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Art Agenda – Laura de Santillana da Gaggenau Hub con la mostra della maturità “ab”

By 17 Settembre 2019Febbraio 12th, 2020CRAMUM, Eventi

Dal ciclo Velature di Laura de Santillana, Senza titolo, 2014-2019

“ab – L’essenza dell’Assenza” è il titolo enigmatico e intrigante della nuova mostra di Laura de Santillana, curata da Sabino Maria Frassà da Gaggenau Hub di Milano. Grazie al piano annuale di supporto all’arte del brand tedesco di Design Gaggenau e del progetto non-profit Cramum, l’artista dal 25 settembre fino al 15 novembre metterà in mostra le opere meno note, svelando la parte più intima della sua ricerca artistica e umana. Il ciclo delle grandi sculture in vetro soffiato Space Eggs e le inedite opere fotografiche Velature sono l’esempio e il monito, come spiega l’artista, che “per capire chi siamo dobbiamo cominciare a togliere e ricercare l’essenza nell’assenza”. Lo stesso titolo “ab” rimanda alle prime lettere dell’alfabeto e alla preposizione latina che indica partenza, distacco e l’allontanamento dall’origine, enfatizzando la ricerca ontologica alla base delle opere.

Come spiega meglio il curatore, Sabino Maria Frassà, “le opere di Laura de Santillanapresentate in questa mostra disegnano un percorso di ascesi dalla materia all’essenza. Per comprendere l’essenza di ogni cosa bisogna accettare e anzi ricercare l’assenza, il vuoto e una “pulizia” che non è solo formale ma soprattuto interiore. Questo processo di ascesi è palesato tanto nelle opere del ciclo Space Egg quanto nell’elaborazioni fotografiche del ciclo delle Velature in cui l’artista rielabora uno scatto fotografico che Fabio Zonta fece di una sua opera del ciclo dei Grands Transparents. Il risultato è una sorta di scintigrafia dell’opera che risulta irriconoscibile a meno che non si sovrappongano i numerosi strati. L’artista espose le opere sovrapposte una sola volta nel 2014 a Venezia, ma ha scelto coerentemente alla “ricerca nell’assenza”, di dargli forma definitiva esponendo oggi gli strati singolarmente: de Santillana ha così accettato di perdere la comprensione dello scatto finale, che ritraeva una delle sue opera più iconiche, per arrivare così all’essenza della materia”.