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Betty Salluce vince il Premio Cramum Reti for Art, votata dal Personale di Reti SpA

By CRAMUM

La X edizione del Premio Cramum si arricchisce e completa con l’assegnazione del secondo premio in palio. Dopo che il 19 gennaio era stato decretato Enrico Antonello quale vincitore assoluto, il “nuovo” Premio “Cramum Reti for Art” è stato riconosciuto direttamente dal Personale della Reti SpA, che ospita presso la propria sede di Busto Arsizio la mostra “Eroi?” con le opere dei dieci finalisti. Oltre 350 lavoratori sono così diventati “giudici d’arte” e hanno avuto due mesi per conoscere ed esprimere una valutazione sul/la migliore artista in mostra. Questo processo ha portato alla selezione di Betty Salluce quale vincitrice del premio acquisizione “Cramum Reti for Art”, dotato di 2500 euro. Grazie alla generosità del Presidente dell’azienda, Bruno Paneghini, e di sua moglie, Ilenia Carnio, l’opera “Anisa” dell’artista vincitrice sarà esposta permanentemente all’interno del Campus Reti.

Entra così nella collezione Paneghini ospitata da Campus Reti “Anisa” di Betty Salluce che racconta la struggente storia di una giovane donna immigrata in Italia dal Bangladesh. L’artista spiega che “l’eroe, inteso quale figura archetipica, attraversa la cultura umana fin dalla sua codificazione. Il percorso dell’eroe è il topos alla base di qualsiasi racconto, ricalca codici che si perdono nella storia della narrativa, sia orale sia scritta.  L’eroe per eccellenza è Ulisse, che, con il suo corpo, attraversa terre e pericoli, per tornare ad una casa da cui la guerra troiana l’aveva allontanato. L’emigrazione incarna uno delle mille sfaccettature dunque dell’eroe. L’epopea del viaggio e l’incontro con una cultura altra definiscono un percorso di crescita decisivo, che al mondo si apre per sfuggire al proprio Paese, quando questo diventa un teatro vuoto di umanità e serenità. “Anisa” è, dunque, prima di tutto il ritratto di un eroe, una ragazza del Bangladesh, da cui il quadro prende il nome, ma anche un ritratto corale, che vuole dar forma visiva all’emigrazione e alla sua epopea tanto mitica quanto sofferta e ingiusta. La mano si abbandona, si mostra nel suo aspetto più intimo (il palmo), racconta il passato e promette il futuro, futuro che rimane fuori dal ricamo che ne delinea il contorno, una separazione netta quanto labile (la linea non è continua ma tratteggiata). I ricami colorati spezzano il grigiore circostante, andandosi ad intrecciare con le “linee della vita”, che nella cultura popolare rappresentano la vita umana nelle varie fasi che questa attraversa. L’artista ne crea di nuove, le moltiplica, ne cambia i percorsi, attraverso i ricami, dona ad Anisa le strade fatte e quelle solo sognate, ne celebra la partenza e ne traccia un ritorno, non ad un luogo preciso ma ad uno stato dell’animo, ad una quiete ed al silenzio dei giusti.  Un futuro in cui non c’è bisogno di eroi è l’unico futuro di pace possibile, la storia mai scritta che pone fine a tutte le storie possibili.”

Anisa, opera premiata di Betty Salluce

Premiati con una somma di denaro invece i tre lavoratori – Paolo Zaffaroni, Valentina Bandera ed Elisa Cattaneo (nell’ordine di selezione) – che meglio hanno saputo spiegare il proprio voto. Tale selezione è stata effettuata da Sabino Maria Frassà, Direttore Artistico di Cramum e ideatore di questa iniziativa, che ha spiegato così la visione che ha portato alla nascita di questo nuovo format di premio: “Il Capitale Umano è un attore imprescindibile e irrinunciabile del nostro modo di concepire il mondo non solo dell’arte. La collezione Paneghini si estende da anni in tutti gli ambienti in continuo divenire del Campus Reti, cuore dell’omonima azienda che quest’anno celebra il trentesimo anno di attività. Ho e abbiamo voluto fortemente questo nuovo ‘Premio Cramum Reti for Art’ per rafforzare ulteriormente il legame tra arte e azienda, in linea con la visione olivettiana del padrone di casa, Bruno Paneghini, secondo cui lavorare nel ‘bello’ favorisce la crescita e il benessere sia dell’azienda sia delle persone. L’arte non è (più) un semplice ornamento per le pareti del luogo di lavoro, ma può diventare motivo di ispirazione, aggregazione e condivisione. Lo è oggi, ancora di più grazie a questo Premio che ha trasformato i lavoratori in consapevoli giudici e collezionisti, con la scelta diretta e insindacabile di quale artista “far entrare” nel luogo in cui lavorano. A dimostrazione che l’arte può fare la differenza anche sul luogo di lavoro, mi ha colpito la profondità delle riflessioni dello staff di Reti sulle opere in mostra”.

Il primo classificato tra i dipendenti è Paolo Zaffaroni, che ha vinto per la riflessione proposta sulla ricerca artistica di Gisella Chaudry: “L’impressione che lascia l’opera “Punto di contatto” di Gisella Chaudry è quella di un paesaggio desolato e brullo. Se relazioniamo tale elemento al titolo dell’opera, può sembrare che il contatto degli altri lasci su di noi abbia un effetto devastante e di desolazione. Ma, se si affronta il tema da un altro punto di vista, ogni cratere può essere interpretato come un dono di una parte di sé, inteso anche come pura condivisione di esperienza, di conoscenza, di punti di vista … di emozioni. Del resto già secoli fa l’apostolo Paolo spiegava che “vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. Ogni cratere diventa così un’opportunità e occasione per ricevere dagli altri le stesse esperienze. Tutto ciò richiama uno dei valori fondanti di Reti: creare connessioni tra le persone per ottenere insieme qualcosa di più grande della somma dei singoli”.

PUNTO DI CONTATTO opera di Gisella Chaudry

Valentina Bandera, seconda classificata, ha commento così il suo voto per l’opera “Words. Are just words?” di Enrico Antonello: “Un’opera che con le sue trasparenze si fonde con l’ambiente circostanze e interrompe lo spazio con le sue linee decise e razionali. Bastano pochi istanti per rimanere ipnotizzati dalle luci che, accendendosi e spegnendosi, guidano lo sguardo dell’osservatore tra le parole. Scatta così un’associazione di idee che dà vita ad un viaggio introspettivo. I pensieri sono continuamente interrotti dalle parole che riescono a rompere il silenzio anche se – qui – non c’è una voce a scandirle: a prenderne il posto è il rumore secco dei circuiti che si attivano e donano nuova vita e dinamicità all’opera”.

Infine, Elisa Cattaneo, arrivata terza, ha spiegato il perché del suo voto a favore di Betty Salluce: “La sua opera mi ha colpito subito per i colori sgargianti dei fili intrecciati: vivaci, vivi, vividi. Colori che evocano passione ed energia. Solo dopo ho posto lo sguardo su tutta la mano: scura, cupa, reale, normale: è la mano di una donna con tutte le sue bellezze e le sue imperfezioni. Una mano lasciata andare, affaticata, abbandonata, ma in cui scorre ancora sangue, colore, coraggio, forza, vita. Mi ha colpito questo contrasto cromatico che rispecchia la contrapposizione tra normalità ed eccezione. In fondo chi è un eroe? Una persona come me, che pur trovandosi a vivere eventi straordinari nel bene e nel male, non può che rimanere sempre nell’intimo una persona normale”

A Gaza è morto il Maestro Fathi Ghaben

By CRAMUM, Cultura

Il maestro dell’arte palestinese Fathi Ghaben è scomparso a Gaza il 25 febbraio 2024. Rinomato per le sue vibranti opere sulla NAKBA e per celebrare la cultura e la resistenza palestinese, è deceduto a Gaza il 25 febbraio. Nonostante le suppliche dei suoi cari di trasferirlo per cure mediche al di fuori della regione assediata, le autorità israeliane non hanno agito. Ghaben, settantasettenne, combatteva problemi respiratori, rendendo la respirazione difficile. Il Ministero della Cultura palestinese ha descritto la sua scomparsa come “una perdita per l’arte palestinese”, sottolineando la necessità per lui di ricevere cure mediche al di fuori di Gaza a causa della mancanza di farmaci e ossigeno. Tuttavia, le autorità di occupazione hanno rifiutato di permettergli di lasciare la Striscia. Poche settimane fa la sua casa e il suo studio erano stati distrutti dai bombardamenti israeliani: molte le sue opere perse, tra cui quasi tutti i Murales di Gaza e i quadri presenti nello studio.

Fathi Ghaben notte

Appassionato sostenitore dell’educazione artistica, ha insegnato arte alla scuola islamica Al Naser per 13 anni, è stato membro fondatore dell’Associazione degli Artisti di Gaza e ha istituito il Centro d’Arte Fathi Ghaben. Consigliere del Ministero della Cultura, ha decorato numerosi murali. Nel 2015, è stato onorato dal governo palestinese con l’Ordine della Cultura, della Scienza e delle Arti e ha ricevuto la Medaglia della Spada di Canaan da Yasser Arafat, insieme al Premio di apprezzamento annuale dei Media Freedom Awards dalla Palestine Press House. Ha ricevuto anche diversi riconoscimenti internazionali, tra cui l’Ordine di Hiroshima e l’Ordine della Federazione Mondiale delle Società di Tokyo.

Sabino Maria Frassà – 10 marzo 2024

Fathi Ghaben

La vita è una commedia, Fulvio Morella, 2023

ArtAgenda, Salon Bite&Go a Palazzo Lombardia

By CRAMUM, Eventi

Salon Bite&Go in collaborazione con la Regione Lombardia torna a Milano dal 12 al 17 marzo 2024. Fino al 17 marzo, Palazzo Lombardia ospiterà nuovamente una selezione di 100 artisti del progetto ARTbite con lavori inediti e new-entries per addentrarsi nell’arte contemporanea e scoprirla in modo originale. Grazie alla rinnovata partnership con Cramum, in mostra anche Fulvio Morella; l’artista presenta “La vita è una commedia”, un’opera tessile ricamata con “braille stellato”, perché come spiega l’autore “in un cielo stellato possiamo scoprire enigmatici pensieri in braille”. Il ricavato della vendita dell’opera andrà a sostenere i progetti dell’Associazione Cramum.

Dopo il grande successo dell’edizione 2023, torna a Milano il Salon Bite&Go, nato dalla rinnovata collaborazione tra ARTbite di Nicoletta Rusconi e la Regione Lombardia. L’obiettivo del progetto è quello di offrire un “piccolo morso” di arte contemporanea, scegliendo opere di piccole dimensioni e dai prezzi contenuti con il fine di favorire ogni tipologia di collezionismo. La varietà di queste opere offre una panoramica delle svariate interpretazioni e sfumature legate a tale concetto, tanto astratto quanto presente nelle nostre vite odiernamente. Incertezza, fragilità̀, fugacità̀ e transizione: sono termini che dipingono la complessità̀ del nostro vivere contemporaneo, una realtà̀ immersa nella precarietà̀ e nella dimensione in cui l’uomo del nostro tempo si trova a navigare.

INFORMAZIONI – Salon Bite&Go Palazzo Lombardia, Spazio N3 Piazza Città di Lombardia 1, Milano
Opening 12 marzo, ore 18.30 – ORARI Aperture: dal 13 al 17 marzo, 11-19
Informazioni: info@artbite.it Federica Gomiero: federica@nicolettarusconi.com

ArtAgenda, Ingar Krauss a Roma da Gaggenau con “Deep Blossom”

By CRAMUM, Eventi

Fino al 24 luglio Gaggenau e Cramum portano a Roma la fotografia del maestro tedesco Ingar Krauss. Il brand tedesco del lusso presenta “Deep Blossom”: sedici opere esplorano la poesia della natura, trasformando fiori di campo, tarassachi e tulipani in protagonisti di uno straordinario teatro. Il curatore, Sabino Maria Frassà, introduce con una domanda enigmatica: “Sono solo fiori?”. Le affinità tra Krauss e Gaggenau, entrambi radicati nella tradizione tedesca, si fondono armoniosamente, trasmettendo un senso di eternità. La mostra invita a contemplare la profondità e la sacralità delle piccole cose, oltre il tempo e lo spazio.

A proposito della tecnica: Ingar Krauss unisce fotografia e pittura in “Deep Blossom”, trasformando scatti in bianco e nero su carta fotografica in opere “nature morte” colorate con la velatura a olio, conferendo loro corporeità unica.”

Per visitare la mostra

DEEP BLOSSOM 22 febbraio – 24 luglio, lunedì-venerdì ore 10:30 – 13:00 / 15:30 – 19:00

Gaggenau DesignElementi,  Lungotevere de’ Cenci 4, Roma

Visite aperte al pubblico solo su appuntamento previo contatto e-mail o telefonico.   E-mail: gaggenau.roma@designelementi.it  T. +39 06 39743229, +39 371 1733120

Ingar Krauss in mostra a Roma

 

Enrico Antonello vince il X Premio Cramum. Seconda Betty Salluce. Terzo Guido Mitidieri.

By CRAMUM, Cultura

Milano – Busto Arsizio

Enrico Antonello, nato a Castelfranco Veneto nel 1995, ha vinto la Decima Edizione del Premio Cramum con l’opera “Words. Are just words?”. Oltre al cubo simbolo del Premio Cramum, vince una mostra personale al Mercato Centrale Milano dal 17 luglio al 29 agosto.

La proclamazione ha avuto luogo ieri, 19 gennaio 2024, presso il Campus Reti di Busto Arsizio in occasione dell’apertura della mostra “Eroi?” curata da Sabino Maria Frassà, direttore del Premio. La mostra rimarrà aperta fino al 30 maggio e vedrà protagoniste le opere dei dieci finalisti – Enrico Antonello, Mattia Barbieri, Giulio Boccardi, Gisella Chaudry, Edson Luli, Simone Mazzoleni, Monica Mazzone, Guido Mitidieri, Caterina Roppo, Betty Salluce – al fianco di quelle dell’artista “maestro dell’anno” (fuori concorso) Francesca Piovesan.

Come spiega il Direttore del Premio Sabino Maria Frassà, «Enrico Antonello ha vinto per la sua capacità di interpretare il tema dell’anno, ovvero “chi è l’eroe?”, indagando in modo originale e compiuto la precarietà dell’essere umano e il significato più profondo di eroismo culturale – oltre che morale – così pregnante al giorno d’oggi. Tra responsabilità individuali e collettive, congiunture fragili e complesse, riusciamo a capirci sempre con più difficoltà finanche a non riuscire più a “sentire” e comprendere le nostre proprie parole».

L’opera “Words. Are just worsd” è così spiegata dall’artista: “Luce, suono e moto sono i tre aspetti principali, e ricorrenti della mia ricerca artistica. Le mie installazioni multimediali presentano aspetti legati al mondo del settore industriale, con riferimenti sia estetici sia funzionali che ritroviamo nelle correnti architettoniche del Decostruttivismo e del Brutalismo. Rifletto su che cosa voglia dire fare pittura oggi, andando a scardinarne non solo la bidimensionalità, quanto l’uso del mezzo espressivo che le è proprio. In particolare, lavoro con materiali che non sono stati fabbricati per la pittura e in questo modo li decontestualizza, evocando il ready-made duchampiano. Grazie ad essi e alla presenza di microcontrollori vi è un inserimento del tempo e del suono, come dimensione fruibile del lavoro in maniera analogica. L’opera dà così vita a un complesso di fonemi, cioè di suoni articolati e la relativa trascrizione in segni grafici mediante i quali l’essere umano esprime una nozione generica, che si precisa e determina nel contesto d’una frase”.

 

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Seconda classificata è risultata essere Betty Salluce con l’opera “Sama” che è una sorta di “duplice ritratto”: quello di un eroe, una ragazza siriana da cui l’opera prende il nome, ma anche quello di una Nazione che dal 2011 è devastata dalla guerra civile. Come spiega l’artista “la mano si abbandona, si mostra nel suo aspetto più intimo, racconta il passato e promette un futuro. I ricami colorati spezzano le tonalità fredde di cui l’opera si compone, andandosi ad intrecciare con le “linee della vita”, che nella cultura popolare rappresentano la vita nelle varie fasi che questa attraversa. L’opera le moltiplica, ne cambia i percorsi, attraverso i ricami, dona a Sama tutte le vite possibili”.

 

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Terzo classificato è stato votato Guido Mitidieri con “Agonia dell’indentità”. L’opera è così illustrata dall’artista: “Se è vero che il significato determina il senso dell’agire, il significato di estensione maggiore che è in grado di racchiuderli tutti è il significato “cosa”. Infatti ogni cosa è qualcosa, e nella nostra interpretazione tutto ciò che è, è solo temporaneamente ciò che esso è. Solo in questa oscillazione gli uomini e le donne possono sognare di trasformare la realtà, poiché solo ciò che è provvisoriamente si presenta come disponibile al cambiamento. L’opera “Agonia dell’Identità” raffigura con l’elemento visivo della linea l’ambiguità di questa dimensione. La tecnica è penna a sfera Bic di colore nero su cartoncino vegetale esposto ai raggi del Sole.”

Le opere sono state votate da una Giuria di eccellenza composta da: Marzia Apice, Valentina Ardia, Elsa Barbieri, Loredana Barillaro, Letizia Cariello, Giuseppe Casarotto, Jacqueline Ceresoli, Carolina Conforti, Paola Coppola, Camilla Delpero, Alberto Di Fabio, Riccardo Fausone, Raffaella Ferrari, Antonio Frassà, Rosella Ghezzi, Pier Luigi Gibelli, Gian Luca Granziera, Maddalena Labricciosa, Veronica Lempi, Andrea Lesina, H.H. Lim, Claudio Marenzi, Andrea Margaritelli, Ilaria Mauri, Franco Mazzucchelli, Marco Miglio, Fulvio Morella, Annapaola Negri-Clementi, Arianna Panarella, Ilenia e Bruno Paneghini, Federico Pazzagli, Mauro Perosin, Francois-Laurent Renet, Giulia Ronchi, Elisabetta Roncati, Alessandro Scarano, Carolina Trabattoni, Massimiliano Tonelli, Valeria Vaselli, Maurizio Zanella, Emanuela Zanon, Paolo Ziotti.

Il premio e la mostra sono resi possibili dalla collaborazione con Reti SpA, Mercato Centrale Milano, Cave Gamba, Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano, Associazione Marmisti della Regione Lombardia, The Art Talk, Cantina Giacinto Gallina e Ama Nutri Cresci.

 

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“EROI?”

a cura di Sabino Maria Frassà

Artisti in mostra: Enrico Antonello, Mattia Barbieri, Giulio Boccardi, Gisella Chaudry, Edson Luli, Simone Mazzoleni, Monica Mazzone, Guido Mitidieri, Francesca Piovesan, Caterina Roppo, Betty Salluce.

 

Campus Reti, Via Giuseppe Mazzini, 11, 21052 Busto Arsizio (VA)

20 gennaio – 30 maggio

 

Per visitare la mostra dopo l’opening sarà necessario registrarsi a questo link: https://reti.it/visita-campus-reti/

 

Promosso da Cramum & Reti SpA

Info mostra: infocramum@gmail.com

Il 19 gennaio apre “Eroi?” la mostra del X premio Cramum al Campus Reti

By CRAMUM, Eventi

Il 19 gennaio il Campus Reti di Busto Arsizio ospita la mostra “Eroi?” del X premio Cramum a cura di Sabino Maria Frassà. Fino al 30 maggio sarà possibile ammirare le opere dei 10 artisti finalisti al fianco di quelle di Francesca Piovesan, “Artista Maestra dell’anno” fuori concorso, che vinse il premio nel 2015.

In occasione dell’inaugurazione sarà anche selezionato il/la vincitore/vincitrice del Premio tra gli artisti finalisti: Enrico Antonello, Mattia Barbieri, Giulio Boccardi, Gisella Chaudry, Edson Luli, Simone Mazzoleni, Monica Mazzone, Guido Mitidieri, Caterina Roppo, Betty Salluce. 

“Eroi?” è stata concepita come una riflessione corale per immagini sul ruolo e sulla definizione dell’eroe nella cultura contemporanea, ovvero su come l’essere umano si stia rappresentando e raccontando anche attraverso l’arte. La risposta è così data dalla somma delle interpretazioni date al tema dagli 11 artisti in mostra.

Come spiega il curatore Frassà: “Per capire chi sia l’eroe oggi è fondamentale analizzare l’arte e la cultura del nostro tempo. Sin dall’origine dell’umanità, l’esistenza dell’eroe è funzione della comunicazione e divulgazione, senza le quali esso non esiste. Lontani dall’ottimismo e dal boom degli anni ‘50 e ‘60, le nuove generazioni di artisti si muovono tra un forte individualismo e una diffusa crisi, non solo valoriale. Difficile la vita dell’artista contemporaneo: se ogni singolo essere umano è misura di tutte le cose, l’artista “professionista” non può che rappresentare se stesso o proiezioni di sé e chiedere al cliente – collezionista – di condividere e acquistare tale concezione. Dal momento che piacere per ciò che si è, è miraggio per i più, l’artista vive in continua lotta tra l’essere autenticamente se stesso e l’essere capito-acquistato. Trattare la rappresentazione dell’eroe ha quindi oggi a che fare con questa sublimazione-celebrazione di sé stessi da parte degli artisti. È perciò l’artista contemporaneo l’eroe che affronta i nuovi draghi e orchi del XXI secolo, ovvero terrorismo, estremismo, guerra, cambiamento climatico, precarietà, miseria e la condanna alla vecchiaia? Irrealistico pensare che un artista abbia tali aspirazioni e capacità messianiche. Più facile e probabile è che ricorra ad una eterogenea e variegata esigenza di trascendenza, quando non anche a un approccio agnostico o ateo. Se non si rifugia nel legittimo nichilismo della “bieca” decorazione, l’artista con questo fa i conti. E quindi l’eroe della contemporaneità coincide sempre più spesso con la narrazione di chi “sopravvive” piuttosto che di chi si sacrifica.

Intsllation view con le opere di Piovesan.

ArtAgenda, Erjola Zhuka con “as if you know nothing” da Lampo Milano

By CRAMUM, Eventi

“as if you know nothing” è la nuova mostra personale di Erjola Zhuka curata da Elsa Barbieri allo Spazio Lampo (Via Farini 5). Letteralmente, come se non sapessi – o sapeste – nulla. Eppure simile vuoto non testimonia affatto una perdita, materiale o immateriale, al contrario favorisce quel processo di straniamento che spalanca, insolitamente e ai nostri occhi, paesaggi, esteriori e interiori, sconosciuti, sorprendenti come potrebbe esserlo uno scenario familiare osservato da uno sguardo estraneo.

Erjola Zhuka costruisce, con il mezzo fotografico, narrazioni visive di paesaggi familiari e realtà quotidiane che mettono in movimento il legame rituale con lo spazio giocando, a pieno e su questo piano, la necessaria rielaborazione dell’identità tra ciò che rimane costante e il cambiamento. L’immaginario infatti, come la concretezza, i tempi, i paesaggi e le mete, cambiano molto; mentre la carica coinvolgente dei corpi, o delle architetture, piuttosto che degli oggetti, rimane viva attraverso i millenni e nel dialogo con le diverse culture, anche nel saper cogliere e far parlare le mutazioni e le potenzialità del sentire umano. Come spiega la curatrice Barbieri “la verifica di senso è il cardine di as if you know nothing, che propone anziché asserire, con l’invito ad abbracciare una prospettiva di way of being più spontanea e meno socialmente determinata e precostituita, così da permettere all’identità, agli spazi e agli oggetti, di ricostruirsi e risignificarsi partendo da sé e perseguendo una logica alternativa, in continuo divenire, come un crogiolo di interazioni sempre in corso tra versanti individuali e collettivi.

La mostra dell’artista nata a  Durazzo (Albania) nel 1986 inaugura il 14 dicembre e rimarrà aperta fino al 14 gennaio.

Per ulteriori informazioni: info@lampomilano.it

Erjola Zhuka con “as if you know nothing” da Lampo Milano

The Art Talk e Cramum insieme per Arte in Nuvola

By CRAMUM, Eventi

Dal 24 al 26 novembre l’arte contemporanea arriva nella Capitale con Roma Arte in Nuvola. Per l’occasione l’editore svizzero The Art Talk e Cramum hanno stretto ancora una volta una collaborazione e portano in fiera otto opere di artisti al centro della scena dell’arte italiana: Marta Abbott, Fulvio Morella e Stefano Cescon. I direttori di entrambe le istituzioni – Sabino Maria Frassà, Carolina Conforti & Francois L.Renet- hanno così voluto mettere in mostra esempi di come la materia possa diventare poesia e strumento di riflessione: dagli inchiostri “intimi” di Abbott, all’indagine sul colore di Cescon alle opere tattili e inclusive di Morella.

Per maggiori informazioni: https://www.arttalkmagazine.com/ https://www.thearttalk.com/

Andiamo a scoprire di più sugli artisti.

Stefano Cescon ha realizzato un corpo di quadri scultura in cera e lapislazzuli per portare avanti la propria riflessione materica sul futuro della pittura a partire da uno dei colori più preziosi e alla base della storia dell’arte: il blu oltremare, estratto dai lapislazzuli. Un pigmento notoriamente raro e prezioso, il cui nome deriva dal fatto che in tempi antichi il colore si ricavasse dai lapislazzuli che giungevano in Europa dai porti del vicino Oriente, in particolare dalle cave afghane del Badakhshan, territori conosciuti in epoca medievale come “Oltremare”.

Cera e lapislazzuli protagonisti dei quadri scultura di Stefano Cescon

La ricerca artistica di Fulvio Morella è incentrata sul tatto. L’artista ricorda spesso che “con le mani non solo fai, ma conosci il Mondo”. La svolta nella sua carriera avviene dopo che una nota Istituzione veneziana durante una visita gli impedisce di toccare una scultura collocata all’aperto. Da questo episodio scaturisce una profonda riflessione sulla parzialità con cui riusciamo a conoscere il mondo esterno attraverso il solo uso degli occhi. Lo studio della relazione tra vista e realtà porta l’artista ad approfondire lo studio del braille, un linguaggio inventato 200 anni fa da Louis Braille – rimasto cieco da bambino – che permette ancora oggi alle persone ipovedenti di scrivere, oltre che di leggere.

Lupa (Dettaglio) Fulvio Morella ©Francesca Piovesan, Courtesy Cramum Gaggenau

L’artista ceco-americana Marta Abbott, protagonista sempre a Roma anche della personale Moon Garden da Gaggenau, è nota per  i quadri “disegnati” con inchiostri, a tratti alchemici, creati dall’artista stessa. Impronte di fiori, bacche e metalli danno vita a una nuova scrittura visiva in bilico tra astrazione, poesia e sogno. Come spiega il curatore della mostra “Il collegamento tra inchiostro e scrittura è quasi ancestrale: sin dai tempi degli scribi sumeri, che nell’antica Mesopotamia mescolavano carbone o fuliggine con la gomma arabica per incidere le tavolette di argilla, questa miscela liquida è stata infatti utilizzata come mezzo per comunicare e trasmettere le informazioni”.

Opera di Marta Abbott in mostra da Moon Garden al Gaggenau di Roma

 

Nominati i 10 Finalisti e i 10 Artisti in Evidenza del X Premio Cramum “Eroi?”. La finale il 19 gennaio 2024 alla Reti SpA.

By CRAMUM

Cramum annuncia che i finalisti della X edizione del Premio Cramum sono:
Enrico Antonello, Mattia Barbieri, Giulio Boccardi, Gisella Chaudry, Edson Luli, Simone Mazzoleni, Monica Mazzone, Guido Mitidieri, Caterina Roppo, Betty Salluce.
Constatato l’elevato numero di iscrizioni e l’elevata qualità dei progetti proposti, Cramum ha voluto nominare, anche dieci “Artisti in Evidenza”, che si sono distinti per l’innovatività formale e sostanziale del progetto artistico proposto. Le loro opere, anche se non in mostra, saranno pubblicate all’interno del libro “Eroi & Sopravvissuti” del Premio Cramum 2023. I dieci “Artisti in Evidenza Cramum 2023” sono: Michele Maria Canditone, Lorenzo Conforti, Guido Corbisiero, Federico Ferroni, Tommaso Sandri, Stefano Scagliarini, Letizia Scarpello, Danilo Sciorilli, Giulia Seri, Mattia Trabalza.

Il Cubo del X Premio Cramum è realizzato e donato da Cave Gamba.

Come previsto dal Bando, la selezione dei Finalisti e degli Artisti in Evidenza è stata fatta dal Direttore del Premio Cramum, Sabino Maria Frassà, che presiede anche la Giuria, che decreterà tra i soli Finalisti il/la vincitore-vincitrice venerdì 19 gennaio 2024 in occasione dell’inaugurazione della mostra “Eroi?”. La mostra sarà ospitata all’interno della Collezioni Paneghini presso la Reti SpA di Busto Arsizio in cui saranno esposte le opere dei finalisti al fianco dell’Artista “Maestro dell’anno” e fuori concorso Francesca Piovesan.

Il/La vincitore-vincitrice terrà una mostra personale presso il Mercato Centrale Milano nell’estate 2024, finanziata da Reti SpA. Alla fine della mostra sarà assegnato anche il Premio Speciale Cramum & Reti for Art pari a un massimo di 2500 euro per l’acquisizione da parte di Bruno e Ilenia Paneghini di un’opera dei finalisti che entrerà a far parte in modo permanente della loro Collezione presso la Reti SpA. L’opera verrà selezionata dalle “persone che vivono e lavorano nello spazio”.

La Giuria del X Premio Cramum è composta da noti collezionisti, esperti e/o giornalisti del mondo dell’arte e della cultura: Marzia Apice, Valentina Ardia, Elsa Barbieri, Loredana Barillaro, Giuseppe Casarotto, Jacqueline Ceresoli, Carolina Conforti, Paola Coppola, Camilla Delpero, Riccardo Fausone, Raffaella Ferrari, Antonio Frassà, Rosella Ghezzi, Pier Luigi Gibelli, Gian Luca Granziera, Maddalena Labricciosa, Veronica Lempi, Andrea Lesina, Andrea Margaritelli, Ilaria Mauri, Marco Miglio, Annapaola Negri-Clementi, Arianna Panarella, Ilenia e Bruno Paneghini, Federico Pazzagli, Mauro Perosin, Francois-Laurent Renet, Giulia Ronchi, Elisabetta Roncati, Alessandro Scarano, Carolina Trabattoni, Massimiliano Tonelli, Valeria Vaselli, Maurizio Zanella, Emanuela Zanon, Paolo Ziotti.

La giuria è completata dall’artista “Maestro dell’anno” Francesca Piovesan e dagli Artisti “Maestri Amici”: Letizia Cariello, Alberto Di Fabio, H.H. Lim, Franco Mazzucchelli, Fulvio Morella.

La X edizione del premio Cramum è resa possibile grazie ai main-partner Reti SpA e Mercato Centrale Milano e grazie al sostegno di Ama Nutri Cresci, Associazione Marmisti Regione Lombardia, Cave Gamba e Istituto Confucio Università degli Studi di Milano.

 

A Palazzo Morando la mostra RITMO di Stefano Cescon “riconquista” l’apertura piena

By CRAMUM, Cultura

Dopo le polemiche prima dell’apertura in merito alla decisione del Comune di Milano di ridurre del 50% degli orari di apertura, dal 1° al 19 novembre la mostra RITMO dedicata a Stefano Cescon a Palazzo Morando riottiene la piena apertura, ovvero da martedì a domenica dalle 10:00 alle 17:30 (ultimo ingresso ore 17:00).  La mostra, fortemente voluta dal Museo Palazzo Morando, dallo Studio Museo Francesco Messina e da Cramum, costituisce la conclusione del percorso “talent” di cramum e consacra Stefano Cescon tra i giovani artisti italiani di punta.

Oltremare – Morando, opera site-specific di Stefano Cescon a Palazzo Morando. ©Francesca Piovesan

Stefano Cescon vinse infatti nel 2021 l’ottava edizione del Premio con una delle prime opere tratte dal ciclo Honey Box. Il curatore della mostra, Sabino Maria Frassà, ha voluto mettere in mostra dieci opere tratte dal nuovo e inedito ciclo “Oltremare”, tra cui anche una grande installazione site-specific “Oltremare – Morando” per raccontare l’evoluzione della riflessione dell’artista su uno dei colori più amati nella storia dell’arte, il blu.

L’artista ha iniziato il suo percorso artistico nella pittura, indagando la luce e gli equilibri cromatici. L’interesse per il colore e l’esigenza di esplorare gli aspetti materici dell’opera hanno poi condotto l’artista a portare avanti le sue ricerche elaborando una particolare tecnica per cui combina pigmenti con la cera d’api, realizzando quadri scultura in cui forte e centrale è l’elemento della stratificazione. Dopo la mostra Terra! nell’hub meneghino di Gaggenau, Cescon è tornato con questa mostra a Milano presentando l’evoluzione della sua ricerca: il nuovo impiego di casseforme di vetro consente oggi all’artista il pieno controllo sui materiali e sul processo creativo. In queste opere i passaggi di tono “ovattati” lasciano spazio a singole e studiate note nette di colore; ancora più forte appare la stratificazione materica. La “nuova” successione ritmica dei colori si dispiega con uno schema differente in ogni opera, creando forme e gradienti che esprimono l’universo interiore di Stefano Cescon.

La mostra Ritmo è ospitata nel quadrilatero della moda milanese all’interno del prestigioso Palazzo Morando, un museo che, accanto alla collezione di dipinti, sculture, disegni e alle sale di rappresentanza settecentesche, espone lo straordinario patrimonio di costume e moda del Comune di Milano. È parte, insieme a Studio Museo Francesco Messina, Casa Museo Boschi di Stefano, Galleria d’Arte Moderna e Museo del Novecento, dei Musei d’Arte Moderna e Contemporanea della città di Milano.  In tale contesto Cescon libera quella che, nell’interpretazione critica di Sabino Maria Frassà, Vasilij Kandinskij, maestro della musica nella pittura, definiva “l’anima viva dei colori”, presentata con un ritmo personale e intimo in continua evoluzione verso l’universale.

Immagini © Francesca Piovesan, Courtesy l’artista, Cramum, Palazzo Morando