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Lorenzo Guzzini vince l’XI Premio Cramum – “Il tempo della Terra”

By CRAMUM, Cultura

La campana-campanile di Lorenzo Guzzini si aggiudica l’XI Premio Cramum “Il tempo della Terra”. Menzioni speciali a Livia Paola Di Chiara e Marco Paghera.

L’opera Tempo lineare e tempo ciclico di Lorenzo Guzzini vince il Premio Cramum 2025. Il campanile contemporaneo alto 5 metri sarà installato nel parco della Cantina Terre Margaritelli in Umbria. Il progetto riflette sul tempo come ciclo naturale e spirituale.

L’opera di Guzzini – una campana che si fa campanile – si inserisce con sobria autorevolezza nel paesaggio, diventando riferimento visivo e sonoro. Il rintocco quotidiano a mezzogiorno evoca una geografia dell’esistenza, richiamando l’equilibrio tra lavoro e contemplazione, tra materia e spirito”. La Giuria dell’XI Premio Cramum

“In quest’opera, il tempo non è rappresentato in modo astratto, ma restituito come esperienza concreta e quotidiana… Come scriveva John Donne: «Non chiedere mai per chi suona la campana: essa suona per te.» Il rintocco non è perciò un suono nostalgico, ma un invito a fermarsi, riflettere, ricordare chi siamo. Evoca il ritmo dell’ora et labora, e ci riconnette a un tempo più umano e naturale». Sabino Maria Frassà, Direttore dell’XI Premio Cramum

Cubo simbolo del Premio Cramum

 

Comunicato Ufficiale Cramum & Listone Giordano

Milano, 26 giugno 2025 – L’Arena Listone Giordano di Milano ha fatto da cornice alla cerimonia di premiazione dell’XI edizione del Premio Cramum, intitolata Il Tempo della Terra e realizzata in collaborazione con Listone Giordano e Terre Margaritelli. A vincere è stato Lorenzo Guzzini, architetto e artista nato a Recanati nel 1983, con il progetto Tempo lineare e tempo ciclico, selezionata tra dieci finalisti provenienti da diversi ambiti della creatività contemporanea (architetti, artisti, designer, scenografi). Guzzini è stato scelto per aver interpretato con coerenza e forza poetica Il Tempo della Terra attraverso una campanacampanile contemporaneo alto cinque metri, concepito come scultura site-specific, che sarà installata in modo permanente nel parco della Cantina Terre Margaritelli, in Umbria.

Guzzini ha ricevuto anche l’iconico cubo “cramum”, simbolo del premio sin dalla sua istituzione nel 2012: disegnato dall’architetto Antonio Frassà, è stato realizzato per questa edizione dall’artigiano Mario Rossi in pregiata essenza di Ciliegio Europeo.

XI Premio CRAMUM Listone Giordano – Vincitore con Frasssà e Margaritelli

 

Finalisti 

I finalisti, preselezionati dal Direttore del Premio Sabino Maria Frassà e dal Presidente della Giuria Andrea Margaritelli, erano:

Luca Antonio Bonifacio, BohoB (Marialaura Calogero, Matteo Pennisi, Graziano Testa), Margherita Burcini, Livia Paola Di Chiara, Lorenzo Guzzini, Marco Nones, Marco Paghera, Andrea Papi, Giulio Rosi, Alfredo Vanotti (in collaborazione con Fabio Sciuchetti).

 

Menzioni speciali 

La giuria, considerato l’alto livello dei finalisti e l’elevato numero di candidature pervenute, ha deciso di conferire due menzioni speciali per la forte potenza espressiva delle opere a: Livia Paola Di Chiara e Marco Paghera.

 

Motivazione della giuria 

“L’opera Tempo lineare e tempo ciclico di Lorenzo Guzzini interpreta con sensibilità e potenza visiva il tema dell’edizione, affrontando il tempo come doppia dimensione: lineare per l’essere umano, ciclica per la natura. L’opera – una campana che si fa campanile – si inserisce con sobria autorevolezza nel paesaggio, diventando riferimento visivo e sonoro. Il rintocco quotidiano a mezzogiorno evoca una geografia dell’esistenza, richiamando l’equilibrio tra lavoro e contemplazione, tra materia e spirito. Pensata per maturare con il luogo, l’opera rappresenta pienamente la maturità artistica: sintesi di esperienza, consapevolezza e capacità generativa. Un’arte resistente all’effimero, radicata nel tempo, nella terra e nella comunità.”

Firmato dai membri della Giuria: Sabino Maria Frassà (Direttore dell’XI Premio Cramum), Andrea Margaritelli (Presidente della Giuria), Tiziana D’Acchille, Franco Mazzucchelli, Fulvio Morella, Marco Tortoioli Ricci, Carla Tolomeo, Luca Zevi.

 

L’opera premiata raccontata dal Direttore del Premio, Sabino Maria Frassà 

“Con Tempo lineare e tempo ciclico, Lorenzo Guzzini continua la sua ricerca sul rapporto tra forma essenziale, materia e percezione, dove architettura e arte si fondono in un unico linguaggio. In quest’opera, il tempo non è rappresentato in modo astratto, ma restituito come esperienza concreta e quotidiana. Se per l’essere umano il tempo è percepito come lineare, la terra – come mostra Guzzini – lo vive secondo un ritmo ciclico, segnato dal ritorno delle stagioni e dei gesti che nutrono e rigenerano. L’opera, sintesi di campana e campanile, si staglia nel paesaggio umbro come una presenza silenziosa ma costante: verticale, essenziale, ascoltante. Il suo rintocco quotidiano a mezzogiorno diventa rito, orientamento, memoria condivisa. Come scriveva John Donne: «Non chiedere mai per chi suona la campana: essa suona per te.» Non è un suono nostalgico, ma un invito a fermarsi, riflettere, ricordare chi siamo. Evoca il ritmo dell’ora et labora, e ci riconnette a un tempo più umano e naturale. In quel rintocco risuona anche l’eco di Giacomo Leopardi: «La campana suonava a giorno. L’eco tornava come un cuculo nella valle.» La materia stessa dell’opera, viva e segnata dal tempo – passato e futuro – si confronta con la sua forma pura, in tensione tra fatica e spiritualità»

 

Commento del Presidente della Giuria, Andrea Margaritelli 

Siamo orgogliosi dell’ampia partecipazione e della selezione di dieci finalisti, diversi per età ma uniti da una visione del mondo profonda e non convenzionale. Come la terra che ci ispira, anche l’arte – così come l’architettura e il design – deve saper accogliere il cambiamento, non temerlo. L’opera vincitrice di Lorenzo Guzzini incarna questo principio con forza e misura. Solo ciò che cresce lentamente, sedimenta senso e identità, può rivelare nel tempo la propria autenticità e il proprio valore più duraturo.”

 

Biografia del vincitore – Lorenzo Guzzini 

Lorenzo Guzzini (Recanati, 1983) è architetto e artista. La sua pratica unisce arte e architettura in una ricerca sulla materia e sulle geometrie elementari, che trovano significato negli elementi e nelle idee che le generano. Nessun ambito prescinde dall’altro: tutto si tiene nella costante attenzione alla percezione umana nello spazio e nel tempo. Laureato in Architettura presso l’AAM in Svizzera, ha lavorato in Inghilterra, Irlanda e Portogallo. Dal 2010 dirige il proprio studio-atelier tra Milano e Como, occupandosi di installazioni artistiche, progetti residenziali e concorsi internazionali. Nel 2025 ha ottenuto la cattedra di Architettura degli Interni presso la Scuola Politecnica di Design di Milano, dove tiene il corso Perceiving the Space.

Franco Mazzucchelli, il sarto dell’invisibile

By CRAMUM, Cultura

Il 10 giugno 2025, per un solo giorno, Villa Carafa Belvedere ha aperto eccezionalmente le sue porte al pubblico ospitando “In-Natura”, la mostra site-specific di Franco Mazzucchelli curata da Sabino Maria Frassà. L’intervento dell’artista milanese – maestro internazionale dell’arte gonfiabile – ha instaurato un dialogo sorprendente tra le sue installazioni, le architetture barocche affrescate da Luca Giordano e il design contemporaneo del forno Expressive di Gaggenau. L’evento ha rappresentato la terza tappa del progetto FORMAE, ciclo itinerante promosso da Gaggenau insieme a CRAMUM e Italy Sotheby’s International Realty, che esplora la trasformazione della materia in forma, pensiero e bellezza attraverso l’arte contemporanea nei luoghi simbolo della storia italiana. Qui di seguito condividiamo il testo critico e le immagini di Matteo Oltrabella.

Franco Mazzucchelli, il sarto dell’invisibile

Testo critico di Sabino Maria Frassà alla mostra di Franco Mazzucchelli “In-Natura” a Villa Carafa di Belvedere di Napoli, 10 giugno 2025

Per molti, Franco Mazzucchelli è conosciuto come l’artista dei gonfiabili. In realtà, dovrebbe essere celebrato come il sarto dell’aria. Mazzucchelli fa vivere, sin dal 1964, il suo lavoro di aria, di quel respiro invisibile e necessario che egli stesso ha descritto nel 2022 con queste parole:
“Non ce ne rendiamo conto, ma il nostro respiro è origine di ogni nostra valutazione… Mi resi conto di come respirare venga prima del bere e del nutrirsi. Respirare non è una scelta. È un’azione involontaria fondamentale.”

È proprio attorno a questa intuizione primaria che si costruisce il senso della mostra “In Natura”, parte del ciclo FORMAE by Gaggenau, dove Mazzucchelli interpreta, nelle sale seicentesche affrescate dal maestro della pittura napoletana barocca Luca Giordano, a Villa Carafa di Belvedere di Napoli — dimora sul Vomero dei Borbone e soggiorno estivo della Regina Maria Carolina d’Asburgo — la domanda fondamentale: cos’è naturale? È forse tutto ciò che non è informe? O, al contrario, è naturale proprio ciò che sfugge a ogni forma rigida e precodificata?

Nel percorso espositivo, che si snoda attraverso una selezione delle sculture gonfiabili, Mazzucchelli rende visibile l’invisibile: l’aria si fa corpo, la trasparenza si fa materia, sfidando le convenzioni percettive e concettuali. La selezione curatoriale di opere trasparenti e di una grande “catena” bianca altera radicalmente la nostra percezione: ci avvolge, ci attraversa, ci costringe a confrontarci con uno spazio che cambia e si muove insieme a noi.

In questo ambiente, ogni forma è provvisoria, ogni visione è perfetta nella sua relatività, e ogni certezza è, per natura, destinata a mutare.

Il gesto artistico di Mazzucchelli, così assoluto e in fondo sempre e comunque profondamente concettuale, pur nella sua innata leggerezza, si connette in modo intenso con il pensiero di Aristotele, per cui la materia è potenza — possibilità di essere — mentre la forma è atto — realizzazione concreta dell’essere. La materia informe esiste sempre come apertura alla trasformazione. Per Aristotele: “ἡ μὲν ὕλη δύναμις, τὸ δὲ εἶδος ἐνέργεια” (“La materia è potenza, la forma è atto”, Metafisica, IX, 8, 1050a) La materia esiste come possibilità, la forma come realizzazione compiuta di quella possibilità.

In-Natura Franco Mazzucchelli IMMAGINI per GAGGENAU ©Matteo Oltrabella, Courtesy l’artista, Gaggenau, Cramum

Nella sala principale, una forma totemica accoglie il nuovo forno Expressive di Gaggenau, le cui linee minimali e baussiane custodiscono un cubosfera trasparente — elemento iconico con cui Mazzucchelli ha più volte riflettuto sulla quadratura del cerchio e sulla ricerca della perfezione. Il cubosfera trova nel nuovo forno di Gaggenau non solo un custode, ma una fucina alchemica, il luogo in cui la materia si trasforma, tende all’evoluzione e al dispiegamento della propria innata potenza e perfezione. Questo volume trasparente, racchiuso in modo caleidoscopico in altri volumi, non è sfera né cubo, È informe?  La risposta, senza opposizione, è no. La materia diventa nuova e ulteriore geometria.

La materia informe non è quindi assenza, ma energia latente, pronta a manifestarsi e, diciamo noi oggi, lo fa grazie all’ingegno umano, tanto nel design quanto nell’arte.

È lo stesso Mazzucchelli che ha specificato, in merito al progetto di questa mostra:
“Cos’è l’arte, se non il tentativo di dare forma ai propri pensieri e condividerli con gli altri? L’arte, per me, è da sempre questo scambio, prima ancora che un oggetto fisico. Il manufatto è solo l’inizio di un viaggio che si apre all’infinito, spingendosi oltre me stesso e oltre il tempo presente.”

Lasciate spesso incustodite nei luoghi pubblici — si pensi ai noti Abbandoni (A to A – art to abandon – e A on A – art on art) — le sue opere invitano il pubblico a toccarle, esplorarle, trasformarle.

Come il respiro che si adatta a ogni corpo, come l’aria che riempie ogni spazio, l’arte di Mazzucchelli non si lascia rinchiudere, ma vive trasformandosi, mutando, respirando con chi la incontra. L’artista ne dà una sua forma, cristallizzando un pensiero in un momento che, nell’istante in cui incontra l’altro, diventa altro nell’accezione migliore del termine. E così, il vuoto — per Aristotele come per Mazzucchelli — non esiste: la natura stessa lo aborre, riempiendo ogni spazio, in primis con l’aria, poi con il pensiero e infine con un “noi” che è la sintesi di ogni cosa.

Mazzucchelli traduce questi concetti millenari in pratica artistica: le sue sculture d’aria non si limitano a occupare uno spazio visivo, ma rivelano il dinamismo invisibile che permea il reale. Superano l’apparenza stabile delle cose, mostrando che l’essere stesso è un continuo divenire, una tensione tra forma e potenza, tra visibile e invisibile.

Con In Natura, l’artista riflette con la sua proverbiale leggerezza sul fatto che è naturale ciò che cambia, si adatta, respira con noi. Con le sue opere, Franco Mazzucchelli ci insegna che l’informe non è mancanza, ma promessa; che ogni forma è provvisoria, ogni verità un movimento continuo; che l’informe stesso ha un valore unico perché è potenza, materia offerta per essere plasmata. In un mondo che ricerca rassicuranti quanto impossibili definizioni e dogmi, Mazzucchelli ricorda che la natura — come l’arte più autentica — esiste solo nell’atto incessante di trasformarsi, evolversi e migliorarsi attraverso sempre nuove … formae.

Cubosfera di Franco Mazzucchelli dentro Forno Expressive by Gaggenau 2025 ©Matteo Oltrabella, Courtesy l’artista, Gaggenau, Cramum LD.jpg

BIOGRAFIA – FRANCO MAZZUCCHELLI

Nato a Milano il 24 gennaio 1939, Franco Mazzucchelli si diploma in pittura nel 1963 e in scultura nel 1966 presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. La sua carriera è segnata da importanti partecipazioni, tra cui la Biennale di Venezia nel 1976 e nel 2024, e l’11ª Quadriennale di Roma nel 1986. Nel 2022 gli viene conferito il Premio alla Carriera Alfredo d’Andrade.

A partire dagli anni Sessanta, Mazzucchelli intraprende una sperimentazione pionieristica sui materiali plastici, che lo porta alla creazione di imponenti strutture gonfiabili. Queste opere, installate in spazi aperti e concepite per essere abbandonate, mirano a instaurare un dialogo inedito tra arte, paesaggio urbano e contesto naturale. Attraverso tali interventi, l’artista esplora il ruolo sociale dell’arte, promuovendo la partecipazione attiva del pubblico. La fusione tra opera e ambiente viene documentata con cura attraverso fotografie e filmati, enfatizzando la contaminazione tra scultura e spazio circostante.

Nella seconda metà degli anni Settanta, le sue sculture gonfiabili in PVC evolvono in strutture aeree in polietilene, pensate per coinvolgere i visitatori invitandoli a entrare all’interno delle installazioni, rendendoli parte integrante dell’opera.

Negli anni Novanta, la sua ricerca si amplia, abbracciando nuove dimensioni estetiche e sociali con i cicli REC e A.ON.A.. Verso la fine del decennio, questo percorso culmina con il progetto Bieca Decorazione (BD), dove l’arte si muove sul sottile confine tra estetica e provocazione.

Oggi Mazzucchelli continua a sperimentare, mosso dalla volontà di esplorare nuove percezioni della realtà attraverso i suoi materiali distintivi: plastica e aria.

Tra le sue mostre personali più recenti spiccano quelle frutto del sodalizio artistico con Cramum e il curatore Sabino Maria Frassà, tra cui Non abbandonarmi! allo Studio Museo Francesco Messina (Milano, 2015); Non ti abbandonerò mai al Museo del Novecento (Milano, 2018); BI-FACE al Gaggenau di Milano (2019).

Significative anche le installazioni: Salvami Andata-Ritorno per la Design Week 2018 e Quadreria 2050 presso il Museo Macro di Roma.

ArtAgenda, In-Natura di Franco Mazzucchelli a Napoli

By CRAMUM, Eventi

A Palazzo Belvedere il Barocco incontra l’arte gonfiabile di Franco Mazzucchelli

Napoli – 10 giugno 2025. Per un solo giorno, la storica Villa Carafa Belvedere, conosciuta anche come Palazzo Belvedere, nel cuore del Vomero, apre eccezionalmente al pubblico per accogliere In-Natura, una mostra unica nel suo genere firmata Franco Mazzucchelli e curata da Sabino Maria Frassà.

Le sale affrescate dal grande Luca Giordano, maestro del Barocco napoletano, ospitano un’installazione site-specific che mette in dialogo la leggerezza e l’impermanenza dell’arte gonfiabile di Mazzucchelli con la solennità dell’architettura seicentesca e l’essenzialità del design contemporaneo del nuovo Forno Expressive di Gaggenau.

“Franco Mazzucchelli è noto come il maestro dei gonfiabili, ma In-Natura ne rivela l’essenza più autentica: ovvero l’essere, da sempre, il sarto dell’invisibile.”
Sabino Maria Frassà

La mostra rappresenta la terza tappa del ciclo FORMAE, progetto itinerante promosso da Gaggenau in collaborazione con CRAMUM e Italy Sotheby’s International Realty, volto a valorizzare l’eccellenza artistica e progettuale all’interno dei più suggestivi palazzi storici italiani. Dopo Milano e Firenze, la tappa napoletana segna un nuovo capitolo di questo percorso tra forma, pensiero e bellezza.

Mazzucchelli, da oltre cinquant’anni protagonista della scena artistica internazionale, torna a interrogare lo spettatore con le sue sculture gonfiabili, forme leggere e mobili che invadono lo spazio, generando tensione tra visibile e invisibile, tra natura e artificio.

“Cos’è l’arte, se non il tentativo di dare forma ai propri pensieri e condividerli con gli altri? L’arte, per me, è da sempre questo scambio, prima ancora che un oggetto fisico. Il manufatto è solo l’inizio di un viaggio che si apre all’infinito, spingendosi oltre me stesso e oltre il tempo presente.”
Franco Mazzucchelli

La sua installazione, profondamente poetica, pone una domanda centrale: che cosa è naturale? È forse solo ciò che ha forma stabile e riconoscibile, o anche ciò che muta, respira e si adatta?

“Mazzucchelli ci costringe a ripensare radicalmente il concetto di forma. La sua arte è movimento puro: dà corpo all’aria, evitando ogni forma di decorazione o retorica del peso. Così come nei dipinti di Luca Giordano il mito di Niobe diventa metafora di equilibrio e consapevolezza, anche Mazzucchelli ci ricorda che la vita – come l’arte – non è che un continuo respiro: fragile, impermanente, vitale.”
Sabino Maria Frassà

Un’occasione irripetibile per vivere l’incontro tra arte contemporanea, patrimonio storico e innovazione del design, nel segno della leggerezza che respira.

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Dettagli

IN-NATURA

Franco Mazzucchelli a cura di Sabino Maria Frassà

10 giugno 2025

Napoli, Palazzo Belvedere

Via Aniello Falcone, n. 122

Apertura straordinaria al pubblico: martedì 10 giugno 2025 dalle ore 11.00 alle ore 18.00 (ultimo ingresso 17:30) previa registrazione a questo https://gaggenau-formae.com/napoli/

Valvola di Franco Mazzucchelli dentro Forno Expressive by Gaggenau ©Matteo Oltrabella, Courtesy l’artista, Gaggenau, Cramum LD.jpg

Annunciati i nomi dei 10 finalisti dell’11° Premio Cramum “Il tempo della Terra”

By CRAMUM

Cramum e Listone Giordano annunciano i finalisti dell’undicesima edizione del Premio Cramum, intitolata “Il Tempo della Terra”, che culminerà il 26 giugno all’Arena Listone Giordano di Milano (ore 18:30 in Via Santa Cecilia, 6). In palio fino a 10.000 euro per la realizzazione di un’opera permanente nel parco della Cantina Terre Margaritelli in Umbria.

I finalisti, selezionati dal Direttore del Premio – Sabino Maria Frassà – insieme al Presidente della Giuria – Andrea Margaritelli, sono: 

  • Luca Antonio Bonifacio (1968) – Architetto e artista

  • BohoB (Marialaura Calogero 1991, Matteo Pennisi, Graziano Testa) – Architetti

  • Margherita Burcini (1984) – Scenografa e designer

  • Livia Paola Di Chiara (1981) – Artista

  • Lorenzo Guzzini (1983) – Architetto e artista

  • Marco Nones (1966) – Artista

  • Marco Paghera (1980) – Artista

  • Andrea Papi (1985) – Designer

  • Giulio Rosi (1990) – Architetto e designer

  • Alfredo Vanotti (1978) – Architetto, in collaborazione con Fabio Sciuchetti

Un’edizione che valorizza l’esperienza e rompe le convenzioni

L’edizione 2025 segna una svolta significativa per il Premio CRAMUM: per la prima volta, il concorso si apre a creativi di ogni età, superando le barriere generazionali e ponendo al centro la maturità come valore artistico e culturale. I finalisti di quest’anno hanno età comprese tra i 34 e i 59 anni e provengono da background diversi: artisti, scultori, scenografi, architetti e designer.

Il tema scelto, “Il Tempo della Terra”, invita a riflettere sull’esperienza, sulla crescita e sul potere dell’arte di radicarsi nel tempo, in armonia con i ritmi lenti e profondi della natura.

Un’edizione che rompe gli schemi, valorizzando visioni intense e durature, capaci di lasciare un’impronta autentica e consapevole.

Il senso del Premio secondo il Direttore Sabino Maria Frassà

Sabino Maria Frassà, Presidente di Cramum e Direttore Creativo del Premio, ha così spiegato il senso di questa edizione e cosa ha guidato la selezione dei finalisti:

“Con questa edizione del Premio Cramum, coraggiosa e necessaria, abbiamo cercato di anticipare i tempi e di promuovere un’arte che non sia vittima del proprio tempo, ma che sia in grado di contribuire a plasmarlo. Insieme ad Andrea Margaritelli e a Listone Giordano, siamo andati alla ricerca di nuovi occhi: consapevoli, capaci di vedere oltre l’apparenza, che facessero proprio quanto scriveva Marcel Proust ne La Prigioniera: «L’unico vero viaggio, l’unico bagno di giovinezza consisterebbe non nell’andare verso nuovi paesaggi, ma nell’avere altri occhi, nel vedere l’universo con gli occhi di un altro, di cento altri, nel vedere i cento universi che ciascuno vede, che ciascuno è.»
E quei nuovi occhi non sono legati all’età anagrafica: ci siamo volutamente allontanati dal luogo comune che associa il talento alla giovinezza e la saggezza alla vecchiaia. La maturità che abbiamo cercato è ben altro: è la capacità di sintetizzare la complessità del vivere contemporaneo.
Del resto, il tema stesso di quest’anno, Il Tempo della Terra, è un invito a riscoprire un’arte autentica, capace di resistere all’effimero, di integrarsi con la natura e con i suoi ritmi lenti, lasciando un segno profondo e duraturo.
Un’arte che non ha paura del tempo, ma lo attraversa, lo abita, e proprio per questo si fa universale.”

Il commento del Presidente della Giuria Andrea Margaritelli

“Siamo orgogliosi dell’ampia partecipazione e della selezione di dieci finalisti, diversi per età ma uniti da una visione del mondo profonda e non convenzionale.
Come la terra che ci ispira, anche l’arte – così come l’architettura e il design – deve saper accogliere il cambiamento, non temerlo. Solo ciò che cresce lentamente, sedimenta senso e identità, può rivelare nel tempo la propria autenticità e il proprio valore più duraturo.”
 Andrea Margaritelli, Presidente della Giuria e Brand Manager di Listone Giordano

Premiazione e mostra

Il vincitore sarà selezionato dalla Giuria e proclamato a Milano il 26 giugno, durante un evento pubblico che vedrà anche la presentazione dei progetti finalisti.

Il vincitore riceverà un premio economico di 2.000 euro e un cubo in legno, simbolo del Premio Cramum.

A seguito della verifica di fattibilità, Listone Giordano finanzierà la realizzazione dell’opera vincitrice con un contributo fino a 8.000 euro.

La giuria, oltre al Direttore e al Presidente, è composta da figure di rilievo del panorama artistico e culturale italiano:

Tiziana D’Acchille – Direttrice Accademia di Belle Arti di Perugia

Franco Mazzucchelli – Artista

Fulvio Morella – Artista

Marco Tortoioli Ricci – Presidente AIAP

Carla Tolomeo – Artista

Luca Zevi – Vicepresidente IN/ARCH

Opere Finalisti XI Premio Cramum

ArtAgenda, Natura Lente di Carla Tolomeo a Firenze

By CRAMUM, Eventi

Il 29 maggio nello storico Palazzo Budini Gattai una rosa bianca e oro di Carla Tolomeo, custodita nel nuovo forno Expressive di Gaggenau, è il punto di partenza per una mostra che svela la potenza trasformativa della lentezza e della bellezza nella seconda tappa del progetto FORMAE

Carla Tolomeo Rami Foresta Nera per Gaggenau

UN FIORE NEL FORNO: “NATURA LENTE” DI CARLA TOLOMEO CELEBRA L’ETERNA PRIMAVERA DI FIRENZE

Firenze, 10 maggio 2025 – Un fiore bianco e oro sboccia nel cuore di un forno. Questo gesto poetico e visionario è il centro simbolico di Natura Lente, l’installazione site-specific di Carla Tolomeo, a cura di Sabino Maria Frassà, in mostra il 29 maggio tra le stanze private di Palazzo Budini Gattai, aperte eccezionalmente al pubblico per un solo giorno grazie al brand del design di lusso Gaggenau. L’opera è infatti parte della mostra NATURA LENTE promossa da Gaggenau in collaborazione con CRAMUM e Italy Sotheby’s International Realty, che con il viaggio FORMAEporte nei più affascinanti palazzi italiani la metamorfosi della materia in forma, pensiero e bellezza.

Natura Lente è un invito a riscoprire con la bellezza dell’architettura dell’arte e del design il valore trasformativo della lentezza: un elogio poetico e rinascimentale al tempo “necessario alla creazione” di forma e bellezza. Il titolo della mostra dialoga idealmente con il motto mediceo Festina Lente — affrettati lentamente — suggerendo un equilibrio tra slancio creativo e contemplazione, tra natura e cultura. Un concetto che prende forma nelle grandiose sculture tessili di Carla Tolomeo, artista visionaria insignita del Premio alla Carriera Alfredo d’Andrade nel 2024, la cui sensibilità affonda le radici nella cultura rinascimentale e nell’eredità figurativa di Botticelli.

La mostra presenta il nuovo forno Expressive di Gaggenau che per l’occasione diventa opera d’arte. “Il forno custodisce la rosa di Carla Tolomeo come un seme di bellezza in attesa, un gesto silenzioso di pazienza creativa,” spiega Sabino Maria Frassà. “Il forno, oggetto alchemico, è il luogo in cui il tempo lavora con calma, trasformando ciò che è grezzo in forma piena.”

TRA CLORI E FLORA, IL POTERE TRASFORMATIVO DELLA LENTEZZA

Aspettando la Primavera, installazione cardine del percorso espositivo, incarna la metafora della fioritura come passaggio simbolico dalla potenza alla forma, evocando il mito di Clori che, fecondata dal vento, si trasforma nella dea Flora. “Come la ninfa dei boschi si trasfigura in giardino, così la natura prende nelle mani di Carla Tolomeo ordine, si fa bellezza, abbondanza,” scrive Frassà.

Il vento, “forza invisibile ma essenziale”, attraversa lo spazio e diventa il filo conduttore della mostra. Soffia sulle foglie, sospinge le forme, richiama le vele del motto mediceo Festina Lente. Due simboli — la tartaruga e la vela — che si fondono nel messaggio rinascimentale di equilibrio tra slancio e contemplazione.

“Muoversi lentamente non significa restare fermi, ma procedere con intenzione, profondità e visione.”

Il percorso espositivo si articola in tre ambienti: si parte dalla Sedia di Tartarughe, trono scultoreo della riflessione e della quiete; si giunge alla rosa dorata, simbolo di attesa e metamorfosi; infine si accede alla Foresta Nera, evocazione della terra natale di Gaggenau, in cui i rami dell’Albero della Vita si protendono verso l’esterno come arterie del tempo, suggerendo che il tempo non termina, ma continua a generare fioriture.

“Con Natura Lente, Carla Tolomeo ci invita a una nuova ecologia dello sguardo e del tempo,” continua Frassà. “In un mondo che corre, le sue opere insegnano a rallentare, osservare, trasformare ogni gesto quotidiano in un atto poetico.”

UNA FAVOLA A OCCHI APERTI

“La mia arte è una favola a occhi aperti, un rifugio emotivo e intimo, che condivido con gli altri. Creo bellissimi luoghi per accarezzarsi l’anima,” racconta Carla Tolomeo, che costruisce in Natura Lente una narrazione fatta di silenzio, artigianalità, mito e forma. Il suo linguaggio visivo è colto ma accessibile, radicato nella cultura rinascimentale eppure pienamente contemporaneo.

“Le opere di Carla Tolomeo ci invitano a esplorare in profondità il concetto di casa come rifugio di bellezza e ideale hortus conclusus dove rigenerarci, coltivare le capacità d’introspezione e fare fiore una nuova consapevolezza del nostro legame con l’ambiente che ci circonda,” afferma Mistral Accorsi, Product & Brand Communication Manager Gaggenau.

In questo scenario, anche l’elemento tecnologico si fa linguaggio e non semplice funzione: un gesto scultoreo che partecipa alla narrazione come cuore simbolico e silenzioso del processo creativo.

FIRENZE COME PRIMAVERA INFINITA

Nel cuore della città simbolo del Rinascimento, Natura Lente è un elogio alla lentezza come forma di pensiero, di bellezza e di vita. In un mondo che corre, Carla Tolomeo ci insegna a fermarci, ad ascoltare, a trasformare il tempo in visione.

Tra Botticelli e Aristotele, tra Flora e la tartaruga, Natura Lente è una celebrazione della forma che fiorisce nel tempo, della materia che si fa respiro, dell’arte come atto etico e necessario.

Carla Tolomeo vince il Premio alla Carriera Alfredo d’Andrade 2024

L’angoscia e il potere: i ritratti dei Papi in Bacon, Warhol, Cattelan e Yan Pei-Ming.

By CRAMUM, Cultura

“Habemus Papam” è forse la frase che più ci si aspetta di sentire in questi giorni di Conclave, uno dei più seguiti dai media, quasi al pari delle elezioni americane di Trump. Un evento carico di tensioni e aspettative, tra veri e propri tifi da stadio, fazioni contrapposte, incertezze, paure e speranze. Interessante, allora, è capire come l’arte — specchio dei tempi — abbia intercettato e reinterpretato questo sentire collettivo.

Nonostante alcune incursioni, però, il Papa resta uno dei soggetti meno rappresentati e reinterpretati dall’arte contemporanea, in particolare da quella statunitense, eccezion fatta per il caso emblematico di Andy Warhol. Forse, in fondo, vale ancora il vecchio detto: “gioca con i fanti ma non con i santi.”

Il tema del ritratto papale ha attraversato secoli d’arte come simbolo di autorità e spiritualità. Tuttavia, dopo anni in cui all’arte era stato chiesto di rappresentare il Papa con solennità e reverenza, negli ultimi decenni questa figura è diventata oggetto di una rappresentazione diversa: il Papa è stato assunto come simbolo e reinterpretato, spesso con sguardi critici o dissacranti. Nelle mani di artisti contemporanei come Francis Bacon, Andy Warhol, Maurizio Cattelan e Yan Pei-Ming, il volto del Pontefice assume così significati nuovi e perturbanti, trasformandosi in emblema di angoscia esistenziale, ironia dissacrante e fragile umanità.

In questi ritratti, l’immagine del Papa perde la sua aura intoccabile per rivelare l’essere umano dietro il potere. Angoscia, solitudine, ironia, compassione e fragilità emergono come tratti dominanti, offrendo una riflessione profonda sul ruolo della figura papale nella contemporaneità. L’arte diventa così strumento per indagare la complessa relazione tra autorità e vulnerabilità, tra il visibile e l’invisibile.

Francis Bacon, in particolare, ha realizzato circa 50 variazioni sul tema del ritratto di Papa Innocenzo X di Velázquez, trasformando la figura papale in un’icona di tormento e isolamento. Quando gli fu chiesto perché fosse così attratto da questo soggetto, Bacon rispose: “Non ho nulla contro i papi, ho solo cercato un pretesto per usare quei colori, e non si possono dare abiti ordinari di quel colore porpora senza entrare in una sorta di falso stile fauve”.

Forse l’unica eccezione a questa visione inquieta e ironica del papato è Andy Warhol, che, nel suo celebre incontro con Papa Giovanni Paolo II, lo ritrae con lo sguardo umano, sereno e gioviale. La fotografia scattata nel 1980 in Piazza San Pietro non è solo un documento dell’evento, ma riflette un momento di fede ritrovata o di misticismo tardivo dell’artista, notoriamente cresciuto in un contesto cattolico e autore di importanti cicli religiosi come The Last Supper. Warhol, al contrario di Bacon o Cattelan, sembra suggerire che il Papa non sia solo una figura di potere e di distanza, ma anche una presenza – finalmente – familiare e accessibile, capace di incarnare la compassione e la spiritualità più autentiche.

Sabino Maria Frassà – 7 maggio 2025

Francis Bacon e l’urlo del potere

Francis Bacon (1909–1992), uno dei più grandi interpreti della condizione umana nel Novecento, ha rielaborato ossessivamente il “Ritratto di Innocenzo X” di Velázquez. Opere come Study after Velázquez’s Portrait of Pope Innocent X (1953) e Study for a Portrait (1953) ne sono testimoni inquietanti. Entrambe le opere sono state esposte in numerose mostre internazionali dedicate a Bacon, tra cui la celebre retrospettiva alla Tate Britain di Londra del 2008-2009.

In queste tele, il Papa appare intrappolato in una gabbia trasparente, colto nell’atto di un urlo silenzioso, con il volto stravolto da forze interiori laceranti. Lontano dalla dignità ieratica dell’originale seicentesco, il pontefice di Bacon è simbolo di solitudine e impotenza.

Francis Bacon, Head VI, 1949. Olio su tela, 93,2 × 76,5 cm. Londra, Hayward Gallery, Arts Council collection.

Andy Warhol e l’incontro con Papa Giovanni Paolo II

Andy Warhol non ha mai realizzato un’opera pittorica dedicata al Papa, ma ha prodotto fotografie significative che testimoniano il suo incontro con Papa Giovanni Paolo II. Questo avvenne il 2 aprile 1980, quando Warhol partecipò a un’udienza generale in Piazza San Pietro. Pur aspettandosi un incontro privato, si trovò tra migliaia di fedeli. Tuttavia, riuscì a stringere la mano al Pontefice e a immortalare il momento con la sua fotocamera.

Tra le immagini realizzate in quell’occasione, una delle più emblematiche è una stampa unica in gelatina d’argento, eseguita nel 1980 (25,4 x 20,3 cm), che è stata successivamente messa all’asta da Christie’s, diventando un raro documento visivo dell’incontro. Un altro scatto importante, realizzato dal fotografo Lionello Fabbri, ritrae invece Warhol mentre stringe la mano al Papa: anche questa fotografia, venduta da Stair Galleries, rappresenta una preziosa testimonianza di quell’evento. La religione, del resto, è un tema ricorrente nella sua produzione artistica, fortemente influenzata dalla sua educazione cattolica bizantina. Tra le opere più significative in questo ambito spicca la serie “The Last Supper” (1986), in cui Warhol riflette sul valore iconografico e spirituale delle immagini sacre.

 

Maurizio Cattelan e la dissacrazione iconica

A interpretare il Papa in modo ancora più radicale e dissacrante è stato Maurizio Cattelan (1960), tra i più celebri e discussi artisti contemporanei. Capace di mescolare parodia e riflessione sociale, con La Nona Ora (1999) ha dato vita a una delle rappresentazioni più controverse della figura papale. L’opera raffigura Papa Giovanni Paolo II a terra, colpito da un meteorite, ma ancora avvolto nella sua veste papale e con il pastorale saldamente in mano. Il titolo stesso, La Nona Ora, fa riferimento all’ora della morte di Cristo — un richiamo potente e tragico che eleva l’opera oltre la mera provocazione. La scena sospesa tra dramma e ironia riflette sul peso della responsabilità spirituale e sulla vulnerabilità anche della massima autorità religiosa. Presentata per la prima volta alla Royal Academy di Londra nel 2000 nella mostra Apocalypse: Beauty and Horror in Contemporary Art, l’opera ha fatto discutere in tutto il mondo. Successivamente venduta all’asta da Christie’s nel 2001, è oggi custodita in una collezione privata.

 

Yan Pei-Ming e la pittura della sospensione

Yan Pei-Ming (1960), pittore franco-cinese tra i più noti interpreti contemporanei del ritratto, trasforma i volti in presenze potenti e inquietanti attraverso una pittura gestuale e materica. Le sue pennellate larghe e veloci, spesso stese in bianco e nero o in tonalità ridotte come il rosso e il blu, dissolvono i contorni e avvolgono i soggetti in un’aura di sospensione. Le immagini di partenza, generalmente fotografie, vengono rielaborate per perdere la loro nitidezza documentaria e acquisire una nuova forza evocativa: non più semplice riproduzione, ma interpretazione intensa e personale.

In questa chiave si collocano anche i suoi ritratti dei papi, in cui l’artista affronta il tema del potere e della spiritualità con un linguaggio che scava nella dimensione più umana e vulnerabile di figure solitamente idealizzate. Nel 2005 dipinge Papa Giovanni XXIII, il “Papa buono”, avvolgendolo in tinte rosse e bianche che ne evocano la bontà e la dimensione umana. L’opera, esposta al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, restituisce un’immagine empatica e affettuosa del pontefice, lontana dalle iconografie ufficiali. Nel 2014 realizza il ritratto di Papa Francesco, presentato alla Triennale di Milano. Qui l’artista esalta il senso di universalità e compassione che contraddistingue il pontificato di Bergoglio, offrendo un’immagine che unisce autorevolezza e delicatezza.

Infine, Yan Pei-Ming si confronta anche con Papa Benedetto XVI attraverso una litografia in cui la figura del pontefice si fa essenziale e grafica. Questa opera, esposta in varie mostre europee e destinata a rimanere in esposizione per almeno dieci anni presso l’Accademia Carrara di Bergamo, riflette la volontà dell’artista di far emergere la fragilità dietro l’autorità, in linea con la poetica che attraversa tutta la sua ricerca.

Attraverso questi ritratti, Yan Pei-Ming continua a interrogare l’immagine papale, trasformandola da simbolo assoluto di potere a specchio della condizione umana, sospesa tra presenza e assenza, forza e vulnerabilità.

Ritratto di Papa Benedetto XVI dettaglio

Scusate il Disturbo. “Paolo Colonna & Friends” per il Disturbo Borderline di Personalità

By CRAMUM, Cultura

Torna anche quest’anno “Scusate il Disturbo”, l’asta benefica divenuta ormai un’istituzione a Milano, grazie alla visione, alla dedizione e al sostegno di Paolo Colonna, fondatore e promotore del progetto.

Non è solo un evento, ma un momento di raccoglimento collettivo e impegno civile per sostenere Il Volo ETS, comunità terapeutica con sede a Monticello Brianza, che da oltre dieci anni si prende cura di giovani affetti da Disturbo Borderline di Personalità (DBP).

Colonna, da sempre vicino alla realtà del Volo, ha voluto costruire una connessione tra arte e cura: negli anni l’evento si è arricchito di laboratori d’arte, esperienze formative e aste benefiche grazie alla partecipazione generosa di artisti, collezionisti e gallerie italiane.

Catalogo asta con introduzione di Sabino Maria Frassà – https://www.ilvolo.com/wp-content/uploads/2025/04/CatalogoAsta2025-def1-1.pdf

Veronica Gaido – opera donata e in asta

Due fasi per partecipare

🖥️ Dal 24 aprile al 4 maggio 2025, l’asta si svolgerà in forma online, offrendo la possibilità di fare offerte sui 95 lotti in catalogo.

link asta online – https://ilvolo.bidinside.com/it/auc/5/scusate-il-disturbo-2025/1/

🧑‍🤝‍🧑 Mercoledì 7 maggio, alle 18.30, si terrà la battuta d’asta in presenza presso Spazio Cadore 2 a Milano.

Tutto il ricavato sarà destinato al finanziamento di borse lavoro, fondamentali per il reinserimento sociale e professionale dei giovani accolti da Il Volo.


Il Volo ETS: vent’anni di cura e comunità

Dal 2005, Il Volo ETS promuove azioni a sostegno della salute mentale nelle giovani generazioni, con particolare attenzione al Disturbo Borderline di Personalità – uno dei più complessi e invalidanti, spesso accompagnato da instabilità emotiva, relazioni disfunzionali e un senso frammentato di identità.

Grazie a una struttura terapeutico-riabilitativa integrata e un’équipe multidisciplinare, Il Volo costruisce percorsi su misura, sostenuti dalla ricerca scientifica, con l’obiettivo di:

  • promuovere il benessere psicologico e sociale;

  • reinserire i ragazzi nel mondo del lavoro;

  • diffondere consapevolezza e conoscenza nel tessuto sociale.


L’arte che cura

Da qualche anno, il progetto ha avviato un dialogo virtuoso con l’arte contemporanea, grazie alla quale nascono laboratori, esposizioni e aste come questa. Un connubio che cramum, realtà culturale indipendente che sostiene Il Volo fin dalla prima edizione, ha rafforzato anche quest’anno.

Nel 2025, cramum partecipa in duplice veste:

  • attraverso la donazione di opere da parte di due artisti della sua scuderia, Veronica Gaido e Sonia Scaccabarozzi;

  • e con la firma del testo introduttivo al catalogo da parte del suo direttore, Sabino Maria Frassà, curatore d’arte e sostenitore attivo del progetto.


Nessuno può vivere isolato

Testo introduttivo al catalogo 2025 di Sabino Maria Frassà

“Quasi 2.500 anni fa, Platone scriveva: Poiché non siamo autosufficienti, abbiamo bisogno gli uni degli altri.Un pensiero che trova un’eco profonda nel sermone Devotions upon Emergent Occasions (1624) di John Donne. La natura umana è intrinsecamente relazionale. Nessuno può vivere isolato, e la nostra realizzazione passa inevitabilmente attraverso il rapporto con gli altri.”

“Ripensiamo allora a ‘Scusate il disturbo’, espressione di cortesia tanto diffusa quanto spesso pronunciata con timore, quasi a scusarsi per il semplice fatto di esistere. Ma se prendersi cura dell’altro fosse, invece, un atto di forza?”

“In un mondo dove conta più l’immagine della realtà, dove i ritmi frenetici ci impediscono di ascoltare, la fragilità diventa invisibile. Ma pensare agli altri significa, in fondo, pensare a noi stessi. Alzare lo sguardo, riconoscere che dolore e vulnerabilità sono parte della vita di tutti. E costruire insieme un domani più umano, più giusto.”

“Il Disturbo Borderline di Personalità è una delle sfide più complesse della nostra epoca. Chi ne soffre convive con un dolore costante, un senso di disconnessione. E tuttavia, la possibilità di cambiare esiste. Grazie a luoghi come Il Volo. Speriamo che questo evento possa diventare un seme: un nuovo modo di guardare se stessi e gli altri. Perché, in fondo, ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sappiamo nulla.”

Sabino Maria Frassà
Curatore d’arte, direttore di cramum, sostenitore de Il Volo

Inaspettato Blu opera di Sonia Scaccabarozzi in asta


📅 Date da ricordare:
🔸 24 aprile – 4 maggio: asta online
🔸 7 maggio, ore 18.30: evento in presenza, Spazio Cadore 2 – Milano

📲 Info e catalogo su: www.ilvolo.org
📷 Instagram: @ilvolo_onlus

Coinvolti oltri a noti artisti aziende del calibro di AgapeAndana ResortAlbereta Relais & ChateauArtemideAxolightB&B‘Ca Del BoscoCaimiCalligarisCappelliniCatellani&SmithCeccottiCento Per Cento CompanyCini&NilsFebal CasaDavide GroppiDe PadovaEmuEthimoFlosFoscariniGammaGervasoniGiorgettiLa BurschLario HotelsLuceplanMeridianiMohdNemoOTK Kart GroupPagani AutomobiliPaolo Sala BakeryPromemoriaRelais Le Due MatoteRistorante Daniel CanzianSabaSelettiTalentiTurriViabizzunoWonderful Italy.

“Ailes de Mouette” di Fulvio Morella entra nella collezione del Museo Nazionale di Varsavia

By CRAMUM, Cultura

La medaglia d’artista Ailes de Mouette di Fulvio Morella, creata in occasione delle Olimpiadi di Parigi 2024 e del bicentenario dell’invenzione del Braille, è entrata ufficialmente nella collezione del Museo Nazionale di Varsavia. L’opera, simbolo di libertà e inclusività, è stata selezionata dal direttore di CRAMUM Sabino Maria Frassà e dal direttore dell’INJA Louis Braille, Stéphane Gaillard, che ne hanno promosso la realizzazione per celebrare l’accessibilità universale attraverso l’arte.

“Ailes de Mouette – ‘ali di gabbiano’ ” commenta Sabino Maria Frassà, direttore CRAMUM “fonde elementi visivi e tattili in un’opera multisensoriale, pensata per essere fruita anche da persone con disabilità visiva. È realizzata in argento e con l’uso del braille stellato, una tecnica unica che trasforma la scrittura tattile in esperienza poetica. La medaglia rappresenta un vero e proprio volo verso l’inclusione, omaggiando l’eredità di Louis Braille e l’impegno per una società senza barriere. Su un lato è riportata, in braille stellato francese, la scritta ‘Ailes de mouette’ con una stella al centro che coincide con la lettera ‘A’, simbolo dell’inizio di ogni cosa. Sul retro, invece, in un cielo punteggiato di stelle, si legge sempre in braille stellato la frase ‘dal limite all’infinito’, perché questa è la direzione che l’arte e la società devono continuare a seguire.”

Fulvio Morella, nato a Grosio (SO) nel 1971, è un artista e designer noto per aver portato la tornitura del legno nel campo dell’arte contemporanea, unendo tradizione artigianale e innovazione tecnologica. La sua ricerca si concentra sulla comunicazione multisensoriale, rendendo l’arte accessibile a tutti, anche attraverso la sperimentazione con il Braille e il linguaggio tattile.

L’ingresso dell’opera nella collezione permanente del Museo Nazionale di Varsavia rappresenta un importante riconoscimento internazionale per Fulvio Morella, protagonista del ciclo di mostre “I limiti non esistono” promosso in vista delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. È anche un segnale potente del ruolo che l’arte può e deve avere come strumento di inclusione, accessibilità e costruzione di una memoria collettiva condivisa.

L’artista Fulvio Morella di fronte al Museo Nazionale di Varsavia

BANDO DELL’11° PREMIO CRAMUM – IL TEMPO DELLA TERRA

By CRAMUM

In questa pagina i materiali ufficiali dell’11° Premio Cramum “IL TEMPO DELLA TERRA”

BANDO & ALLEGATO 1  -> Bando e allegati 11 premio cramum

ALLEGATO 2 -> VIRTUAL TOUR DI TERRE MARGARITELLI

Per ulteriori informazioni – infocramum@gmail.com

Vista del possedimento di Terre Margaritelli per cui verrà selezionata attraverso il Premio Cramum 2025 l’opera site specific

CS

L’11ª EDIZIONE DEL PREMIO CRAMUM CELEBRA “IL TEMPO DELLA TERRA”

 

Cramum e Listone Giordano presentano il concorso 2025, che mette in palio un premio di 10.000 euro. L’iniziativa affronta il tema dell’age management e punta a promuovere la maturità e l’eccellenza nell’arte contemporanea in Italia. La mostra finale si terrà a Milano, mentre l’opera vincitrice sarà concepita e destinata al Parco della Cantina Terre Margaritelli in Umbria.

Milano, 25 novembre 2024 – CramumListone Giordano sono lieti di annunciare l’avvio della 11a edizione del Premio Cramum, dal titolo Il Tempo della Terra, concepito per promuovere e celebrare la maturità nell’arte contemporanea in Italia, progettando una scultura site-specifica (da esterno) per il parco della Cantina Terre Margaritelli in Umbria.

 

Quest’anno Cramum cambia pelle: dopo dieci edizioni dedicate alla promozione dei giovani talenti, il premio si apre a una nuova prospettiva che rispecchia l’evoluzione dei tempi. In un contesto in cui l’aumento dell’aspettativa di vita porta le persone a rimanere attive nel mondo del lavoro più a lungo, l’attenzione si concentra sulla valorizzazione della “maturità” professionale e sulla gestione delle diverse età – l’age management – un tema sempre più cruciale e attuale. Attraverso questa edizione, si intende contribuire a una cultura che non solo premia il talento emergente, ma che rispetta e promuove la profondità e la bellezza che nascono dal dialogo tra esperienza, crescita e rinnovamento. Il Premio si apre dunque a tutte le età e forme di creatività (artisti, designer, architetti, ecc).

 

La finale si terrà a giugno 2025 presso Arena – Listone Giordano, luogo simbolo della cultura milanese. Fin dal 1927, questi spazi hanno accolto La Penna d’Oca, non solo un ristorante ma un autentico circolo culturale, culla della cucina futurista e punto di ritrovo intellettuale.

 

La Giuria 

La giuria è presieduta da Andrea Margaritelli, Brand Manager di Listone Giordano, e diretta da Sabino Maria Frassà, curatore e Presidente di Cramum.

La giuria include esperti e figure di spicco nel mondo dell’arte, del design e dell’architettura: Tiziana D’Acchille (Direttrice Accademia Belle Arti di Perugia), Franco Mazzucchelli (artista), Fulvio Morella (artista), Marco Tortoioli Ricci (Presidente nazionale AIAP – Associazione italiana Design della Comunicazione visiva Carla Tolomeo, Luca Zevi (Vice Presidente INArch).

 

“Il Tempo della Terra”

L’11ª edizione del Premio Cramum si presenta come un concreto strumento di crescita, progettato per promuovere lo sviluppo delle competenze e favorire un adattamento resiliente a un panorama artistico e creativo in costante evoluzione e sempre più competitivo. “Siamo giovani per sempre?” si chiede Sabino Maria Frassà, Direttore del Premio, che risponde con determinazione: “No, è un’illusione e una distorsione della nostra società, che vede il tempo come un nemico da combattere. Al contrario, riconoscere e investire nel futuro è fondamentale a ogni età, permettendo al talento di emergere, crescere e restituire alla società e ai contesti culturali e aziendali i frutti di esperienze ricche e consolidate. “Il Tempo della Terra”,tema portante di questa edizione, nasce per celebrare il valore della maturità, intesa non come mera questione anagrafica, ma come sintesi di competenze, esperienze e consapevolezze. In quest’ottica, il Premio Cramum è orgoglioso di aprirsi a tutte le età di creativi, collaborando con Listone Giordano per promuovere un pensiero artistico che sappia e abbia la possibilità di andare oltre i fugaci 15 secondi di celebrità, trovando invece forza e valore nella crescita costante e nella capacità di evolversi grazie al bagaglio di esperienze accumulato. Un’arte che diventa risorsa preziosa, capace di arricchire sia l’individuo sia la collettività“.

 

Il tema del premio, “Il Tempo della Terra”, invita artisti e collettivi a presentare un progetto site-specific per una scultura o installazione permanente nel parco della Cantina Terre Margaritelli in Umbria, ispirata al tema Il Tempo della Terra. Grazie alla collaborazione con Listone Giordano, il premio mette a disposizione un contributo di 10.000 euro per celebrare un’arte capace di resistere al tempo e lasciare una traccia duratura. L’opera vincitrice, concepita per interagire con l’ambiente e durare nel tempo, rappresenterà simbolicamente un percorso di consapevolezza, rendendo visibile il dialogo tra l’uomo, la natura e il tempo che li unisce.

 

Il tema di quest’anno, Il Tempo della Terra, ci conduce verso una riflessione profonda sul nostro rapporto con il tempo, un invito a rallentare e a riconnetterci con il ritmo naturale delle cose. Questo tema trova le sue radici nella saggezza antica racchiusa nel proverbio latino Veritas filia temporis – “la verità è figlia del tempo” – che ci ricorda come solo il tempo possa rivelare ciò che è autentico e duraturo. In un’epoca caratterizzata dalla velocità, dalla continua ricerca dell’immediato e dall’effimero, il tempo torna a essere un valore prezioso. Come osserva Frassà, “ciò che è autentico e significativo si manifesta solo attraverso il lento passare delle stagioni, come frutto di maturazione e trasformazione. Nell’arte, il tempo è spesso ciò che distingue l’effimero dal duraturo, l’arte contingente da quella contemporanea, ovvero capace di trascendere il proprio tempo: i grandi capolavori sfidano i secoli, evolvendosi negli occhi e nella mente delle generazioni future, rivelando nuovi significati e continuando a emozionare anche a distanza di secoli. Il tempo, in questo senso, è capace di svelare l’essenza della vera bellezza, che va oltre l’apparenza, toccando corde più profonde e lasciando una traccia eterna, al di là del contesto storico che l’ha generata.”

 

Andrea MargaritelliBrand Manager di Listone Giordano e Presidente della Giuria del Premio, conclude: “Dopo anni di collaborazione con il Premio Cramum, siamo orgogliosi di diventare co-protagonisti di questo progetto accogliendo nella nostra realtà questa evoluzione che si propone di premiare la ‘maturità’ del talento. Il nostro bene più prezioso sono gli alberi, e con essi la consapevolezza che una forestazione e piantumazione responsabile guarda al futuro con almeno cento anni di anticipo. Insieme al curatore Sabino Maria Frassà, abbiamo concepito questo premio, dedicato al tema Il Tempo della Terra, come un invito a riscoprire un significato di bellezza autentica, solida e durevole.” Prosegue Margaritelli: “Come la terra stessa, l’arte che aspira a durare non deve temere le trasformazioni; piuttosto, come la natura, deve vivere, crescere e maturare col tempo, seguendo ritmi lenti e generosi che svelano la verità e la qualità intrinseca di ogni cosa. Il tempo, fondamentale per giudicare il vero successo, distingue ciò che è destinato a svanire da ciò che perdura, portando in luce, in definitiva, il valore eterno di un’opera e della bellezza stessa.”

 

A chi è rivolto il Premio

Il bando si rivolge a chiunque abbia dimostrato una maturità creativa indipendentemente dall’età o dalle etichette professionali: possono quindi partecipare architetti, artisti, designer e creativi di ogni forma. Le candidature, complete della documentazione richiesta, potranno essere inviate esclusivamente via email all’indirizzo infocramum@gmail.com entro il 31 marzo 2025 alle ore 23:59.

 

Requisiti delle Opere 

Le opere proposte devono essere originali e realizzate con materiali durevoli, resistenti alle intemperie e idonei all’esposizione all’aperto. Le dimensioni massime consentite per le installazioni sono 16 metri quadri di base e 5 metri di altezza. Ogni progetto dovrà includere una proposta dettagliata di budget. Maggiori informazioni nel bando.

 

Premio e Mostra dei Finalisti

Listone Giordano mette a disposizione fino a un massimo di 10.000 euro. I finalisti (selezionati in un numero da 5 a 10) avranno l’opportunità di esporre i modelli delle loro opere in una mostra tra giugno e settembre 2025 presso la “Listone Giordano Arena” a Milano o in altra sede definita dall’azienda. In occasione dell’inaugurazione della mostra, il vincitore sarà premiato con un cubo di legno, simbolo del Premio Cramum, e riceverà un premio economico di 2.000 euro. Dopo la verifica della fattibilità, Listone Giordano finanzierà la realizzazione dell’opera vincitrice con un budget massimo di ulteriori 8.000 euro.

 

Scadenze e Pubblicazione dei Finalisti 

Il termine per la presentazione delle candidature è il 31 marzo 2025. I nomi dei finalisti saranno resi pubblici entro il 15 maggio 2025. La finale a giugno 2025 a Milano.

RACCONTAMI – la medaglia di Fulvio Morella è il Premio CIP – USSI al giornalismo paralimpico

By CRAMUM, Cultura

Con la presentazione dell’opera Raccontami di Fulvio Morella il 26 febbraio al Foro Italico di Roma il Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e l’Unione Stampa Sportiva Italiana (USSI) hanno assegnato per la prima volta il Premio CIP-USSI, un riconoscimento dedicato a giornalisti, fotografi e comunicatori distintisi nel raccontare gli eventi sportivi paralimpici e nel diffondere i valori del movimento paralimpico italiano. Un’iniziativa che celebra il ruolo fondamentale della narrazione sportiva nel dare visibilità alle imprese degli atleti e alla loro straordinaria determinazione. Il Premio non è solo un riconoscimento, ma un invito a continuare a raccontare lo sport con la passione e la dedizione che merita. A tutti i vincitori viene assegnata la medaglia Raccontami, tratta dall’omonima opera di Fulvio Morella, realizzata in collaborazione con l’ente non profit Cramum, per celebrare la forza della narrazione di chi – gli atleti paralimpici – ridefinisce ogni giorno i confini del possibile con il proprio impegno. Da questa creazione ha preso forma il ciclo di opere Raccontami il ritorno, che esplora il significato dell’eroismo nella contemporaneità.

Medaglia Raccontami Prima edizione del Premio CIP – USSI tratta dall’omonima opera di Fulvio Morella ©Francesca Piovesan, Courtesy l’artista, Cramum, CIP, USSI

Il cuore dell’opera del Premio CIP – USSI è il proemio dell’Odissea – “Raccontami, o Musa, dell’Uomo” – reinterpretato attraverso il braille stellato, un’innovativa forma di scrittura ideata da Morella nel 2022. Come sottolineato da Sabino Maria Frassà, Direttore Creativo di Cramum: “Ogni eroe, per esistere e trasformarsi in mito e leggenda, ha bisogno di una narrazione: senza di essa, l’impresa resta nell’ombra, silenziosa e incompiuta. Con Raccontami, Morella riesce in modo inedito e inclusivo a far convergere lo spirito dell’impresa eroica con l’empatia che nasce dal raccontare e dall’ascoltare le imprese altrui.

I promotori del Premio CIP – USSI hanno scelto Fulvio Morella per disegnare la medaglia del riconoscimento, apprezzandone l’impegno nella ricerca sulla multisensorialità e sull’uso del braille per rendere l’arte universale e inclusiva. Questo approccio innovativo ha portato le sue opere a entrare in prestigiose collezioni internazionali, tra cui quelle della Zecca Italiana, del Kunsthistorisches Museum di Vienna, della Monnaie e dell’UNESCO di Parigi. Nel 2023, il suo impegno socio-culturale gli è valso il prestigioso Premio alla Carriera Alfredo D’Andrade e la selezione come protagonista del ciclo di mostre I LIMITI NON ESISTONO, che si terranno nei luoghi paralimpici di Milano-Cortina 2026. La prima tappa, Le stelle che non ti ho detto è in corso e resterà visitabile fino al 29 giugno al Museo Arte Contemporanea di Cavalese a cura della direttrice del Museo Elsa Barbieri e di Sabino Maria Frassà.

I VINCITORI

Tra i premiati: Allianz, Claudio Arrigoni, Novella Calligaris, Mattia Chiusano, Maria Luisa Colledani, Paolo De Laurentiis, Sandro Fioravanti, Giovanni Bruno, Claudio Lenzi, Nadia Lauricella, Dario Marchetti, Mirko Narducci, Mario Nicoliello, Roberto Pacchetti, Felicita Pistilli, Giacomo Prioreschi, Rai, Rai Sport, RaiNews, Lorenzo Roata, Sonia Arpaia, Mauro Ujetto.

Fulvio Morella, Raccontami (dal Ciclo Raccontami il ritorno), braille stellato su tessuto, 2025, ©Francesca Piovesan, Courtesy l’artista, Cramum, CIP, USSI

L’OPERA RACCONTAMI DI FULVIO MORELLA

L’opera, ideata dall’artista, è stata realizzata in collaborazione con l’ente non profit CRAMUM e OMEA per essere assegnata ai vincitori e alle vincitrici del Premio CIP – USSI. Ne sono stati inoltre prodotti cinque esemplari numerati in argento e una versione ricamata su tessuto, che entra a far parte del corpus di opere tessili sviluppato dall’artista dal 2022. Come da prassi, l’artista ha anche realizzato libri d’artista in Braille, completando così il progetto.

“L’arte di Fulvio Morella – spiega Sabino Maria Frassà – si basa sulla consapevolezza che ogni eroe necessita di una narrazione per trasformarsi in mito: senza di essa, l’impresa rischia di restare nell’ombra. Per questo, l’artista rende omaggio al ruolo dei giornalisti, moderni aedi e custodi della memoria degli atleti, narrandone lo spirito di resilienza e tramandandone il valore. In quest’opera, l’artista dà forma alla massima omerica “Raccontami, o Musa, dell’Uomo” attraverso parole scritte in braille stellato in uno dei suoi celebri cieli notturni. La scelta del verbo “raccontare”, ripresa dalla traduzione proposta nel 1963 da Rosa Calzecchi Onesti, non è casuale: essa sottolinea il valore del racconto in tutte le sue forme, sia come stimolo al miglioramento nel presente, sia come ponte autentico verso l’eternità. In linea con la sua poetica, che intreccia parola e immagine, Morella omette dal suo cielo stellato l’epiteto omerico “dal multiforme ingegno”, compiendo una scelta concettuale di grande significato: l’eroe non è definito dall’astuzia, bensì dalla scelta consapevole di faticare per diventare eroico. Fulvio Morella non esalta acriticamente l’Ulisse che si affida all’inganno, ma celebra il vero valore eroico: colui che affronta il proprio destino con coraggio e integrità. Gli atleti paralimpici incarnano questa visione negli occhi e nelle mani dell’artista: veri viaggiatori dell’impossibile, capaci di riscrivere la stessa narrazione del possibile. Non a caso, è lo stesso Morella a ricordarci che “I limiti non esistono”, facendo eco al messaggio dantesco: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.

IL CICLO DI OPERE RACCONTAMI IL RITORNO

A partire da Raccontami, ideata per il Premio CIP-USSI, Morella ha intrapreso un’indagine profonda sul significato dell’eroismo nel mondo contemporaneo attraverso il ciclo di opere tessili in braille stellato Raccontami il ritorno.

Questo percorso artistico si sviluppa in quattro cieli stellati, incentrati sul ritorno come elemento fondante dell’esperienza eroica. Da questa riflessione prende vita Il giorno del ritorno, ispirata alla formula omerica νόστιμον ἦμαρ (“Il giorno del ritorno”), che celebra l’eroe nell’istante più delicato e decisivo, il suo voler tornare a casa. Come spiega Frassà ” L’artista suggerisce che, oltre all’impresa, esista qualcosa di ancora più profondo: l’incontro dell’eroe con gli altri, il momento in cui l’azione si trasforma in autentico gesto eroico. Il vero valore dell’eroismo, dunque, non risiede tanto nell’impresa in sé, ma nel coraggio di accettare la metamorfosi che il ritorno inevitabilmente porta con sé, cambiando non solo l’eroe, ma anche chi gli sta accanto. Com’è, infatti, sembra chiedersi Morella, vivere con l’eroe? E cosa significa per l’eroe convivere con le proprie gesta?

Fulvio Morella, Il giorno del ritorno (dal Ciclo Raccontami il ritorno), braille stellato su tessuto, 2025, ©Francesca Piovesan, Courtesy l’artista, Cramum, CIP, USSI

Il ciclo si completa così con due opere – Ulisse e Penelope – dedicate alle figure simbolo di quello che potrebbe essere definito come il processo eroico. Ulisse incarna colui che non si arrende ai limiti, non solo nell’azione eroica, ma soprattutto nell’esporsi al rischio della trasformazione: il vero coraggio non risiede nella partenza, ma nella capacità di tornare, più consapevoli e mutati. Dopo aver compiuto un’impresa, prima considerata impossibile, l’eroe avverte il bisogno di “salvarsi” da sé stesso, dalla fama e dal successo, desiderando soltanto il ritorno a casa. Questo concetto prende forma nell’opera “Ulisse” attraverso le parole dell’eroe dell’Odissea trasformate in stelle: “Niente è più dolce della famiglia per chi è in terra straniera, anche se si trova in una casa ricca e bella.”

Fulvio Morella, Ulisse (dal Ciclo Raccontami il ritorno), braille stellato su tessuto, 2025, ©Francesca Piovesan, Courtesy l’artista, Cramum, CIP, USSI

La riflessione di Fulvio Morella” conclude Frassà “si completa e trova il suo apice con l’opera “Penelope”, forse la più significativa e concettuale di questo ciclo, dedicata all’incontro finale tra Ulisse e la moglie, che per anni ha atteso il suo ritorno. L’artista sceglie così di immortalare le sue stelle in una forma ovale, evocativa del volto umano, dando corpo a una delle frasi più emblematiche del poema omerico: “A Penelope si sciolsero ginocchia e cuore nel riconoscere i segni sicuri che Odisseo le rivelò.” Attraverso questa scelta, l’ovale diventa simbolo di riconoscimento e intimità, richiamando il valore universale dei segni come tracce di memoria e identità. Non solo: reinterpretando i valori paralimpici, l’artista ridefinisce il concetto di eroismo, riconoscendolo non solo in chi compie gesta straordinarie, ma anche in chi lo accompagna, in chi accetta il rischio del cambiamento con la consapevolezza che il ritorno non è una semplice restaurazione del passato, bensì un’opportunità di rinascita e trasformazione collettiva. L’eroismo, dunque, non appartiene esclusivamente a chi agisce, ma esiste anche grazie a chi condivide il peso dell’impresa, affrontandone le conseguenze con coraggio e dedizione. Questa consapevolezza – intreccio di accettazione e gratitudine – permette di comprendere che ogni impresa nutre la successiva, preparando a una nuova partenza. Così, nella sua arte come nell’epopea omerica, il ritorno diventa per Fulvio Morella la metafora essenziale dell’esistenza stessa: un viaggio di cadute e risalite che nutre una tensione continua verso la ricerca di un futuro migliore, in cui il senso si compie nella condivisione, nel racconto e nell’empatia con le persone care.

Fulvio Morella, Penelope (dal Ciclo Raccontami il ritorno), braille stellato su tessuto, 2025, ©Francesca Piovesan, Courtesy l’artista, Cramum, CIP, USSI