la maternità permette di “risolvere” alcuni problemi (lavoro, realizzazione personale e affettiva), ma ne pone altri …>>
Francesca Zajczyk (scopri chi è) risponde al quesito di “ama nutri cresci”: “Un figlio è un diritto a qualsiasi costo?” | Revisione editoriale: Sabino Maria Frassà (scopri chi è). L’intervista segue il dibattito “Un figlio: un diritto a qualsiasi costo?” al quale hanno partecipato Enrico Finzi (moderatore) Nicoletta Carbone, Valeria Egidi Morpurgo, Nicla Vassallo (leggi il suo articolo) e Francesca Zajczyk.
L’ Italia è il Paese a cui spetta il primato della maternità tardiva: 6 bebè su 100 sono partoriti da donne over 40 (leggi l’articolo “Qual è l’età della fertilità?”). È una percentuale praticamente doppia rispetto alla medie internazionali misurate in Francia, Spagna, Olanda, Svezia, Danimarca e negli Stati Uniti (F. Billari, 2007).
Dunque si pensa al primo figlio sempre più tardi: e ciò vale per le star come per le comuni. Per imbattersi in una neomamma over 40 e addirittura over 50 adesso basta guardarsi intorno in strada, in spiaggia e al parco (leggi l’articolo “Mamma a 50 anni”).
Ma queste gravidanze tardive rappresentano una scelta o un percorso di vita imposto in qualche modo dal mercato del lavoro e dall’organizzazione della società?
Spesso non sembra essere una scelta, o almeno non una celta pienamente consapevole, quanto piuttosto una condizione determinata da fattori sociali, economici e politici. L’ idea di mettere al mondo un bambino viene rimandata in attesa di una tranquillità lavorativa e economica sempre più difficile da raggiungere. Ma realizzarsi nel lavoro e avere un figlio piccolo non sempre è possibile, soprattutto nel nostro paese; nel quale esiste una cronica carenza di servizi, oltre ad un processo di condivisione con il partner (quando c’è) agli inizi e, per ora, del tutto insufficiente.
Forse oggi la pressione sociale rispetto alla maternità è, soprattutto in alcune zone e per alcuni gruppi sociali del Paese, meno assillante di una volta e il desiderio pieno e consapevole di genitorialità comincia a farsi impellente quando l’età comincia già ad essere relativamente più avanzata.
Sta di fatto che si inizia a rimandare e quando ci si decide si rischia di arrivare troppo tardi . La fertilità, infatti, dopo una certa soglia inizia a flettersi e diminuisce la probabilità di rimanere incinta. Qualcuno, poi, pensa anche che una madre troppo over non sia in grado di reggere le fatiche fisiche della gestione di un bimbo piccolo, oltre al rischio di una certa inadeguatezza nel seguire le problematiche della crescita in una società in continua e rapida evoluzione.
Insomma, il trend è pochi figli e tardi, sfidando l’orologio biologico. E’ vero che rinviare la maternità permette di “risolvere” alcuni problemi (lavoro, realizzazione personale e affettiva), ma ne pone altri, nonostante i rilevanti progressi fatti dalla scienza medica (a Milano per esempio, su 100 donne che tentano di restare incinta a 40 anni, solo 57 ci riescono in modo naturale)
[googleplusone size=”small” lang=”it”]D’altra parte, oggi la maternità non è più un destino, un passaggio obbligato dentro il matrimonio; fa sempre più parte di un processo di scelta personale e di coppia nella quale ogni donna si interroga su “giusto e sbagliato” cercando un punto di equilibrio non soltanto organizzativo, ma anche relazionale e soggettivo.In copertina un francobollo raffigurante una famiglia. Appartenente alla nota “Serie Democratica”, la prima serie emessa dalla Repubblica Italiana; tra i bozzettisti anche Paolo Paschetto, autore dell’emblema della Repubblica italiana.
Articolo scritto nel settembre 2016, rivisto e ripubblicato il 15 ottobre 2017