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30 anni fa cadeva il muro di Berlino. Negli scatti di Ingar Krauss il racconto di ciò che avvenne dopo.

By 30 Novembre 2019Gennaio 2nd, 2020CRAMUM, Cultura

Il 9 novembre celebriamo trent’anni dalla Caduta del Muro di Berlino. In realtà quel giorno non fu abbattuto fisicamente il Muro, che impediva dal 13 agosto 1961 la libera circolazione tra Berlino Est (sotto il blocco sovietico) e Berlino Ovest. Tumulti e disordini si erano diffusi in tutta la Germania Est sin dal giorno in cui – il 23 agosto 1989 – l’Ungheria aveva aperto i propri confini con l’Austria. Il 9 novembre 1989 il Governo della Germania Est annunciò all’improvviso che le visite in Germania e Berlino Ovest sarebbero state permesse a partire dai giorni seguenti. L’intento non era abbattere il muro, ma allentare la tensione, cercando di mantenere il controllo sulla città. Nelle ore seguenti l’annuncio non giunsero precise istruzioni, ma decine di migliaia di abitanti di Berlino Est si riversarono comunque per strada, obbligando infine i militari di frontiera ad aprire i posti di blocco. Dopo 28 anni di separazione Berlino era di nuovo unita: fu una grande festa più che una notte di demolizione e distruzione. Solo a partire dall’11 novembre e soprattutto nelle settimane seguenti gran parte del muro di Berlino, lungo più di 155 km, venne abbattuto; alcune centinaia di metri sono state conservate come monito per il futuro. Il 3 ottobre 1990 la Germania venne infine formalmente riunificata in un’unica Nazione.

Tante opere d’arte hanno raccontato e celebrato questo evento epocale. Molte differenze – soprattutto economiche – sussistono però ancora oggi in Germania tra Est e Ovest. Abbiamo perciò deciso di celebrare questo anniversario, ricordando i celebri ritratti di Ingar Krauss, attraverso i quali l’artista documentò a distanza di anni come il “muro di Berlino” fosse ancora presente e visibile nello stato di arretratezza del paesaggio urbano e nelle condizioni di vita della popolazione dell’est della Germania. Questi scatti, soprattutto di giovani e bambini, valsero all’artista il Leica Prize del Grand Prix International de Photographie di Vevey nel 2004 e furono successivamente pubblicate nel volume Portraits, edito dall’editore tedesco Hatje Kantz. E’ importante ricordare come Ingar Krauss fu lui stesso “vittima” del muro di Berlino e del regime sovietico, che gli impedirono di continuare gli studi e lo obbligarono prima a diventare un meccanico e poi un militare. Emarginato infine a lavorare in un ospedale psichiatrico, solo dopo la caduta del Muro potè dedicarsi alla fotografia, diventando uno tra i più noti artisti tedeschi viventi.

La storia di Ingar Krauss è la sintesi perfetta di cosa sia significato la caduta del muro di Berlino: un grande sogno e infinite possibilità, che hanno cercato di rimarginare ferite quasi indelebili e a tratti ancora visibili nella Germania d’oggi.

Sabino Maria Frassà per Cramum