[fblike layout=”standard” send=”true” font=”lucida+grande” colorscheme=”light”]Care mamme che, come me, vivete o avete vissuto la paura di perdere un figlio o di non vederlo nascere… vi scrivo per raccontarvi la mia storia, per dirvi di avere fiducia e per farvi capire che, se tanti bambini riescono a nascere e vivere, è grazie alla ricerca e a giovani medici e ricercatori che lavorano anche da noi, in Italia.
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Mamma Giulia racconta la sua esperienza di gravidanza tri-gemellare alle altre mamme. Come potrete leggere, Giulia è stata operata alla Fondazione Ca’ Granda (Clinica Ostetrica Mangiagalli di Milano) ed è riuscita ad avere i suoi bambini grazie al dott. Nicola Persico e grazie ad un’ampia squadra necessaria per la chirurgia fetale (F. Mosca, M. Torricelli, E. Calderini, L. Fedele e tanti altri). Giulia oggi abbraccia le sue 2 figlie: Bianca purtroppo non ce l’ha fatta ed è vissuta solo 4 giorni di vita.
Come per i precedente racconti di Mamma Imma e di Mamma Sharon (leggi i racconti), vi proponiamo sia la storia della Mamma sia la descrizione della patologia e dell’intervento. S.M. Frassà
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Care mamme … ecco la mia storia e delle mie tre figlie.
Aprile 2012 – la scoperta della “ttts”: ero alla 23° settimana di gestazione ed ero incinta di 3 bambine, quando vengo messa in contatto con il Dott.Persico per una consulenza di Diagnosi prenatale urgente: il sospetto è che sia in corso una pericolosa “ttts” (trasfusione feto-fetale tra gemelli). Quella mattina dopo un’approfondita indagine ecografica mi viene spiegato a chiare lettere che la situazione è gravissima e che necessitavo di intervento (laser) urgente in giornata per tentare di salvare le mie bimbe, in caso contrario avrei perso tutta la mia gravidanza. L’intervento riesce, anche se non è risolutivo: la speranza è che io possa proseguire nella mia gravidanza. Vengo ricoverata in Patologia della gravidanza.
Dopo 10 giorni – “aborto selettivo non possibile”: le giornate passano tra controlli ed ecografie fino a quando i valori ricominciano ad insospettire e siamo di nuovo a capo dopo soli 10 giorni. Valutiamo insieme l’opportunità di ripetere l’intervento, ma i rischi son troppo alti. Inoltre la possibilità di salvare almeno due bambine, attraverso un aborto selettivo non è percorribile dal momento che ho superato la 23° settimana. Decidiamo invece di intraprendere un’amnio-riduzione, ovvero l’eliminazione di liquido amniotico in una delle 2 sacche dove “alloggiano” le mie tre bimbe. I giorni successivi questo doloroso intervento la mia gemella “ricevente” ricomincia ad entrare in sofferenza: il suo quadro è parecchio preoccupante tanto da richiedere controlli serratissimi mattino e sera.Vengo informata praticamente giornalmente delle misure che si intendono adottare per evitare il collasso della bambina in questione, le tentiamo tutte, mi vengono somministrati farmaci necessari ad un’eventuale nascita prematura e nonostante la situazione grave il Dott.Persico ha un entusiasmo contagioso che mi fa andare avanti e sopportare gli innumerevoli dolori fisici e psicologici di questa odissea terribile.
Dopo altre 2 settimane – “il 3° intervento”: una mattina proprio non riesco a respirare,faccio il mio controllo solito e di nuovo mi viene riproposto un altro intervento…il liquido amniotico è di nuovo aumentato a dismisura e si deve intervenire subito. Questa volta l’umore è meno brillante, conosco già quanto sia doloroso e ho molta paura di non riuscire a reggere.
Mancano 2 giorni a completare la 28° settimana: Fatto il terzo intervento sono veramente esausta, non ne posso più, arrivata in camera dopo alcune ore partono contrazioni ravvicinate che mi vengono bloccate prontamente. Anche se il mio dottore non è lì fisicamente so che viene informato di tutto e fornisce direttive. I giorni a seguire ricomincia il calvario e a questo punto vengo messa in contatto con 2 neonatologhe che mi spiegano quanto sia deleterio per le bambine nascere in quel momento, mancano 2 giorni a completare 28 settimane di gestazione, troppo poche per venire al mondo in tre, vengo informata che probabilmente una delle mie bimbe non ce la farà e devo scegliere cosa fare…se partorire le altre 2 esponendole a forte prematurità oppure andare avanti con la gravidanza con un feto morto in pancia rischiando setticemia e danni neurologici alla co-gemella…una scelta impossibile, ma sono decisa ad andare avanti qualsiasi cosa succeda, so di avere un’ottima assistenza.
Fine della 28° settimana: Mi esortano a resistere almeno 30 settimane…il destino ha scelto per me di farmi partorire alla fine della 28° settimana (il minimo sindacale) in un’angosciantissima notte in cui il mio dottore purtroppo non era nemmeno in turno. Un parto cesareo d’emergenza ha dato alla luce le mie tre bimbe alle 5:45 del 17 Maggio, ben 35 giorni dopo l’inizio del mio ricovero. La gemella ricevente (data per morta) effettivamente viene rianimata alla nascita, poi le stesse neonatologhe mi diranno che per lei nascere è stata la sua salvezza.Portate in terapia intensiva neonatale, la gemella donatrice (Bianca) morirà 4 giorni dopo a causa di un’infezione ( ironia della sorte, era la gemella che destava meno preoccupazione) mentre Ludovica e Benedetta dopo 3 mesi di terapia intensiva e un intervento al cuore sono oggi sul divano a sorridermi, inconsapevoli del grosso miracolo che sono.
Spero che la mia storia possa essere d’aiuto a chi vive situazioni al limite dell’impossibile e spero che aiuti le mamme come me ad avere fiducia in questi giovani ma brillanti medici che si fanno in 4 con entusiasmo e impegno nel loro difficilissimo compito. Alle mie bimbe un giorno racconterò di questo Dottore “alla mano” ma grande grande grande!
Grazie anche a voi !>>
Giulia aveva una gravidanza trigemina con due gemelle identiche (monozigoti) che si trovavano in due sacchi amniotici separati ma condividevano la stessa placenta (gemelli monocoriali), ed un terzo feto “indipendente” che aveva il suo sacco amniotico e la sua placenta.
In circa il 15% dei gemelli monocoriali si verifica una complicanza chiamata trasfusione feto-fetale, che comporta uno sbilanciamento nel passaggio di sangue da un gemello, chiamato donatore, all’altro gemello, chiamato ricevente, attraverso dei vasi sanguigni presenti sulla superficie della placenta. Nel caso di Giulia la trasfusione feto-fetale tra le due gemelle monocoriali era di gravità tale da mettere a rischio l’intera gravidanza.
Il trattamento più efficace in questi casi consiste nell’entrare all’interno dell’utero con uno strumento ottico chiamato fetoscopio ed utilizzare il laser per chiudere i vasi sanguigni che mettono in comunicazione i due gemelli a livello della placenta, con lo scopo di interrompere il passaggio di sangue da un feto all’altro e di restituire ad ognuno un apporto adeguato di sangue e nutrienti.
Nel caso di una gravidanza trigemina, questo tipo di intervento presenta difficoltà tecniche maggiori rispetto alle gravidanze gemellari, in quanto lo spazio per eseguire le manovre chirurgiche è più limitato. Nel caso di Giulia il trattamento ha dato dei risultati parziali, a causa dell’impossibilità di accedere a tutta la superficie placentare.
Inoltre, la bimba ricevente ha presentato, sia prima che dopo l’intervento, un importante affaticamento a livello cardiaco ed un progressivo accumulo di liquido all’interno del suo sacco amniotico, che ha richiesto l’esecuzione di due procedure aggiuntive volte all’aspirazione del liquido in eccesso. Considerando la situazione di partenza molto rischiosa per tutte e tre le bimbe di Giulia, questo approccio combinato ha permesso di prolungare la gravidanza di alcune settimane e di arrivare ad un’epoca accettabile per la nascita delle gemelle, seppur nel contesto della prematurità.
LA CHIRURGIA FETALE A MILANO
A partire dal 2011, presso la Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, sono stati eseguiti numerosi interventi di chirurgia fetale per un’ampia varietà di condizioni patologiche, tra cui trattamenti in gravidanze gemellari monocoriali complicate, patologie polmonari fetali ed altre condizioni patologiche. Inoltre, per la prima volta in Italia, sono stati eseguiti con successo interventi di occlusione della trachea fetale mediante palloncino in feti con ernia diaframmatica grave, con la sopravvivenza dei neonati affetti nei casi trattati fino ad oggi. L’implementazione di un’attività di chirurgia fetale è stata resa possibile grazie alla volontà e alla guida del Prof. Luigi Fedele, Direttore del Dipartimento per la Salute della Donna, del Bambino e del Neonato ed alla collaborazione dei Responsabili delle Unità Operative di Diagnosi Prenatale e di Patologia della Gravidanza, Dott. Roberto Fogliani e Dott.ssa Wally Ossola. Nello svolgimento degli interventi e nella gestione di casi da sottoporre o sottoposti a trattamenti di chirurgia fetale è di fondamentale importanza l’esistenza di un’equipe multidisciplinare dedicata composta da ostetrici, neonatologi, chirurghi pediatri ed anestesisti, allo scopo di interagire nelle decisioni sulle cure più adatte al caso e per la programmazione più adeguata delle varie fasi di trattamento, che inizia durante il periodo fetale e che prosegue durante la vita post-natale.
L’istituzione di tale equipe multidisciplinare è stata resa possibile grazie all’impegno attivo e all’esperienza clinico-scientifica del Prof. Fabio Mosca, Direttore dell’Unità Operativa di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale, del Dott. Maurizio Torricelli, Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Pediatrica, e del Dott. Edoardo Calderini, Direttore dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Pediatrica, Prof. Luigi Fedele, Direttore dell’Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia, in cui lavora anche Nicola Persico.
Email: nicola.persico@gmail.com
Web: www.policlinico.mi.it/diagnosi_prenatale/
www.mangiagalli.it