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“Oculus” di Fulvio Morella entra nella Collezione del Musée Louis Braille

By CRAMUM, Cultura
Dopo il Museo Braille di Milano, un altro lavoro di Fulvio Morella entra in un’importante istituzione internazionale: l’Opera prima Oculus fa infatti da oggi parte della collezione del Musée Louis Braille di Francia. L’opera in carta oro zecchino e braille, dedicata al Pantheon di Roma, è stata da noi promossa e presentata in anteprima nello spazio Gaggenau di Roma ad aprile quale testimonianza di un’arte che sa e può essere inclusiva e multisensoriale, senza rinunciare all’armonia estetica e compositiva.
Fulvio Morella con il suo macro-progetto artistico Blind Wood è stato scelto da Cramum quale progetto speciale per il triennio 2022-2024. Sono nate così le mostre Pars Construens (Gaggenau Milano), Fiat Lux (Istituto dei ciechi di Milano), Romanitas (Gaggenau Roma) e StraVedo (Istituto Sant’Alessio di Roma).
In merito all’opera appena entrata nella collezione dell’importante museo francese, si tratta di Oculus, un’opera dedicata al Pantheon di Roma, luogo simbolo spesso ritratto dall’artista. Ciò che rende unico questo monumento è proprio l’oculus di 9 metri posto al centro della volta: non solo è l’unica fonte di luce, ma costituisce anche un accurato calendario e strumento astronomico: nelle diverse stagioni, i raggi del sole raggiungono specifiche porzioni dell’edificio, tracciando gli equinozi e i solstizi. Inoltre, la volta riproduce un sistema eliocentrico dove il sole è costituito proprio dall’oculus centrale. Il motivo a cassettoni, disposti secondo cinque cerchi concentrici, rappresenta i pianeti allora conosciuti e visibili (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno). L’artista spiega l’origine di “OCULUS” con queste parole: “Il mondo che ci circonda è straordinariamente complesso e per conoscerlo bisogna immergersi in esso. Anche nei momenti più bui dobbiamo ricordarci che l’essere umano tante volte è stato in grado di mostrare tutto il proprio genio nel vedere oltre alle apparenze. L’oculus del Pantheon è una finestra verso l’infinito ed è per me oggi metafora della possibilità e necessità di vedere oltre i nostri occhi, di essere al di là e a prescindere dai nostri limiti”.

 

ArtFocus. Il ritmo del colore di Stefano Cescon

By CRAMUM, Cultura

RITMO. La musica del colore

Testo critico di Sabino Maria Frassà alla mostra RITMO di Stefano Cescon a Palazzo Morando di Milano, aperta dal 12 settembre 2023 al 19 novembre 2023

Stefano Cescon RITMO installation view ©Francesca Piovesan, Courtesy Artista, Cramum, Palazzo Morando

Stefano Cescon, dopo aver impiegato gli ultimi anni a indagare l’essenza materica più profonda dei colori, indaga oggi il senso della composizione e dell’armonia nell’arte. Compito del pittore sarebbe da sempre quello di comporre insieme la materia “colore” al fine di creare qualcosa di nuovo, in grado di esprimere sia il genio che l’anima più profonda di chi lo concepisce.

Questa indagine ha portato l’artista a realizzare un corpo di opere che, sebbene simili per tecnica e realizzazione, differiscono fortemente da quelle precedenti, caratterizzate da colori fluidi, sfumati con passaggi di tono “ovattati”. Forte è la ricerca di una propria unica armonia, fatta di singole note nette di colore e di stratificazione materica, in fondo unico e vero stilema dell’artista. La sua arte si fa sempre più insieme dinamico, quasi combattuto, di processo e controllo sugli elementi che la compongono. Se in passato l’obiettivo era giungere all’essenza del colore, colto nella sua tridimensionalità e intima purezza, oggi l’artista vuole di più. Vuole prendere il controllo sul processo e dimostrare di dominare e determinare il suo “nuovo” colore. Desidera far risuonare la propria voce unica.

Quello a cui assistiamo è probabilmente un pendolo di un artista che fin dagli studi giovanili lo ha visto combattere, diviso tra venerazione per il colore in sé e per i maestri della pittura. In questi nuovi lavori l’artista cerca di mantenere insieme i colori e la composizione, ovvero di unire la successione degli elementi con la loro coesistenza e lo fa attraverso quello che definisce come “ritmo” alla base della sua armonia. Queste nuove opere evocano fortemente il parallelismo con la musica, neppure troppo celato dall’artista. Ma, mentre nella musica la sovrapposizione/stratificazione tra i suoni che si susseguono non è infinita nel tempo, non potendo quasi mai durare per tutto il brano, le arti visive permettono che la melodia e l’armonia vivano insieme e determinino un qualcos’altro di nuovo e ulteriore.

Stefano Cescon RITMO installation view ©Giulia Nelli, Courtesy Artista, Cramum, Palazzo Morando

La successione ritmica dei colori-pensieri avviene nell’arte di Cescon attraverso la loro stratificazione orizzontale. Ogni colore non è semplicemente una nota della nuova melodia, ma rappresenta un pensiero dell’artista, che va a comporre alla fine dell’opera una riflessione sulla dimensione “tempo”, viscerale e trasversale a tutta la sua ricerca artistica. Il processo messo in atto rappresenta il tentativo di far dialogare gradienti cromatici con un’idea di scansione temporale. Quindi, ogni opera è il tentativo di dare forma a un istante infinito, non statico ma fluido, frutto di un processo co-generativo in cui tutto è soggetto e sintesi del tempo. Questa pratica fisica e meta-pittorica assume per l’artista i connotati tipici di un rito quotidiano, quasi un mantra attraverso il quale riflettere, sedimentare, sovrapporre e stratificare i propri pensieri.

La coincidenza tra tecnica e processo gnoseologico ha spinto l’artista a concentrarsi lungamente sul perfezionamento della tecnica di stratificazione dei colori. Mentre nelle prime opere (fino al 2021) ciò avveniva quasi al buio, l’impiego di casseforme di vetro temperato consente all’artista un controllo inedito: la verifica e correzione dell’esito di ogni singola stratificazione di colore.

Ma in base a che cosa l’artista decide che il ritmo di colori è corretto o meno? Le sue opere sono infatti frutto di una tecnica unica nel suo genere, senza precedenti, che non afferisce a regole, schemi o ad “accordi” precostituiti di colore. Ammirando i nuovi lavori in mostra, si comprende come il fine ultimo sia la ricerca di armonia intesa come la successione ritmica dei colori secondo un proprio schema intimo, unico e irripetibile. Le opere “ritmiche” di Cescon non sono universali, non costituiscono più lo sforzo di ricercare e cogliere l’ancestrale matericità dei colori. Quello a cui assistiamo è la rivelazione della voce di Stefano Cescon in tutta la sua potenza, il suo mettersi alla prova e confronto con i maestri della pittura, con l’idea stessa di pittore nella contemporaneità attraverso l’interpretazione della materia del colore. Udiamo perciò la sua melodia, il suo “timbro”, frutto di una personale e infinita stratificazione di esperienze personali e professionali.

Stefano Cescon, HB Oltremare 2023 (Opera piccola) installation view ©Francesca Piovesan

In questa “nuova” voce possiamo leggere una storia fatta della formazione pittorica, della scuola veneta – e quindi della pittura informale e analitica – ma anche la fatica del percorso che l’ha portato a rifiutare l’accademismo a favore dell’affermazione della propria forte personalità scultorea nella pittura. Stefano Cescon ha così maturato un’armonia costruita su un profondo percorso di consapevolezza, dove la parte irrazionale si unisce con quella razionale, o meglio lotta per coesistere con essa. In fondo siamo tutti un grumo irrequieto di materia in divenire e queste opere non possono che richiamare alla mente de parole del grande e primo Maestro della musica nella pittura, Vasilij Vasil’evič Kandinskij: “la dissonanza pittorica e musicale di oggi non è altro che la consonanza di domani”.

Inoltre, l’artista stesso, parlando delle sue opere ritmiche, così ponderate e meditate, evoca l’esistenza di ancestrali accordi di colori, che suggerirebbero l’esistenza di un’armonia visiva archetipale propria dell’intero genere umano. Al pittore spetterebbe il compito di liberare quella che Kandinskij definiva “l’anima viva dei colori” nell’atto di emettere un “richiamo musicale”. Il maestro russo, come oggi Cescon, spiegava di sentire ed esser guidato dal “chiacchiericcio sommesso dei colori che si mescolavano; era un’esperienza simile a quella che si sarebbe potuta fare nella misteriosa cucina di un alchimista.” Siamo perciò certi che nei prossimi anni il pendolo dell’arte di Cescon continuerà a muoversi: dal suo attuale “ritmo timbrico”, così intimo e coincidente con la sua voce, maturerà ancora alla ricerca del ritmo universale del colore.

Stefano Cescon RITMO installation view ©Giulia Nelli, Installation view Courtesy Artista, Cramum, Palazzo Morando

 

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SCHEDA MOSTRA

Stefano Cescon
RITMO
a cura di Sabino Maria Frassà

Inaugurazione martedì 12 settembre ore 18:00

Aperta fino al 19 novembre 2023

Palazzo Morando | Costume Moda Immagine

via Sant’Andrea 6, 20121 Milano

venerdì-domenica, 9:30 – 17.30 (ultimo ingresso 17) ingresso gratuito

Stefano Cescon, Ritmo, HB Oltre Mare, installation view bis©Giulia Nelli

ArtFocus. STRAVEDERE insieme a Fulvio Morella

By CRAMUM, Cultura

STRAVEDERE INSIEME A FULVIO MORELLA

Testo critico di Sabino Maria Frassà a StraVedo***

Opere di Fulvio Morella; allestimento multisensoriale di Laura Calderoni   

7-8 agosto all’Istituto S. Alessio – Margherita di Savoia di Roma. ALTRE PIAZZE – Festival delle terrazze.

StraVedo Ali di Gabbiano visitatore Fulvio Morella Roma 2023 ©sabino maria frassà

Il progetto espositivo StraVedo all’Istituto dei Ciechi Sant’Alessio – Margherita di Savoia di Roma sembra completare il percorso fisico e mentale, oltre che artistico, di Fulvio Morella. Il 21 febbraio 2022 in occasione della XV Giornata Nazionale del Braille la sua mostra personale FIAT LUX fu protagonista all’Istituto dei Ciechi di Milano con alcune opere tratte dal grande progetto BlindWood, concepito dall’artista per dare forma a un’arte universale nel senso e nella fruizione. Oggi a Roma per StraVedo l’artista ripropone sotto una nuova “luce” alcune tra le sue opere più emblematiche – Ali di Gabbiano, Medicina, Goccia d’acqua e Sipario di Stelle – collocate all’interno di un percorso esperienziale progettato da Laura Calderoni.

L’aspetto performativo ed esperienziale è del resto un elemento caratteristico del modo olistico in cui Morella concepisce l’arte: per tale ragione l’artista – o le sue opere – sono sempre veicolo di domande. Ne consegue che il far riflettere e prendere coscienza è l’aspetto determinante, il fine di ogni manufatto artistico. Interrogarsi sulla percezione tattile della realtà significa mettersi in discussione: esprimere un giudizio legato al tatto non è qualcosa di scontato, mentre lo è con tutti gli altri sensi: dal gusto, al profumo, alla vista, al suono, in brevi istanti sappiamo dire se una cosa ci piace oppure no. Con il tatto non siamo abituati a farlo. Siamo di fronte a una perdita percettiva, che non può che limitare la conoscenza del mondo che ci circonda, un mondo che non è virtuale ma materico; un mondo che noi “presuntuosamente” crediamo di vedere nella sua complessità grazie soprattutto alla vista.

Laura Calderoni ha progettato il percorso, in cui sono inserite le opere, impiegando semplici lenzuoli, dispositivi semplici, ma poetici. I lenzuoli ci riportano alla memoria l’uso primario delle terrazze, spazi comuni dove stendere il bucato, ma qui i lenzuoli vengono utilizzati per costruire un percorso multisensoriale da scoprire con il tatto il suono e l’olfatto. Le opere di Morella sono racchiuse in piccole “stanze” realizzate con i lenzuoli mossi dal vento, per cui ancora più forte è il tema del vedo-non vedo.

StraVedo Medicina Fulvio Morella Roma 2023 ©sabino maria frassà

La prima opera che si “scopre” in una di queste “stanze” è forse quella più nota di Morella, Ali di Gabbiano. Si tratta di un inno alla fatica e all’impegno che bisogna sostenere per essere liberi. La sezione della parte lignea è stata infatti costruita per essere proporzionale (1 a 3) all’apertura alare reale del gabbiano ed è completata dalla scritta in braille “imparare a volare”. L’opera Medicina porta invece a riflettere su come anche alcuni gesti fondamentali, come ad esempio distinguere e assumere correttamente i farmaci, siano molto complessi per una persona ipovedente, allorché non venga fustellata la confezione dei farmaci con scritte in braille. Tale “rivoluzione” venne introdotta per la prima volta in Italia negli anni ’90 grazie all’impegno di un farmacista che combatté nel suo piccolo per rendere liberi tutti di curarsi. Infine, l’opera “Goccia d’acqua” cerca di raccontare in modo tattile la bellezza visiva dei tipici cerchi concentrici che si formano come conseguenza della propagazione delle onde nei liquidi.

Per essere capite, le opere di Morella devono essere sempre toccate da tutti – non solo dalle persone cieche o ipovedenti.  Del resto, tipico di ogni progetto dell’artista è quello di non permettere ad alcun spettatore una comprensione totale delle opere: neppure le persone ipovedenti possono comprendere pienamente le opere di Morella! Se è vero che le stesse “greche” in braille sulle opere hanno una valenza estetica oltre che di contenuto, bisogna ricordarsi che ciò che è scritto (in braille) non è una spiegazione dell’opera, quanto suggestioni o approfondimenti che riguardano ciò che è rappresentato.

StraVedo Goccia Fulvio Morella Roma 2023 ©sabino maria frassà

Se nessuno può capire/sapere tutto, chi può essere libero? Come possiamo “liberarci”?

A Roma Fulvio Morella (ri)propone un’ultima grande opera tessile, che sembra essere la risposta. Si tratta di “Sipario di stelle” (opera esposta già da Gaggenau DesginElementi di Roma) che costituisce il punto di arrivo, ma allo stesso tempo una nuova partenza per la sua ricerca artistica. Su un pregiato tessuto nero (Lelièvre Paris) sono ricamate decine di stelle, la cui disposizione non è casuale, ma va a formare una clessidra. Non solo, ogni stella ha sostituito un punto alla base dell’alfabeto in braille, così che l’opera racchiude una citazione di Nietzsche: “L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!”. L’artista, ispirato e mosso dalla passione per il futurismo, ha completato in questo modo la trasformazione del braille in un elemento iconico ed estetico e ci porta a scoprire in un morbidissimo cielo stellato nascosti e seducenti messaggi in braille. Anche quest’opera finisce così con l’essere un chiaro invito ad andare oltre l’apparenza. Ma come farlo?

A ben vedere, tutte le opere di Morella risultano essere una sorta di rebus, che possono essere risolti solo “coralmente”. Tutti noi siamo limitati in qualcosa. L’artista ci chiede perciò di unire le forze, ovvero i nostri limiti, per cercare di interpretare insieme la ricchezza della realtà circostante. Nessuno da solo può farcela. La risposta per essere liberi risiede in quell’“imparare a volare insieme”, protagonista di un’altra famosa opera (non in mostra).

Tale approccio inclusivo e immersivo non rinnega mai l’armonia visiva, semplicemente arricchisce la “bellezza” di più dimensioni e significati. La bellezza è in ultima istanza per Morella il suo modo di “stravedere” la realtà, di donare agli altri un seme per un nuovo approccio di empatia e rispetto autentico per chi si ha di fronte: le opere sono studiate, realizzate e rifinite in modo maniacale. Nulla è mai lasciato al caso, perché bisogna prendersi “cura” degli altri, anche del tempo che ti dedicano. La bellezza è a 360° anche nel movimento interiore che vorrebbe stimolare. Persino le custodie – preziose valigie in legno su misura – finiscono per far parte del progetto dell’artista, dell’inesorabile viaggio che ciascuno di noi conduce e che l’arte non può che rappresentare e raccontare.

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StraVedo è inserito in ALTRE PIAZZE – Festival delle terrazze organizzato da Open City Roma, in collaborazione con: S. Alessio – Margherita di Savoia, Fondazione Scelsi, Min. dell’Istruzione e del Merito – Ufficio Regionale per il Lazio “IC Via delle Carine, FAO, Sovrintendenza Capitolina, Istituto Svizzero, Ass. TorPiùBella, Monte Mario Osservatorio Astronomico, Accademia di Spagna, Legambiente, Libera, ANAB.  

Il progetto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024” curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE.

Sipario di Stelle e Ali di Gabbian. StraVedo Fulvio Morella all’Istituto dei Ciechi Sant’Alessio di Roma, 2023

Nominati i 10 Finalisti e i 10 Artisti in Evidenza del X Premio Cramum “Eroi?”. La finale il 19 gennaio 2024 alla Reti SpA.

By CRAMUM

Cramum annuncia che i finalisti della X edizione del Premio Cramum sono:
Enrico Antonello, Mattia Barbieri, Giulio Boccardi, Gisella Chaudry, Edson Luli, Simone Mazzoleni, Monica Mazzone, Guido Mitidieri, Caterina Roppo, Betty Salluce.
Constatato l’elevato numero di iscrizioni e l’elevata qualità dei progetti proposti, Cramum ha voluto nominare, anche dieci “Artisti in Evidenza”, che si sono distinti per l’innovatività formale e sostanziale del progetto artistico proposto. Le loro opere, anche se non in mostra, saranno pubblicate all’interno del libro “Eroi & Sopravvissuti” del Premio Cramum 2023. I dieci “Artisti in Evidenza Cramum 2023” sono: Michele Maria Canditone, Lorenzo Conforti, Guido Corbisiero, Federico Ferroni, Tommaso Sandri, Stefano Scagliarini, Letizia Scarpello, Danilo Sciorilli, Giulia Seri, Mattia Trabalza.

Il Cubo del X Premio Cramum è realizzato e donato da Cave Gamba.

Come previsto dal Bando, la selezione dei Finalisti e degli Artisti in Evidenza è stata fatta dal Direttore del Premio Cramum, Sabino Maria Frassà, che presiede anche la Giuria, che decreterà tra i soli Finalisti il/la vincitore-vincitrice venerdì 19 gennaio 2024 in occasione dell’inaugurazione della mostra “Eroi?”. La mostra sarà ospitata all’interno della Collezioni Paneghini presso la Reti SpA di Busto Arsizio in cui saranno esposte le opere dei finalisti al fianco dell’Artista “Maestro dell’anno” e fuori concorso Francesca Piovesan.

Il/La vincitore-vincitrice terrà una mostra personale presso il Mercato Centrale Milano nell’estate 2024, finanziata da Reti SpA. Alla fine della mostra sarà assegnato anche il Premio Speciale Cramum & Reti for Art pari a un massimo di 2500 euro per l’acquisizione da parte di Bruno e Ilenia Paneghini di un’opera dei finalisti che entrerà a far parte in modo permanente della loro Collezione presso la Reti SpA. L’opera verrà selezionata dalle “persone che vivono e lavorano nello spazio”.

La Giuria del X Premio Cramum è composta da noti collezionisti, esperti e/o giornalisti del mondo dell’arte e della cultura: Marzia Apice, Valentina Ardia, Elsa Barbieri, Loredana Barillaro, Giuseppe Casarotto, Jacqueline Ceresoli, Carolina Conforti, Paola Coppola, Camilla Delpero, Riccardo Fausone, Raffaella Ferrari, Antonio Frassà, Rosella Ghezzi, Pier Luigi Gibelli, Gian Luca Granziera, Maddalena Labricciosa, Veronica Lempi, Andrea Lesina, Andrea Margaritelli, Ilaria Mauri, Marco Miglio, Annapaola Negri-Clementi, Arianna Panarella, Ilenia e Bruno Paneghini, Federico Pazzagli, Mauro Perosin, Francois-Laurent Renet, Giulia Ronchi, Elisabetta Roncati, Alessandro Scarano, Carolina Trabattoni, Massimiliano Tonelli, Valeria Vaselli, Maurizio Zanella, Emanuela Zanon, Paolo Ziotti.

La giuria è completata dall’artista “Maestro dell’anno” Francesca Piovesan e dagli Artisti “Maestri Amici”: Letizia Cariello, Alberto Di Fabio, H.H. Lim, Franco Mazzucchelli, Fulvio Morella.

La X edizione del premio Cramum è resa possibile grazie ai main-partner Reti SpA e Mercato Centrale Milano e grazie al sostegno di Ama Nutri Cresci, Associazione Marmisti Regione Lombardia, Cave Gamba e Istituto Confucio Università degli Studi di Milano.

 

10° Bando Cramum per l’arte in Italia. Aperto fino al 30 giugno.

By CRAMUM, Eventi

SCARICA IL BANDO DI “EROI?” X PREMIO CRAMUM

 

Il Premio Cramum per l’arte in Italia celebra i 10 anni con un’edizione speciale ricca di nuove collaborazioni alla volta di un modello di reale responsabilità sociale grazie a un ruolo sempre più forte dei soggetti privati. Gli artisti sono invitati a riflettere sul significato di essere eroi, ovvero sull’evoluzione della rappresentazione dell’essere umano nella società contemporanea.

“In un contesto di risorse pubbliche sempre più contingentate a fronte di sempre maggiori cogenti sfide, il soggetto privato in tutte le sue forme è chiamato a giocare un inedito ruolo, a fare la differenza anche nell’arte” introduce il direttore del Premio Cramum, Sabino Maria Frassà, che aggiunge “il mio ringraziamento va perciò oltre che a tutti i giurati – collezionisti e giornalisti – alla Reti SpA, al Mercato Centrale, all’Associazione Marmisti della Regione Lombardia e all’ Istituto Confucio Università degli Studi di Milano per aver reso possibile questa edizione così speciale. Scopo del Premio Cramum, giunto alla sua decima edizione, sarà quello di analizzare attraverso l’arte contemporanea l’essenza stessa dell’essere umano, il suo essere in fin dei conti un “eroe sopravvissuto“. Ciò apre il premio Cramum a riflettere sulla (auto) rappresentazione stessa dell’essere umano nell’arte con e in tutte le sue forme ed espressioni. Siamo felici perciò che ad accompagnare i giovani finalisti in tale ambizioso compito saranno non solo aziende e istituzioni d’eccellenza, ma anche l’arte di Francesca Piovesan, nominata Artista Maestro dell’Anno e ambasciatrice stessa del Premio, da lei vinto nel 2015. L’artista ha quindi realizzato la copertina del Premio rielaborando la propria opera “Mezzobusto 02112021”.

COSA CAMBIA?
La finale del Premio Cramum sarà ospitata a gennaio 2024 all’interno della mostra “Eroi?” a Busto Arsizio presso il Campus di Reti SpA, società leader nella consulenza IT e sede della prestigiosa collezione d’arte del fondatore dell’azienda Bruno Paneghini e di sua moglie Ilenia. Bruno Paneghini, oggi Presidente della Reti SpA, introduce la collaborazione con il Premio Cramum spiegando che “Sono convinto che il bello, di cui l’arte è massima espressione, sia un elemento fondamentale per lo sviluppo sostenibile tanto del lavoro quanto della società in ogni suo aspetto. Perciò non posso che essere orgoglioso che Reti SpA possa accogliere la X Edizione del Premio Cramum, progetto che ho seguito da semplice spettatore prima di entrare in Giuria insieme a mia moglie nella precedente edizione. La mostra finale sarà ospitata all’interno del Campus Reti nato nel 2017 quale spazio eclettico e polifunzionale, progettato seguendo i più innovativi criteri di building automation. Il Premio Cramum e la sua visione sempre più volta all’essere un talent program sposano pienamente l’animo stesso del Campus che intendo innanzi tutto quale strumento per individuare, sostenere e preparare l’eccellenza in ogni sua forma attraverso un percorso di mutua e continua crescita.”
Fuori concorso e in mostra ci sarà un unico artista, l’Artista Maestro dell’anno“. Il direttivo del Premio Cramum ha selezionato Francesca Piovesan quale Artista Maestro dell’anno “per il forte e originale contributo allo sviluppo di una matura analisi della rappresentazione del corpo umano nell’arte contemporanea“. Le opere di Francesca Piovesan dialogheranno con i finalisti (under 40), selezionati attraverso il bando (scarica il bando).I PREMI
Grazie alla Reti SpA, al vincitore/vincitrice spetterà oltre al cubo in marmo, simbolo del premio, un budget di 2500 euro per realizzare una propria mostra personale al Mercato Centrale Milano, che si conferma partner strategico del Premio Cramum, dopo aver ospitato la precedente mostra della finale nel 2022. Elisabetta Giusta, responsabile dei progetti culturali per Mercato Centrale, commenta così la nuova forma di collaborazione: “Come Mercato Centrale condividiamo la sostanza del Premio Cramum, non solo nella promozione del contenuto artistico, ma anche in quanto piattaforma per dare spazio alle idee delle nuove generazioni con il supporto dei grandi navigati, che si ritrova al Mercato nella selezione degli artigiani del cibo. L’evoluzione della nostra collaborazione che ci porterà ad ospitare la mostra personale del prossimo vincitore, è la naturale trasformazione di un rapporto che è nato virtuoso con fondamenti, visioni e obiettivi comuni”.
Alla fine della mostra sarà assegnato anche il Premio Speciale Reti for Art pari a un massimo di 2500 euro per l’acquisizione da parte di Bruno e Ilenia Paneghini di un’opera dei finalisti che entrerà a far parte in modo permanente della loro Collezione presso la Reti SpA. L’opera verrà selezionata dalle “persone che vivono e lavorano nello spazio”.

LA GIURIA
La giuria che valuterà gli artisti finalisti si apre sempre di più ai collezionisti, che affiancano vecchi e nuovi nomi del giornalismo di settore e di cultori della materia: Marzia Apice, Valentina Ardia, Elsa Barbieri, Loredana Barillaro, Giuseppe Casarotto, Jacqueline Ceresoli, Carolina Conforti, Paola Coppola, Camilla Delpero, Riccardo Fausone, Raffaella Ferrari, Antonio Frassà, Rosella Ghezzi, Pier Luigi Gibelli, Gian Luca Granziera, Maddalena Labricciosa, Veronica Lempi, Andrea Margaritelli, Ilaria Mauri, Marco Miglio, Annapaola Negri-Clementi, Arianna Panarella, Ilenia e Bruno Paneghini, Federico Pazzagli, Francois-Laurent Renet, Giulia Ronchi, Elisabetta Roncati, Alessandro Scarano, Carolina Trabattoni, Massimiliano Tonelli, Valeria Vaselli, Maurizio Zanella, Emanuela Zanon.
A questi giurati si aggiungono Francesca Piovesan e cinque “Maestri Amici”, artisti di chiara fama, che da anni sostengono e sono vicini al premio Cramum: Letizia Cariello, Alberto Di Fabio, H.H. Lim, Franco Mazzucchelli, Fulvio Morella.
Come da tradizione il direttore del Premio Cramum, Sabino Maria Frassà, presiederà la giuria senza possibilità di voto, salvo caso di parità.

Immagine: Copertina della X Edizione del Premio Cramum realizzata a partire dall’opera (fuori concorso) di Francesca Piovesan “Mezzobusto 02112021, serie Aniconico,  impronte di corpo, nastro adesivo, nitrato d’argento, carta 74×74 cm, 2021.

 

A Palazzo Morando Cramum presenta SILENZIO CONDIVISO, mostra personale di Giulia Nelli

By CRAMUM, Eventi

A Palazzo Morando | Costume Moda Immagine apre oggi e rimarrà aperta fino al 30 luglio la mostra Silenzio Condiviso di Giulia Nelli, vincitrice nel 2022 della nona edizione del Premio Cramum. L’esposizione, curata da Sabino Maria Frassà, si inserisce nel solco della collaborazione tra lo Studio Museo Francesco Messina, temporaneamente chiuso per restauro, e il progetto non-profit Cramum attorno ai temi della scultura contemporanea. Come spiega il curatore “Il lavoro di Giulia Nelli risulta essere il ricamo del suo pensiero nello spazio: lieve, garbato, ma anche marcato, a tratti contorto e impetuoso, che sempre si staglia sullo sfondo. le ipnotiche opere tessili dell’artista risultano essere una nitida rappresentazione della complessità e incontrollabilità del nostro vivere sociale. Giulia Nelli dà così forma a strutture reticolari a prima vista imperfette, quasi fossero plasmate su vecchie forme e lontani ricordi; tracce di ciò che è stato, piuttosto che luoghi del presente. ” Come spiega l’artista “Mi faccio vuoto. Nell’arte come nella vita non ci deve essere dominio né controllo sull’altro. Per condividere se stessi con gli altri non c’è perciò bisogno di imporsi, quanto di imparare ad ascoltare”.

Silenzio Condiviso è così ospitato nell’Ala nuova di Palazzo Morando, un museo che, accanto alla collezione di dipinti, sculture e stampe e alle sale di rappresentanza settecentesche, espone a rotazione lo straordinario patrimonio di costume e moda del Comune di Milano. Le opere di Giulia Nelli in mostra si pongono in dialogo non solo con lo spazio, ma anche con le collezioni: l’artista ha infatti scelto le calze di nylon come mezzo espressivo per dare vita a reticolati organici che, da sempre, caratterizzano la sua arte. Nei tre ambienti della mostra, opere site-specific si alternano ad altre ipnotiche opere tessili per comporre ambienti immersivi e di riflessione silenziosa, in cui il visitatore è chiamato a entrare e a spingere lo sguardo oltre i vuoti, partendo proprio dal pieno della materia.

A una società dell’immagine veloce e fugace, Giulia Nelli contrappone la propria riflessione e la necessità di rallentare, per capire meglio noi stessi e chi ci sta intorno. I suoi reticolati organici altro non sono che brandelli di infiniti ricordi che ci portiamo appresso e condividiamo con le altre persone: impalpabili, disordinati e quasi caotici rappresentanti dei nostri sbagli e delle nostre fragilità.

Giulia Nelli

SILENZIO CONDIVISO

a cura di Sabino Maria Frassà

Palazzo Morando | Costume Moda Immagine

28 giugno – 30 luglio 2023

Gli occhi chiusi dormono? Fulvio Morella in mostra a Roma da Gaggenau con OCULUS.

By CRAMUM, Cultura

Dal 14 maggio OCULUS si aggiunge al percorso espositivo della mostra personale di Fulvio Morella “ROMANITAS” aperta fino al 31 luglio al Gaggenau DesignElementi di Roma a cura di Sabino Maria Frassà.

Gaggenau e Cramum portano così l’arte nelle case dei più grandi cultori del bello, promuovendo per la prima volta la realizzazione di un pregiato multiplo d’artista “OCULUS”. Si tratta della prima calcografia a tiratura limitatissima e non in vendita realizzata da Fulvio Morella in oro zecchino e braille. L’opera omaggia Roma e il genio umano espresso nel Pantheon. Come sempre accade nell’arte di Morella, anche OCULUS è arricchito e “completato” da una scritta in braille (tradotta in francese, inglese e italiano) che recita “Non sempre gli occhi chiusi dormono, non sempre gli occhi aperti vedono”. Da sempre interessato al saper fare, l’artista ha scelto di raccontare anche il “dietro le quinte” di questo ambizioso progetto, mettendo in mostra al fianco dell’opera definitiva le matrici in magnesio e le opere preparatorie dal 2021 a oggi.

La storia dell’opera OCULUS di Fulvio Morella in mostra al Gaggenau di Roma

“OCULUS” andrà così a costituire un ulteriore tassello nella riflessione dell’artista sul futuro dell’esistenza umana, a cavallo tra la visionaria filosofia di Friedrich Nietzsche e i valori esemplari dell’Antica Roma. Come spiega Sabino Maria Frassà, curatore della mostra: “Fulvio Morella è riuscito a realizzare un’opera che integra la vista con il tatto per raccontare l’ineguagliabile Pantheon, il monumento che da millenni mette in contatto l’essere umano con il cielo. L’artista, in modo coerente alla sua visione dell’eterno ritorno, reinterpretando i rilievi del massimo architetto Andrea Palladio, rende così omaggio al genio umano che nella Città Eterna ha trovato la sua massima espressione. Allo stesso modo, l’inserto in oro introdotto nella versione definitiva di OCULUS, rende ogni multiplo unico e rimanda alla luce interiore, al vero sapere vedere, protagonista di tante opere dell’artista che ha fatto dell’inclusione e della multisensorialità la sua vera cifra stilistica”.

L’artista spiega l’origine di “OCULUS” con queste parole: “Il mondo che ci circonda è straordinariamente complesso e per conoscerlo bisogna immergersi in esso. Anche nei momenti più bui dobbiamo ricordarci che l’essere umano tante volte è stato in grado di mostrare tutto il proprio genio nel vedere oltre alle apparenze. L’oculus del Pantheon è una finestra verso l’infinito ed è per me oggi metafora della possibilità e necessità di vedere oltre i nostri occhi, di essere al di là e a prescindere dai nostri limiti”.

Il Pantheon è un luogo simbolo che torna spesso nell’arte di Morella, che già gli aveva dedicato la prima delle opere del ciclo “Blind Wood”. Ciò che rende unico questo monumento è proprio l’oculus di 9 metri posto al centro della volta: non solo è l’unica fonte di luce, ma costituisce anche un accurato calendario e strumento astronomico: nelle diverse stagioni, i raggi del sole raggiungono specifiche porzioni dell’edificio, tracciando gli equinozi e i solstizi. Inoltre, la volta riproduce un sistema eliocentrico dove il sole è costituito proprio dall’oculus centrale. Il motivo a cassettoni, disposti secondo cinque cerchi concentrici, rappresenta i pianeti allora conosciuti e visibili (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno).

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Romanitas

mostra personale di Fulvio Morella a cura di Sabino Maria Frassà

Dal 21 febbraio al 31 luglio 2023
lunedì-venerdì ore 10:30 – 13:00 / 15:30 – 19:00

Gaggenau DesignElementi

Lungotevere de’ Cenci 4, Roma

Visite aperte al pubblico solo su appuntamento previo contatto e-mail o telefonico.

E-mail: gaggenau.roma@designelementi.it

T. +39 06 39743229, +39 371 1733120

 

Informazioni sulla mostra: infocramum@gmail.com

 

Crediti immagini: ©Francesca Piovesan, Courtesy l’artista, Cramum, Gaggenau

Il marmo Arabescato Orobico dalla Basilica di San Pietro alla Decima edizione del Premio Cramum

By CRAMUM

Tradizione, eccellenza e futuro. Cramum e l’Associazione Marmisti della Regione Lombardia hanno selezionato l’esclusiva pietra Marmo Arabescato Orobico per realizzare il cubo simbolo della decima edizione del Premio Cramum.

Il bando rivolto ad artisti under 40 è ancora aperto: chiude il 30 giugno

Milano, 2 maggio 2023
Mancano ancora due mesi alla chiusura del bando del Decimo Premio Cramum per l’arte in Italia (bando aperto fino al 30 giugno). Come ogni anno il cubo simbolo stesso del Premio sarà realizzato con pietra d’eccellenza del territorio lombardo. Dopo attenta analisi Cramum e l’Associazione Marmisti della Regione Lombardia hanno selezionato il Marmo Arabescato Orobico. Il cubo, donato da Cave Gamba, verrà conferito al vincitore/trice del Premio nella fase finale che si svolgerà a gennaio 2024 presso la Collezione Bruno e Ilenia Paneghini all’interno della Reti SpA.

Come spiega il Direttore del Premio Sabino Maria Frassà: “Anche se il Premio Cramum gioca sempre più un ruolo a livello nazionale nella promozione e sostegno dei giovani artisti, ci teniamo a conservare salde le nostre radici. Siamo perciò onorati che la prossima edizione veda protagonista il Marmo Arabescato Orobico, una pietra lombarda importante protagonista tra l’altro anche di un capolavoro di arte e architettura unico nel suo genere come la Basilica di San Pietro a Roma. Proprio lo storico impiego di pregio in ambiti artistici oltre che architettonici ci ha portato a selezionare questa pietra per celebrare il traguardo dei Dieci Anni del nostro Premio.”

Il Marmo Arabescato Orobico è una roccia sedimentaria calcarea formatasi circa 225 milioni di anni fa. Le colorazioni dei blocchi spaziano dal Grigio al Grigio-Rosa, dal Rosato al Rosso. Viene spesso utilizzato in ambienti di pregio, soprattutto in spazi ampi che permettano di esaltare al massimo gli splendidi disegni geometrici a macchia aperta. Il pregio e la duttilità di impiego erano noti fin dall’antichità e per tanto fu impiegata anche nella pavimentazione della Basilica di San Pietro a Roma intorno al capolavoro della Pietà di Michelangelo. Molto amato anche nella contemporaneità è stato impiegato di recente anche all’interno della Fiera di Bergamo.

 

A Pallazzo Lombardia il Salon Bite&Go. In mostra anche gli artisti Cramum: Morella, Pezzi e Piovesan.

By CRAMUM
ARTbite di Nicoletta Rusconi ha portato a Palazzo Lombardia il Salon Bite&Go. Grazie alla collaborazione con Cramum tra i 100 artisti in mostra fino al 20 aprile anche Fulvio Morella, Paola Pezzi e Francesca Piovesan.

Piovesan Aniconico 2021 Primo piano 05112021

ARTbite è una vetrina online e Bite&Go si muove: è questo un modo sinergico per crescere insieme. In un’epoca trans-pandemica Bite&Go si definisce in un modo trasversale, raggiungendo di volta in volta destinazioni sempre diverse. Corriamo, con la mente, indietro di 160 anni. Il primo Salon des Refusés sconvolse la pittura francese, trasformando in modo irreversibile lo sguardo, la mano e il pennello del pittore. Fu quello l’anno – per qualcuno il più probabile in cui far cominciare la pittura moderna – della svolta radicale negli equilibri. In un certo senso da sempre il sistema dell’arte, fa fronte all’avanzata sulla scacchiera mondiale di nuovi soggetti, nuove dinamiche e nuovi mercati.

Nello scenario di uno stabilizzato circuito galleria-collezionista-casa d’aste-museo, che si ammira e si rispetta, ARTbite pone in essere una nuova svolta, cercando una più ampia connessione con la realtà e mirando all’innovazione senza scandagliare il passato. Salon Bite&Go apre le porte a nuove letture raggiungendo il pubblico, interessandolo e incuriosendolo, al di là del valore di ogni singola opera, con un approccio fresco che etichettare non si può. Identificarlo, per riconoscerlo, implica accettare che esso è il riflesso delle passioni e degli interessi di chi l’ha fondato. Lontano dalla prospettiva di un’attività per pochi privilegiati e dal sentimento di una dimensione solitaria, Salon è pensato per unire in nome dell’arte libera da qualunque tipo di dogma. Nella consapevolezza garantita, che ogni artista in mostra è selezionato da un board competente in materia di storia dell’arte.
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Salon Bite&Go
Palazzo Lombardia, Spazio NP
Piazza Città di Lombardia – Via Restelli, Milano
Aperture: dal 13 al 17 aprile, ore 11-18
Aperture serali: dal 18 al 20 aprile, ore 18-21
www.artbite.it
#artbiteproject | #art_biteandgo | @artbite_project
Informazioni: info@artbite.it

Art Agenda, BLOCCO, Francesca Piovesan da CAVEA MARINI

By CRAMUM, Eventi

CAVEA Marini, il nuovo spazio per l’arte, l’architettura e il design della Marini Marmi, apre il 17 aprile a Milano con Francesca Piovesan, vincitrice del Premio Cramum nel 2015. Le sue inedite opere “ECO” – tra pietra e fotografia – sono protagoniste dell’installazione artistica ideata e curata da Sabino Maria Frassà.

Francesca Piovesan, Serie Eco, 2023. Opere realizzate con il supporto della Marini Marmi e in Ceppo di Gré®

La Marini Marmi porta nel cuore di Milano a due passi dal Duomo, le sue iconiche pietre – Ceppo di Gré® e Nuvolato di Gré – della storica cava di famiglia fondata nel 1897 alle pendici del Monte Clemo sulla sponda nord-occidentale del lago d’Iseo in provincia di Bergamo. Lo spazio, disegnato dall’architetto Giorgio Rava, si trova in via Alberico Albricci, 1, vicino a piazza Missori e a pochi passi dal Duomo, nel cuore pulsante della città.
L’installazione artistica è incentrata sulle inedite opere d’arte – tra fotografia e pietra – di Francesca Piovesan e sarà arricchita, in occasione della Design Week 2023, dalla presentazione della “pralina di design” “Blocco” del celebre maître chocolatier Guido Castagna.

Come spiega il curatore Sabino Maria Frassà “BLOCCO indaga a tutto tondo e in modo multisensoriale e multidisciplinare il rapporto tra contenitore e contenuto, tra pelle e vita, tra montagna e pietra. L’idea è nata dall’analogia tra le pietre della Marini Marmi e l’epidermide umana impiegata nel lavoro di Francesca Piovesan. Il Ceppo di Grè è una pietra naturale di colore grigio-azzurro, formatasi 600.000 anni fa, che si trova nella parte più esterna della montagna. All’interno, nel cuore della terra, si trova il pregiato Nuvolato di Gré, antichissima pietra “madre” compatta formatasi 200 milioni di anni fa. Allo stesso modo Francesca Piovesan intende la pelle come contenitore e contenuto, come ciò che ci separa e unisce con l’altro da sé. L’installazione Blocco dà così forma alla tensione in continuo divenire verso sempre nuovi equilibri tra esteriorità e interiorità, fulcro stesso del nostro vivere”.

Giulio Marini, Amministratore Delegato della Marini Marmi spiega così il progetto: “La Lombardia è stato il primo mercato della nostra cava. Milano racconta ed è raccontata dal Ceppo di Gré®. Apriamo questo spazio a Milano con l’idea di creare cultura con e attraverso la pietra: da una collezione di opere d’arte realizzate ad hoc, al cibo, all’architettura. Oggi più che mai è importante creare contenuti di qualità e noi vogliamo fare la nostra parte in dialogo con la città”.

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BLOCCO

FRANCESCA PIOVESAN

a cura di Sabino Maria Frassà

CAVEA MARINI

Via Alberico Albricci, 1, (Piazza Missori)

Dal 17 aprile al 31 luglio

DesignWeek -> aperto tutti i giorni 13:00 – 20:00

Poi solo su appuntamento cavea@marini.com | infocramum@gmail.com