Il calcio (Ca), insieme ad altri minerali quali fosforo (P), magnesio (Mg) e zinco (Zn), sono gli attori principali nel processo di mineralizzazione dell’osso durante la crescita del feto. Un bambino alla nascita contiene circa 20‐30 gr di calcio, di cui il 98% nello scheletro. Il fabbisogno di calcio del feto è sostenuto interamente dall’apporto fornito dalla madre
attraverso la placenta: questo passaggio avviene fin dalle prime settimane di gravidanza,
tuttavia diventa fondamentale nella seconda metà della gravidanza, quando inizia e si
completa la mineralizzazione ossea.
Calcio, fosforo, zinco e magnesio materni hanno due principali origini: alimentazione e riserva
ossea. Una significativa quota di minerali acquisiti dalla mamma attravaerso la dieta vengono
indirizzati al feto, mentre contemporaneamente a livello scheletrico si realizza uno stato di
continuo rimodellamento osseo atto a mobilizzare i minerali che vengono immessi nel circolo
ematico.
Com’è possible assicurare un adeguato fornimento di minerali al feto senza privare la mamma
del calcio che mantiene il proprio scheletro sano e robusto?
Per fortuna, la natura realizza una serie di adattamenti fisiologici durante la gravidanza per
mantenere un buon equilibrio materno‐fetale.
Possiamo riassumere le principali modificazioni materne così:
- Aumentato assorbimento intestinale di calcio: l’assorbimento di calcio a livello
intestinale dipende dall’azione della vitamina D. Durante la gravidanza i livelli di
questa vitamina nel sangue materno aumentano notevolmente grazie alla produzione
di vitamina D da parte della placenta. - Aumentato rimodellamento osseo: la struttura ossea della madre subisce un continuo
rimodellamenteo, chiamato “turnver osseo”, che permette contemporaneamente di
mobilizzare il calcio dall’osso e di ridepositarlo nell’osso stesso. Nel complesso, quindi,
lo stato di turnover osseo favorisce l’immissione in circolo dei minerali a fronte di una
minima riduzione della massa ossea materna. In pratica, la gravidanza e l’allattamento
non sono causa di osteoporosi in una donna sana.
Anche il feto crea un ambiente che permette di ottimizzare il proprio metabolismo del calcio.
L’adattamento fetale consta di due meccanismi:
1. Alti livelli di calcio nel sangue: grazie al continuo rifornimento da parte della madre, il
feto cresce in un ambiente ricco di calcio e degli altri minerali. La grande disponibilità
di minerali determina bassi livelli di Paratormone fetale (l’ormone che determina il
rilascio di calcio dall’osso) e alti livelli di Calcitonina fetale (l’ormone che favorisce
l’accumulo di calcio nell’osso) configurando una condizione ideale per la formazione e
la mineralizzazione dello scheletro del feto in crescita.
2. Trasporto placentare di calcio: com’è noto la placenta ha la funzione di trasportare
nutrienti dalla madre al feto. Nel caso del calcio, questo passaggio è “forzato” nel senso
che avviene contro gradiente, ossia trasporta il calcio dal sangue materno, dove la
concentrazione del calcio è minore, al sangue fetale, dove la concentrazione è
maggiore. Questo processo avviene grazie all’azione di proteine prodotte dal feto
stesso che stimolano il trasporto attivo ed unidirezionale di calcio dal versamente
materno a quello fetale.
Anomalie dell’equilibrio materno del calcio e della vitamina D sono associate ad alterazioni
del metabolismo fetale, in particolare deficit di vitamina D, conseguente deficit di calcio e
rialzo dei livelli di Paratormone, condizione che rende difficoltosa la mineralizzazione ossea
del feto e del neonato.
Generalmente non si osservano gravi deficit di vitamina D e calcio se non in casi di
popolazioni a rischio, quali: donne con stato di denutrizione (es. Terzo Mondo), alimentazione
o dieta selettive e restrittive (es. alimentazione vegetariana, disturbi dell’alimentazione quali
anoressia o bulimia, malattie o interventi chirurgici che coinvolgono il tratto gastroenterico
alterandone la funzione di riassorbimento), condizioni di vita sfavorevoli con ridotta
esposizione al sole (popolazioni nordiche, abiti totalmente coprenti per ragioni religiose o
culturali, ricoveri per lunghi periodi), malattie (patologie renali, patologia di tiroide e
paratiroide) o assunzione di farmaci che interferiscono con il metabolismo di vitamina D e
calcio (es. antiepilettici, cortisone).
Fatta eccezione per casi specifici, che vanno attentamente individuati e trattati prima del
concepimento e seguiti durante l’intera gravidanza, una donna sana può affrontare una
gravidanza senza necessità di assumere vitamina D e calcio in aggiunta. Chiaramente questo è
possible se la gestante segue abitudini di vita salutari, ossia una dieta bilanciata e varia (come
spiegato negli altri Passi) associata ad attività fisica costante e di moderata intensità con
esposizione all’aperto (es. camminate, nuoto).
Alcuni suggerimenti alimentari …
Ecco alcuni consigli per assicurare un adeguato apporto di calcio e vitamina D semplicemente
seguendo una dieta corretta:
- La vitamina D è presente soprattutto nei latticini, nel fegato, nel pesce (salmone, tonno,
pesce spada, aringhe, cernia), nell’uovo, nei funghi.
(Vit D 10‐20 μg/100 g di pesce, Vit D 10 μg/100 g di latticini, Vit D 5 μg/100 g di uova)
Il calcio è presente soprattutto nel latte, nello yogurt, nei formaggi in genere.
(Ca 120 mg/100 g di latte o yogurt, Ca 600 mg/100 g dei più comuni formaggi)
Audrey Serafini, Ginecologa in formazione, Ospedale San Raffaele – Milano