Il settore privato può essere “IL” o almeno un futuro possibile per l’arte contemporanea – sempre in cerca di risorse e opportunità di visibilità, ma affinché ciò sia possibile l'”arte in e per le aziende” deve essere veramente genuina e originale. Quando il genio artistico si piega alle logiche di mercato del mecenate-cliente non fa il bene né dell’artista né dell’azienda; inevitabilmente delude un pubblico ormai sempre – almeno a livello visivo – maturo ed esigente, che legge in tali esibizioni quello che sono: spot. E’ il caso della non riuscita, noiosa e ripetitiva performance che Carlota Guerrero – nota per le sue foto di nudo a favore del ruolo delle donne nella società – ha ideato per lanciare la collezione di Desigual 2020. 30 ballerini/e tra cui la figlia di Madonna (era veramente necessaria?) si sono avvinghiati l’uno all’altro, simulando un’orgia. Il tutto è avvenuto sul palco dell’Art Basel Show di Miami, un evento dedicato all’arte contemporanea. Ovviamente il tutto è stato girato e condiviso sui social.
Troppo forte il rimando (consapevole?) al video (del regista coreano Joseph Kahn) musicale di Kylie Minogue “All The Lovers” del 2010 in cui all’improvviso le persone – di tutti i “colori” e “sessi” – si denudavano per strada, diventando un’unica massa amorosa. Stessa teatralità, stessa finzione, stesso messaggio “all the lovers” per la Minogue, “love different” per Guerrero.
Fate l’amore e non la guerra può (ancora) funzionare in un video clip, ma quanto è opera d’arte autentica? Quanto Desigual è stata un’opportunità per la carriera dell’artista? Quanto l’identity dell’azienda è cresciuta?
Poco o nulla… il tempo di un nuovo post su Instagram.
Sabino Maria Frassà per Cramum & Ama Nutri Cresci