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3° Consiglio. Obesità: perdi kg per diventare mamma!

By 6 Gennaio 2015Agosto 13th, 2015Salute

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“Obesità? Per avere un figlio, perdi i chili di troppo!”

Una diagnosi di obesità o sovrappeso non è un giudizio su una persona, ma è il primo passo per risolvere un problema, dandogli un nome. L’obesità è un problema non solo del singolo individuo ma della società. Come sempre abbiamo quindi deciso di affrontarlo senza censure, in modo diretto, completo (è un articolo più lungo dei precedenti) e chiaro, perché crediamo che le persone si aiutino dicendo innanzitutto la verità. Speriamo condividerete il nostro approccio e rimaniamo a vostra disposizione per ogni chiarimento. Grazie da tutti noi, S.M. Frassà

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Se sei sovrappeso o obeso, una perdita del 5-10% del peso corporeo conduce nel 70% dei casi ad una maggiore possibilità di concepire [fblike layout=”standard” send=”true” font=”lucida+grande” colorscheme=”light”]

 

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COS’E’ L’OBESITA’?

COME SI MISURA L’OBESITA’?

L’OBESITA’ DIMINUISCE LA FERTILITA’ DEL’UOMO?

L’OBESITA’ DIMINUISCE LA FERTILITA’ DELLA DONNA?

L’OBESITA’ DETERMINA L’OVAIO POLICISTICO? (la risposta completa lunedì)

CHE COSA FARE PER PRESERVARE LA PROPRIA FERTILITÀ?

OBESITA’ & FERTILITA’ – TRA CERTEZZE E FALSI MITI

 

Cos’è l’obesità?

Il sovrappeso e la vera obesità coinvolgono il 20-30% della popolazione mondiale tra i 25 e i 44 anni di età, periodo cruciale per la riproduzione. In alcuni Paesi occidentali la proporzione supera il 50%. Queste percentuali, mai osservate in precedenza nella storia del genere umano, sono in continuo aumento. Le cause sono da ricercarsi in da un eccessivo consumo di cibi ad alto contenuto calorico e in uno stile di vita sempre più sedentario.  Alterazioni in eccesso del peso corporeo hanno sicuramente un impatto negativo sulla fertilità sia femminile, sia maschile. Come vedremo in questo articolo, la combinazione peggiore è nel caso in cui entrambi i partner sono obesi.

Per comprendere con quali meccanismi il soprappeso agisca negativamente sulla fertilità è opportuno sapere che:

1) il grasso corporeo non è solo un deposito di energia, ma è anche una fonte di ormoni e di sostanze che determinano effetti importanti a livello infiammatorio e sul metabolismo.

2) i potenziali effetti negativi del grasso corporeo sulla salute variano a seconda del tipo di tessuto adiposo, ed alla sua localizzazione.

  • GRASSO PERIFERICO: localizzato alle cosce ed ai glutei, ha un impatto lieve sul metabolismo e sulla fertilità
  • GRASSO CENTRALE, localizzato all’addome ha sicuramente un significato fortemente negativo

3) il grasso corporeo è serbatoio di accumulo di numerose sostanze tossiche di derivazione ambientale.

 

COME SI MISURA L’OBESITA’?

Non c’è un peso assoluto oltre il quale si è obesi e poi bisogna distinguere il sovrappeso dall’obesità. Per convenzione, si definisce in soprappeso una persona in cui il rapporto tra il peso e l’altezza, calcolato con una formula che definisce l’indice di massa corporea (BMI) supera il valore di 25. Si parla invece di obesità quando questo valore è maggiore di 30. Facciamo un esempio: una donna di media statura alta 1,65 m si definisce obesa se pesa più di circa 81 kg.

 

L’OBESITA’ DIMINUISCE LA FERTILITA’ DEL’UOMO? (leggi anche “Cosa devo mangiare per diventare papà?”)


Per quanto riguarda l’uomo, l’effetto negativo sulla fertilità è provato da numerosi studi epidemiologici:
1. L’uomo obeso presenta squilibri ormonali, con un abbassamento degli ormoni maschili (gli androgeni circolanti ridotti). Ne consegue un effetto negativo sulla produzione di spermatozoi.
2. L’eccesso di grasso si associa ad un aumento di sostanze ossidanti, altamente dannose anche per gli spermatozoi.

 

L’OBESITA’ DIMINUISCE LA FERTILITA’ DELLA DONNA?

Sì! L’eccesso di peso si correla ad un aumento della produzione di insulina, un importante ormone proteico prodotto dal pancreas. L’eccesso di insulina a sua volta ha un’azione diretta a livello delle ovaie, in cui provoca l’aumento della produzione di ormoni androgeni, creando un ambiente poco – fertile – favorevole per la maturazione degli ovociti.

L’obesità inoltre può alterare negativamente anche l’ambiente uterino. Di fatto, nelle donne obese che hanno un eccesso di insulina si osserva non solo una maggiore difficoltà ad ottenere una gravidanza, ma anche un aumento degli aborti spontanei.

Tutte le interazioni negative sopra descritte sono molto più accentuate negli eccessi di grasso a livello CENTRALE. Ecco perché, a parità di peso, la donna con sovrappeso/obesità centrale corre molti più rischi di ipofertilità della donna con grasso prevalentemente a livello periferico. In realtà anche pochi chili in eccesso, localizzati all’addome, comportano un importante fattore di rischio. Di qui la necessità di valutare non soltanto il proprio peso corporeo, ma anche gli indici di distribuzione del tessuto adiposo, primo fra tutti il rapporto tra la circonferenza della vita e la circonferenza del bacino (per gli anglosasoni waist/hip ratio), considerato a rischio se superiore a 0,80 nelle donne.

Le donne che soffrono di obesità dovranno anche valutare con il proprio medico la presenza di problematiche ormonali. Anche in presenza di tali problematiche, il primo passo da fare è però perdere chili.

 

IL PROBLEMA DELL’OVAIO POLICISTICO (lunedì online un approfondimento sull’ovaio policistico)

L’accumulo di tessuto adiposo a livello si associa con la più frequente anomalia endocrina nella donna: la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS). Una delle alterazioni molto spesso associate alla PCOS è l’anovularietà cronica, cioè una particolare difficoltà ad ovulare, caratterizzata clinicamente da irregolarità mestruali. La ricorrente assenza di ovulazione, fortemente peggiorata dal sovrappeso e dall’iperinsulinemia, condiziona una grave riduzione della fertilità. Queste pazienti hanno un’incidenza di sovrappeso/obesità che supera il 50%.

Inoltre, tra le donne con PCOS sono stati registrati con frequenza anomala casi di bulimia, un disturbo dell’alimentazione caratterizzato da episodi ricorrenti di “abbuffate” alimentari.

L’obesità rischia di innescare pericolosi circoli viziosi:

  • le donne con PCOS presentano spesso elevati livelli di ormoni maschili, gli androgeni circolanti. Questi ultimi contribuiscono al peggioramento dell’obesità di tipo centrale, instaurando, insieme con l’insulina, un circolo vizioso.
  • Consideriamo ora il metabolismo basale, ovvero quanta energia consuma  un organismo a riposto. Si osserva che il metabolismo basale delle donne obese è rallentato rispetto alle donne normali. Dal momento che la maggior parte del consumo calorico dipende dal metabolismo basale, si spiega come, a parità di dieta e introito calorico, le donne con PCOS tendono ad accumulare più grasso corporeo delle coetanee normali.

 

CHE COSA FARE PER PRESERVARE LA PROPRIA FERTILITÀ?

– E’ necessario un controllo dell’alimentazione a partire dall’età prepuberale. Se una bambina o un bambino affrontano la pubertà in sovrappeso, le conseguenze sulla funzione riproduttiva potrebbero essere gravi e più difficilmente risolvibili. E’ stato di recente dimostrato che in alcuni casi la PCOS può essere indotta dall’obesità in questa fase della vita

– La dieta di una donna in cerca di prole dovrebbe essere varia e i cibi contenenti zuccheri a rapido assorbimento (soprattutto i dolci e le bevande zuccherine) dovrebbero essere consumati con moderazione

– La dieta di donne affette da Sindrome dell’ovaio policistico dovrebbe essere ricca di Inositolo (contenuto in agrumi e verdure verdi oppure disponibile come integratore), che quando assunto continuativamente può, nell’arco di alcuni mesi, migliorare l’iperinsulinemia e favorire l’ovulazione regolare

– Ognuno dovrebbe seguire una regolare attività fisica

– Il controllo del proprio stato non dovrebbe limitarsi al peso, ma sarebbe opportuno monitorare anche il rapporto vita/fianchi, soprattutto per le donne

– In caso di sovrappeso/obesità è indispensabile la valutazione dello stato metabolico e l’approccio dietetico e comportamentale (esercizio fisico) sotto la guida di uno specialista

– Esiste la possibilità di assumere farmaci in grado di migliorare le alterazioni del metabolismo. Tuttavia il loro utilizzo dovrebbe essere limitato ai casi in cui dieta ed esercizio falliscano.

 

Certezze: l’obesità nella donna riduce la fertilità ed aumenta il rischio di abortività (Boots & Stephenson, Semin Reprod Med. 2011). L’impatto negativo del sovrappeso in queste pazienti è confermato dal fatto che la dieta ipocalorica, associata ad un aumento del consumo attraverso l’esercizio fisico, è in grado di ripristinare l’ovulazione e di migliorare il grado di fertilità.

Falsi miti: è un falso mito che la fecondazione in vitro sia in grado di risolvere i problemi legati all’obesità. Infatti le pazienti obese hanno una riduzione dei tassi di gravidanza dopo PMA. Inoltre le procedure di PMA in queste pazienti sono più difficoltose e rischiose. Lo dimostrano recenti studi. (Machtinger et al, Hum Reprod 2112, Kumbak et al, Semin Reprod Med 2012)

In che direzione si muove la ricerca?

  • Alcuni farmaci ipoglicemizzanti sembrano migliorare la prognosi riproduttiva, ma solo in una parte di queste pazienti. E’ necessario comprendere maggiormente i meccanismi fisiopatologici alla base dell’interazione obesità-fertilità, al fine di ottimizzare l’uso di tali farmaci e di personalizzare le terapie, fermo restando il fatto che il controllo del peso rimane di importanza cruciale. (Sinawat et al. Cochrane Database Syst Rev. 2012)
  • Il tessuto adiposo accumula sostanze ambientali tossiche, che potrebbero esercitare un impatto negativo sulla conformazione e la vitalità degli stessi spermatozoi e quindi sulla capacità riproduttiva maschile.

 Dott. Gianluca Gennarelli

Prof.sa Chiara Benedetto

Revisione – Cetin, Frassà, Viganò

<<Sono obesa, ma mangio poco: mi han detto che è colpa degli ormoni. E’ vero?>>
Le risposte alla vostre domande dopo l’articolo. Risponde il dott. G. Gennarelli

<<In linea di massima no o solo in parte.
Non esiste il regime dietetico ottimale per tutti. Ognuno di noi consuma la maggior parte delle proprie energie durante il riposo. La misura del consumo energetico è data dal cosiddetto metabolismo basale. Sebbene tale metabolismo possa essere condizionato in parte da alcuni ormoni (ad esempio gli ormoni tiroidei), il nostro profilo genetico è il maggior responsabile nel determinare il metabolismo basale. Se un individuo è dotato di un metabolismo rallentato, tenderà ad accumulare più riserve energetiche sotto forma di grasso corporeo. Di conseguenza questi individui devono assumere meno cibi di un loro coetaneo con diverso metabolismo basale. A volte queste persone necessitano di quantità di cibo realmente minime.
Fattore ancora più importante è la composizione della dieta e la necessità di distribuire uniformemente l’assunzione di cibo durante la giornata, evitando prolungati periodi di digiuno. L’apprendimento di un corretto regime dietetico non può essere autogestito. E’ necessario l’intervento di specialisti in nutrizionismo ed è necessario che il paziente sia consapevole del fatto che la dieta non possa essere una cura momentanea, ma un cambiamento irreversibile e duraturo delle proprie abitudini.>>