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RACCONTAMI – la medaglia di Fulvio Morella è il Premio CIP – USSI al giornalismo paralimpico

By 10 Marzo 2025CRAMUM, Cultura

Con la presentazione dell’opera Raccontami di Fulvio Morella il 26 febbraio al Foro Italico di Roma il Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e l’Unione Stampa Sportiva Italiana (USSI) hanno assegnato per la prima volta il Premio CIP-USSI, un riconoscimento dedicato a giornalisti, fotografi e comunicatori distintisi nel raccontare gli eventi sportivi paralimpici e nel diffondere i valori del movimento paralimpico italiano. Un’iniziativa che celebra il ruolo fondamentale della narrazione sportiva nel dare visibilità alle imprese degli atleti e alla loro straordinaria determinazione. Il Premio non è solo un riconoscimento, ma un invito a continuare a raccontare lo sport con la passione e la dedizione che merita. A tutti i vincitori viene assegnata la medaglia Raccontami, tratta dall’omonima opera di Fulvio Morella, realizzata in collaborazione con l’ente non profit Cramum, per celebrare la forza della narrazione di chi – gli atleti paralimpici – ridefinisce ogni giorno i confini del possibile con il proprio impegno. Da questa creazione ha preso forma il ciclo di opere Raccontami il ritorno, che esplora il significato dell’eroismo nella contemporaneità.

Medaglia Raccontami Prima edizione del Premio CIP – USSI tratta dall’omonima opera di Fulvio Morella ©Francesca Piovesan, Courtesy l’artista, Cramum, CIP, USSI

Il cuore dell’opera del Premio CIP – USSI è il proemio dell’Odissea – “Raccontami, o Musa, dell’Uomo” – reinterpretato attraverso il braille stellato, un’innovativa forma di scrittura ideata da Morella nel 2022. Come sottolineato da Sabino Maria Frassà, Direttore Creativo di Cramum: “Ogni eroe, per esistere e trasformarsi in mito e leggenda, ha bisogno di una narrazione: senza di essa, l’impresa resta nell’ombra, silenziosa e incompiuta. Con Raccontami, Morella riesce in modo inedito e inclusivo a far convergere lo spirito dell’impresa eroica con l’empatia che nasce dal raccontare e dall’ascoltare le imprese altrui.

I promotori del Premio CIP – USSI hanno scelto Fulvio Morella per disegnare la medaglia del riconoscimento, apprezzandone l’impegno nella ricerca sulla multisensorialità e sull’uso del braille per rendere l’arte universale e inclusiva. Questo approccio innovativo ha portato le sue opere a entrare in prestigiose collezioni internazionali, tra cui quelle della Zecca Italiana, del Kunsthistorisches Museum di Vienna, della Monnaie e dell’UNESCO di Parigi. Nel 2023, il suo impegno socio-culturale gli è valso il prestigioso Premio alla Carriera Alfredo D’Andrade e la selezione come protagonista del ciclo di mostre I LIMITI NON ESISTONO, che si terranno nei luoghi paralimpici di Milano-Cortina 2026. La prima tappa, Le stelle che non ti ho detto è in corso e resterà visitabile fino al 29 giugno al Museo Arte Contemporanea di Cavalese a cura della direttrice del Museo Elsa Barbieri e di Sabino Maria Frassà.

I VINCITORI

Tra i premiati: Allianz, Claudio Arrigoni, Novella Calligaris, Mattia Chiusano, Maria Luisa Colledani, Paolo De Laurentiis, Sandro Fioravanti, Giovanni Bruno, Claudio Lenzi, Nadia Lauricella, Dario Marchetti, Mirko Narducci, Mario Nicoliello, Roberto Pacchetti, Felicita Pistilli, Giacomo Prioreschi, Rai, Rai Sport, RaiNews, Lorenzo Roata, Sonia Arpaia, Mauro Ujetto.

Fulvio Morella, Raccontami (dal Ciclo Raccontami il ritorno), braille stellato su tessuto, 2025, ©Francesca Piovesan, Courtesy l’artista, Cramum, CIP, USSI

L’OPERA RACCONTAMI DI FULVIO MORELLA

L’opera, ideata dall’artista, è stata realizzata in collaborazione con l’ente non profit CRAMUM e OMEA per essere assegnata ai vincitori e alle vincitrici del Premio CIP – USSI. Ne sono stati inoltre prodotti cinque esemplari numerati in argento e una versione ricamata su tessuto, che entra a far parte del corpus di opere tessili sviluppato dall’artista dal 2022. Come da prassi, l’artista ha anche realizzato libri d’artista in Braille, completando così il progetto.

“L’arte di Fulvio Morella – spiega Sabino Maria Frassà – si basa sulla consapevolezza che ogni eroe necessita di una narrazione per trasformarsi in mito: senza di essa, l’impresa rischia di restare nell’ombra. Per questo, l’artista rende omaggio al ruolo dei giornalisti, moderni aedi e custodi della memoria degli atleti, narrandone lo spirito di resilienza e tramandandone il valore. In quest’opera, l’artista dà forma alla massima omerica “Raccontami, o Musa, dell’Uomo” attraverso parole scritte in braille stellato in uno dei suoi celebri cieli notturni. La scelta del verbo “raccontare”, ripresa dalla traduzione proposta nel 1963 da Rosa Calzecchi Onesti, non è casuale: essa sottolinea il valore del racconto in tutte le sue forme, sia come stimolo al miglioramento nel presente, sia come ponte autentico verso l’eternità. In linea con la sua poetica, che intreccia parola e immagine, Morella omette dal suo cielo stellato l’epiteto omerico “dal multiforme ingegno”, compiendo una scelta concettuale di grande significato: l’eroe non è definito dall’astuzia, bensì dalla scelta consapevole di faticare per diventare eroico. Fulvio Morella non esalta acriticamente l’Ulisse che si affida all’inganno, ma celebra il vero valore eroico: colui che affronta il proprio destino con coraggio e integrità. Gli atleti paralimpici incarnano questa visione negli occhi e nelle mani dell’artista: veri viaggiatori dell’impossibile, capaci di riscrivere la stessa narrazione del possibile. Non a caso, è lo stesso Morella a ricordarci che “I limiti non esistono”, facendo eco al messaggio dantesco: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.

IL CICLO DI OPERE RACCONTAMI IL RITORNO

A partire da Raccontami, ideata per il Premio CIP-USSI, Morella ha intrapreso un’indagine profonda sul significato dell’eroismo nel mondo contemporaneo attraverso il ciclo di opere tessili in braille stellato Raccontami il ritorno.

Questo percorso artistico si sviluppa in quattro cieli stellati, incentrati sul ritorno come elemento fondante dell’esperienza eroica. Da questa riflessione prende vita Il giorno del ritorno, ispirata alla formula omerica νόστιμον ἦμαρ (“Il giorno del ritorno”), che celebra l’eroe nell’istante più delicato e decisivo, il suo voler tornare a casa. Come spiega Frassà ” L’artista suggerisce che, oltre all’impresa, esista qualcosa di ancora più profondo: l’incontro dell’eroe con gli altri, il momento in cui l’azione si trasforma in autentico gesto eroico. Il vero valore dell’eroismo, dunque, non risiede tanto nell’impresa in sé, ma nel coraggio di accettare la metamorfosi che il ritorno inevitabilmente porta con sé, cambiando non solo l’eroe, ma anche chi gli sta accanto. Com’è, infatti, sembra chiedersi Morella, vivere con l’eroe? E cosa significa per l’eroe convivere con le proprie gesta?

Fulvio Morella, Il giorno del ritorno (dal Ciclo Raccontami il ritorno), braille stellato su tessuto, 2025, ©Francesca Piovesan, Courtesy l’artista, Cramum, CIP, USSI

Il ciclo si completa così con due opere – Ulisse e Penelope – dedicate alle figure simbolo di quello che potrebbe essere definito come il processo eroico. Ulisse incarna colui che non si arrende ai limiti, non solo nell’azione eroica, ma soprattutto nell’esporsi al rischio della trasformazione: il vero coraggio non risiede nella partenza, ma nella capacità di tornare, più consapevoli e mutati. Dopo aver compiuto un’impresa, prima considerata impossibile, l’eroe avverte il bisogno di “salvarsi” da sé stesso, dalla fama e dal successo, desiderando soltanto il ritorno a casa. Questo concetto prende forma nell’opera “Ulisse” attraverso le parole dell’eroe dell’Odissea trasformate in stelle: “Niente è più dolce della famiglia per chi è in terra straniera, anche se si trova in una casa ricca e bella.”

Fulvio Morella, Ulisse (dal Ciclo Raccontami il ritorno), braille stellato su tessuto, 2025, ©Francesca Piovesan, Courtesy l’artista, Cramum, CIP, USSI

La riflessione di Fulvio Morella” conclude Frassà “si completa e trova il suo apice con l’opera “Penelope”, forse la più significativa e concettuale di questo ciclo, dedicata all’incontro finale tra Ulisse e la moglie, che per anni ha atteso il suo ritorno. L’artista sceglie così di immortalare le sue stelle in una forma ovale, evocativa del volto umano, dando corpo a una delle frasi più emblematiche del poema omerico: “A Penelope si sciolsero ginocchia e cuore nel riconoscere i segni sicuri che Odisseo le rivelò.” Attraverso questa scelta, l’ovale diventa simbolo di riconoscimento e intimità, richiamando il valore universale dei segni come tracce di memoria e identità. Non solo: reinterpretando i valori paralimpici, l’artista ridefinisce il concetto di eroismo, riconoscendolo non solo in chi compie gesta straordinarie, ma anche in chi lo accompagna, in chi accetta il rischio del cambiamento con la consapevolezza che il ritorno non è una semplice restaurazione del passato, bensì un’opportunità di rinascita e trasformazione collettiva. L’eroismo, dunque, non appartiene esclusivamente a chi agisce, ma esiste anche grazie a chi condivide il peso dell’impresa, affrontandone le conseguenze con coraggio e dedizione. Questa consapevolezza – intreccio di accettazione e gratitudine – permette di comprendere che ogni impresa nutre la successiva, preparando a una nuova partenza. Così, nella sua arte come nell’epopea omerica, il ritorno diventa per Fulvio Morella la metafora essenziale dell’esistenza stessa: un viaggio di cadute e risalite che nutre una tensione continua verso la ricerca di un futuro migliore, in cui il senso si compie nella condivisione, nel racconto e nell’empatia con le persone care.

Fulvio Morella, Penelope (dal Ciclo Raccontami il ritorno), braille stellato su tessuto, 2025, ©Francesca Piovesan, Courtesy l’artista, Cramum, CIP, USSI